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Marco Bezzecchi a MOW: «Ho vinto una scommessa e sposato la moto. Marquez? È stato fortissimo, figo lottarci. Il 2015? Se ti schieri sei un pezzo di mer*a»

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

16 novembre 2025

Marco Bezzecchi a MOW: «Ho vinto una scommessa e sposato la moto. Marquez? È stato fortissimo, figo lottarci. Il 2015? Se ti schieri sei un pezzo di mer*a»
Tre vittorie Sprint, tre vittorie la domenica, terzo posto nel mondiale. Marco Bezzecchi con l’Aprilia è come il cavaliere nero di Gigi Proietti. Gli abbiamo chiesto di questa stagione, di Marc Marquez che “è stato figo” e di come è maturato correndoci contro. E poi Bagnaia, la guida di Valentino Rossi, i soldi e il trash in MotoGP

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Marco Bezzecchi vince il terzo GP della stagione a Valencia, si inginocchia e sposa la moto. Tre vittorie di cui due consecutive, tre nella sprint, terzo posto nel mondiale. L’Aprilia che ‘tecnicamente’, o almeno secondo Max Biaggi, oggi è la miglior moto in griglia. “Diciamo che ora è di moda sposarsi e volevo fare anche io il trend, perché normalmente non seguo troppo questo genere di cose”, racconta Marco dopo la gara. “Amo la mia moto ed è stato bello, anche perché ho vinto questa moto in una scommessa: ho detto a Massimo che se fossi stato in grado di vincere tre gare, a quel punto la moto sarebbe venuta a casa con me. E ho vinto la moto, quindi le ho chiesto di sposarmi. Non la porterò in camera da letto ma ho il posto perfetto: in soggiorno ho un posto bello grande che ho tenuto vuoto per tutta la stagione per ricordarmi molto bene dei miei obiettivi”. La conferenza stampa è finita, la stagione pure. Marco è leggero, rilassato. 

Terzo posto nel mondiale, tre vittorie, record di punti per l’Aprilia. È la tua stagione migliore di sempre?

“Non saprei perché è difficile fare dei paragoni, però è sicuramente una bellissima stagione: siamo cresciuti molto sia io come modo di lavorare che la moto, gli ingegneri e tutto il box. È stato un anno pieno di bei momenti e di altri molto duri che ci hanno fatto fare un bel bagno di umiltà. Non so se sia la più bella o meno, ma neanche mi interessa: l’importante è che sia stata bella”.

Sei il più vero tra i piloti MotoGP, l’unico a dire sempre quello che pensa ai giornalisti. È una fatica?

“Non mi sento obbligato, io sono così. A volte è stato uno svantaggio per le critiche varie, però dipende anche da come le vedi, se ci dai molto peso o meno. Io so che non posso piacere a tutti e non mi alzo la mattina con lo scopo di piacere a tutti: mi alzo la mattina con lo scopo di andare più forte possibile. Poi c’è chi mi può tifare e chi no, a me va bene così”.

A proposito: peggio una scivolata innocua, senza farsi male, o un incontro coi giornalisti in una pessima giornata, quando tutti stanno a chiederti perché sei andato piano?

“È sempre peggio la scivolata. Lo scrum lo affronti in qualche modo, la scivolata dai… ti sta sulle palle cadere in moto”.

Anche perché non ci odi davvero: sei anche il pilota che ci ha portato a fare due giri a Misano sull’Aprilia biposto.

“Dobbiamo farci dare la MotoGP biposto, quella è ancora più bella. Dopo lì ti caghi davvero addosso (ride, ndr)”.

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Sei arrivato in Aprilia da secondo pilota, da underdog per dirla male, superando le aspettative in maniera clamorosa. Quand’è che hai capito che potevi essere l’uomo giusto per vincere le gare e per portare questo marchio sulle spalle?

“In realtà io ho sempre creduto nel progetto, anche prima di provare la moto. Chiaramente sapevo che non sarebbe stata una sfida facile però l’ho trovata molto stimolante, in primis perché è una squadra italiana con una moto italiana nel palcoscenico più grande del motorsport a due ruote. Oltre a questo io venivo da un momento non semplicissimo, è stato uno stimolo figo che mi ha dato un sacco di motivazioni. Non che prima non fossi motivato, però era diverso. Non meglio e non peggio, diverso. Forse il momento in cui ho capito che si sarebbe potuto fare davvero bene è stato durante i test di Jerez: mi ricordo che quando mi sono fermato ho detto ai miei tecnici… ragazzi, questa va. Però di base ci ho creduto sempre, subito. Anche se magari ero il secondo pilota o l’underdog, come dici te… non me ne fregava un cazzo. Ero carico”.

Sei tornato più forte dopo un anno difficile con Ducati. Ora un vediamo Pecco Bagnaia soffrire moltissimo, sta uscendo da questo 2025 un po’ zoppicando. Tornerà più forte anche lui?

“Pensa che Pecco, in una stagione in cui ha faticato molto, ha lottato per il terzo posto nel mondiale fino all’ultima gara. Questo ti fa capire a che livello è Pecco Bagnaia. Uno si dimentica in fretta di quello che fa la gente, noi che siamo piloti invece lo sappiamo perché ognuno di noi passa dei momenti di merda. Lui non si è dimenticato come si va in moto, anzi. Nonostante abbia fatto parecchie gare difficili è comunque lì, a ridosso dei primi. Quindi pensa se non avesse avuto queste difficoltà. Chiaramente con i se e i ma non si fa niente, però io penso che lui non sia forte solo come pilota ma pure come persona e non credo avrà nessun tipo di problema a tornare a quel livello. Deve solamente continuare a lavorare come sta facendo. Ma alla fine sono situazioni in cui nessuno può capire bene veramente le cose finché non c’è dentro, è una situazione che solo lui conosce bene”.

A vederti guidare quest’anno ci ricordi Valentino Rossi sulla Yamaha: hai quella postura lì, con la testa messa in un certo modo e le braccia lo stesso. È una nostra sensazione o te lo dice anche qualcuno che capisce di moto?

“Che gli assomiglio nella guida non me lo aveva mai detto nessuno. Mi hanno detto che gli assomiglio fisicamente, forse di più quando avevo i capelli più lunghi e poi dai, gli orecchini… come mi muovo sulla moto in realtà è la prima volta. Ma sono quelle cose che ti colpiscono visivamente, non importa se a dirmelo è un pilota o meno: se ti ricorda quella roba lì significa che è una cosa che si può vedere, bello. Mi fa piacere”.

Marco Bezzecchi Aprilia 2025
Marco Bezzecchi sul podio, Valencia 2025.

Quest’anno sei stato l’unico, assieme ad Alex Marquez che però guida una Ducati, a giocartela con Marc Marquez. A un certo punto della stagione hai detto che oggi non faresti più quello che hai fatto a Valencia 2023, quando andasti nel camion di Marc a dirgli quello che pensavi di lui. Lottare in pista con lui ti ha fatto un po’ cambiare idea sul come approcciarlo, anche umanamente?

“Intanto lottare con lui è difficile. Più è veloce più diventa difficile combatterci. Questo sicuramente è stato, da quando ci corro insieme, l’anno in cui è andato più forte, perché nei suoi anni d’oro con la Honda io non ero in MotoGP e per me è stata la prima volta. Purtroppo per noi è stato fortissimo. Chiaramente è stato anche figo. Perché comunque… ti porta a fare di più, ti porta a provarci. E puoi sbagliare perché sei impiccato, però cresci. Sicuramente è stato tosto e batterlo davvero l’ho fatto solo a Silverstone, ma va detto che l’ho anche portato a spingersi un po’ più in là ed è stato figo”.

A proposito: di questo documentario sul 2015 tra Valentino e Marc pubblicato da Dorna cosa pensi?

“Non mi interessa particolarmente perché non riguarda me personalmente, oltretutto è sempre un argomento delicato perché non ci si può schierare: se ti schieri con qualcuno sei un pezzo di merda per quello con cui non ti sei schierato. In più secondo me… non è una cosa da rimarcare ancora, perché? Ci sono 22 piloti fortissimi, tanti giovani nuovi. Non che io voglia togliere qualcosa a Vale, anzi: sanno tutti cosa penso di lui e quanto gli devo. Però adesso è inutile continuare a parlare del passato”.

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Marco Bezzecchi vince il GP del Portogallo, Portimao 2025.

Meglio un mondiale e diventare come Kevin Schwantz o vincerne cinque per una vita alla Mick Doohan?

“Cazzo, se devo scegliere meglio vincerne cinque piuttosto che uno! Kevin lo conosco personalmente e devo dire che è veramente un figo, proprio come persona. Poi io purtroppo non l’ho vissuto, però mi sono documentato e sentendo parlare Vale e Uccio: quelli che lo han vissuto veramente dicono che trasmetteva un botto. Però cinque son tanti… ma tutto sommato andrebbero bene entrambe le cose”.

Avete una chat tra piloti della MotoGP?

“Sì, ce l’abbiamo ma non la usiamo molto. Lo facciamo se c’è un tema di sicurezza magari, soprattutto per cose come la Safety Commission. Al di fuori di queste cose nessuno ha mai scritto niente”.

Quest’anno hai portato il trash in MotoGP, ci fai un podio delle migliori tre?

“Aldo Giovanni e Giacomo sicuramente per prima, il Puma per seconda… lì sono pure caduto, è stata bella. Poi una storia divertente per com’è venuta fuori è quella dell’Australia, le technicality dello snowball. Che magari da fuori non fa molto ridere, a noi però è piaciuto da matti”.

Preghi mai?

“No”.


Com’è fare i soldi? Non doverci più pensare, sapere che non è un problema?

“È bello, più che altro quando non ci guardi perché sei tranquillo. Io non sono un multimilionario, anche se è vero che a un certo punto hai una serenità diversa. Dipende pure da quanto ci sei attaccato a quelle robe, c’è chi dà chissà quanta importanza ai soldi… nel mio caso se ho qualche sfizio me lo tolgo, però non è un ossessione”.

Nel 2026 ti giochi il mondiale?

“Magari. Speriamo, adesso ancora è presto. Non è neanche finito il 2025 e già scassi il cazzo sul 2026 (ride, ndr)”.

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Marco Bezzecchi.

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