La stagione attuale di questa Formula 1 vede ancora Red Bull Racing ai primi posti, che dopo aver iniziato con una serie di doppiette e con il dominio imperturbabile di Max Verstappen, si è ritrovata a rallentare i propri ritmi. Questo è dovuto in parte alla concorrenza, che ha fatto un grande balzo in avanti, e in parte ai demeriti del team austriaco che ha spinto la RB20 al limite, rendendola una macchina difficile da gestire e da guidare. Chi ha fatto più fatica tra Verstappen e Perez è indubbiamente il messicano, collezionando più volte zero punti e scivolando dal secondo al sesto posto nel campionato piloti. Anche in ottica costruttori, queste mancanze iniziano a pesare, soprattutto data l’ottima forma delle McLaren.
Sembrerebbe che la capacità di Max di mantenere un alto livello di prestazioni sia l’unico elemento chiave per loro, poiché non si può certo dire che la scena straordinaria degli anni passati si stia ripetendo. Se non fosse per l’olandese, probabilmente la scuderia non finirebbe mai a punti. Le difficoltà sono visibili nei risultati, nelle qualifiche in cui si stringono i denti più del solito e in un secondo pilota che mostra sempre meno numeri, facendo sollevare dubbi sulla sua permanenza futura. Pur avendo avuto un inizio di stagione promettente, l'incostanza recente di Perez ha fatto sorgere domande sulla sua capacità di supportare il compagno di squadra nella corsa al titolo. Neanche il suo recente rinnovo di contratto fino al 2026 sembra avergli dato l'impulso necessario, malgrado le speranze di Horner, che afferma di averlo visto performare di più se messo alle strette – e forse l’obiettivo iniziale di questa firma era questo. Nell’ultimo weekend in Gran Bretagna la situazione si conferma in stallo: Perez non arriva al Q2 e termina in P17, doppiato per ben due volte. Mentre si è ipotizzato che potesse essere un problema della monoposto, Max è riuscito a qualificarsi e a finire anche secondo in gara. E allora se non è un problema di Red Bull in sé, di cosa si parla?
La verità è che anche Marko e Horner se ne sono accorti, come testimonia il modo in cui lo stesso team principal scuoteva la testa inquadrato durante le qualifiche. “Finché si continua a vincere e i rivali chiudono al secondo e terzo posto, non si perdono molti punti. A volte puoi fare gare da solo, ma vogliamo avere due vetture davanti”, dice il campione del mondo e sicuramente lo hanno pensato anche ai vertici, anticipandosi con una clausola di performance che prevede il licenziamento qualora Perez non mantenga certi parametri. Forse la pressione è troppa e l’ansia da prestazione non gli permette di risolvere, ma non aiuta neanche il fatto che non si nascondano i nomi dei suoi papabili sostituti, come Daniel Ricciardo e Yuki Tsunoda.
Il primo è considerato più affidabile e costante, soprattutto per la sua storia nella scuderia austriaca e capace di lavorare bene in squadra. Tsunoda invece è furbo, ma aggressivo e per questo più rischioso. Ciononostante il giapponese è maturato e forse questa sua tendenza a prendersi più rischi potrebbe addirittura essere vantaggiosa. Fa sorridere poi come Marko cambi idea a ogni GP, elogiando l’uno o l’altro a seconda del risultato. Entrambi portano ciò che possono con la loro ex AlphaTauri, ma comunque confrontandoli con Checo si viene a rafforzare l'idea di una loro possibile promozione. Ma la scelta non è semplice.
Red Bull ha sempre avuto una strategia chiara riguardo alla gestione dei piloti: un pilota di punta e un secondo pilota che non metta in pericolo l'equilibrio del team. Questa filosofia è evidente nel modo in cui la squadra ha gestito i talenti emergenti e i piloti esperti. La fiducia è spesso data a chi può garantire risultati senza creare tensioni interne e questo spiegherebbe il perché Yuki non sia il candidato favorito. Tra lui e Ricciardo, è il meno capace a gestire la certezza che a Max sia dato sempre lo scettro. È un approccio che mira a mantenere stabile la leadership del numero 1, piuttosto che alterare ciò che ha portato al successo della squadra dopo anni. Probabilmente lo stesso Sergio è consapevole di aver firmato per favorire Verstappen, ma difatti l’idea di essere primo pilota non lo ha mai sfiorato davvero. Per questo motivo, qualora gli dovessero dare il benservito, Red Bull deve sapere scegliere le alternative. Tra queste, Liam Lawson emerge come una scelta più prudente rispetto a Tsunoda. Il neozelandese è stato fin da subito considerato anche come un'alternativa a Ricciardo, il quale sembra non essere più nella corsa per mantenere il suo posto a lungo. Uno scenario peggiore lo creerebbe un eventuale sì di Max alla Mercedes, con un Toto Wolff profondamente e non troppo segretamente in attesa. A Milton Keynes andrebbero tutti in crisi mettendo a rischio anche questo piano così consolidato di 1-2. Le conseguenze di un simile cambiamento sarebbero totali, influenzando dinamica interna e tutto il panorama della categoria regina. Chi diventerebbe pilota di punta a quel punto?
Pertanto a oggi la stagione attuale sta rivelando delle sfide inaspettate ancora tutte da risolvere. A Perez è stato affidato l’arduo compito di recuperare quanto perduto dalla scuderia che sta lottando oramai col fiato sul collo dei suoi avversari, perché al momento Max da solo non basta più. Se Red Bull intende mantenere una solida gerarchia nella loro line-up e in contemporanea la posizione nel campionato, deve saper ponderare fin da adesso le proprie mosse, perché la sostituzione del numero 11 si fa sempre più inevitabile…