La ciliegina su una torta venuta assai male. Da rifare. Se gli ululati all’indirizzo di Lukaku - arrivati dalla curva della Juventus non solo prima dell’esecuzione del calcio di rigore dell’attaccante belga nella semifinale di Coppa Italia con l’Inter - non producono una sensazione generale di nausea, significa che il calcio italiano ha ben poche speranze di risollevarsi e mettersi alle spalle il problema razzismo negli stadi. Che esiste, eccome, è razzismo, nella forma più nuda e cruda, si mischia a intolleranza, ignoranza, bestialità. Altro che goliardia oppure “strumento” per incidere sulla psiche degli avversari. Per confermare la tesi basta un giro sui social, si moltiplicano in queste ore i filmati dalla curva juventina, tra gli appellativi di scimmia, cori, ululati. Insomma, il bestiario dei razzisti. L’aneddotica, solo per restare alla stagione in corso, è d’altronde ampia. Solo qualche giorno fa all’Olimpico di Roma, dove di solito si esibiscono sul tema i tifosi della Lazio, i romanisti della curva Sud si sono segnalati con l’appellativo “zingaro” verso Dejan Stanković, allenatore della Sampdoria, ex colonna della Lazio e soprattutto serbo. L’intervento di José Mourinho a placare il vomito degli ultras giallorossi ovviamente è stata solo una pezza su una situazione penosa: lo Special One ha aggiunto che ha interceduto per le qualità di Stankovic, suo uomo fidato nell’Inter del Triplete, mentre i tifosi giallorossi restano “fantastici”. Non è il comportamento più adeguato, il giustificazionismo produce solo danni e Mattia Perin, portiere della Juventus è andato anche oltre: secondo il calciatore bianconero, il parapiglia nell’assurdo epilogo della semifinale di andata di Coppa Italia sarebbe stato determinato dall’esultanza di Lukaku sotto la curva juventina, che da tempo gli stava riservando un trattamento indecente. Insomma, non se ne esce, anzi si peggiora e la classe arbitrale che non sospende le partite, anche a tempo indeterminato, di fronte alla furia razzista, non fa altro che rendere un pessimo servizio al calcio italiano.
D’altronde, i cori razzisti sono invece l’elemento di continuità della Serie A dal via del torneo a settembre: all’Olimpico per Lazio-Napoli ci sono stati i soliti inviti al Vesuvio a lavare con il fuoco i napoletani (una costante su quasi tutti i campi), oltre ai buu razzisti verso il nigeriano Victor Osimhen. Poche ore dopo, ecco i canti antisemiti intonati da spicchietti di tifoseria della Juventus e dell’Inter verso i colleghi di Fiorentina e Milan. “I campioni dell’Italia sono ebrei”, è stato il coro di benvenuto di un segmento del pubblico nerazzurro all’ingresso in campo dei milanisti nel derby d’andata. Al Franchi, la casa della Fiorentina, si è fatto pure peggio: alcuni tifosi della Juventus hanno intonato altri cori antisemiti verso i viola, definiti tra le varie offese, “massa di ebrei”. Sempre a settembre, in Serie C, allo stadio di Rimini è stato riservato lo stesso tipo di trattamento ai tifosi del Cesena. "Anna Frank tifa Cesena, giudei", e per rafforzare il concetto è stata aggiunta anche una croce celtica su una parete dell’impianto del club romagnolo. La scritta è stata subito cancellata e condannata dal comune di Rimini e dalla società. E ci sono stati ululati, offese all’indirizzo dei calciatori neri del Lecce, Umtiti e Bianda nella partita di campionato contro la Lazio. In quel caso la gara è stata sospesa per diversi minuti per volere dell’arbitro, che ha invitato lo speaker a segnalare ai razzisti le possibili conseguenze del loro esecrabile comportamento verso i due calciatori del Lecce, dal rientro delle squadre negli spogliatoi alla sospensione della gara. Negli ultimi tempi si è aggiunta al coro la tifoseria dello Spezia, prendendo di mira Kostic, esterno serbo della Juventus. E se il disgusto resta, anzi aumenta, il problema resta sempre lì. Quando sarà affrontato, una volta per tutte?