Vedi il sabato di Pecco Bagnaia e ti rendi conti che c’è solo una cosa peggiore dei 26 secondi presi in tredici giri di gara Sprint: la totale assenza di motivi e spiegazioni. O, comunque, una qualche idea razionale di come siano andate le cose. Perché da una parte questa è chiaramente la peggior stagione che abbia mai corso in MotoGP, dall’altra viene da un weekend in cui, come ha detto a Sky, “Ho fatto il Bezzecchi della situazione”, con pole position e vittoria sia nella Sprint che nella gara della domenica.
Difficile capire quanto sia una responsabilità del pilota, quanto della moto e quanto, invece, della squadra. Così come è difficile capire se le parole di Bagnaia dopo il GP abbiano un indirizzo preciso o se siano state pronunciate soltanto per sfinimento. Lui ad ogni modo ha parlato molto duramente: “Oggi come ieri mi ritrovo a prima di Misano test, non c’è modo di spingere e quando provo a spingere ho molti movimenti. Durante la gara tante volte mi sono trovato senza freni, ho dovuto chiudere il gas sul dritto. Questa volta sono arrivato fino alla fine, ho preso 13 secondi dal penultimo. Vorrei sapere anche io cosa è successo”, le parole a Sky, poi ripetute anche a DAZN e a Dorna. A questo punto Meda gli chiede se ci sia stato un problema tecnico, come ad esempio una gomma sbagliata o un errore di set up: “È stato un po’ come il resto della stagione, a parte Motegi in cui tutto era a posto. Questa è la gara più simile a quella di Barcellona, dove partivo ventunesimo. Purtroppo il risultato è quello che è, perché la mia confidenza con questa moto non è quella che dovrebbe essere e nonostante avessimo trovato la quadra in Giappone qualcosa evidentemente è cambiato”.

Bagnaia lascia intendere, appunto, che la moto non è la stessa. Quando gli viene chiesto direttamente, lui alza le spalle: “Teoricamente sì”. Poi ancora: “Non sto guidando la mia moto, onestamente la fortuna di aver avuto la gara di Motegi mi ha aiutato tanto, almeno tutti i dubbi di tante persone sono spariti […] Purtroppo per qualche motivo il feeling è tornato quello di Misano, ma non so perché”.
Quando Vera Spadini gli chiede in che senso la moto è “teoricamente” quella di Motegi, lui risponde: “Teoricamente è quella lì. In pratica non lo so, teoricamente sì”.
Il messaggio non è troppo chiaro ma nemmeno difficile da interpretare: a sentire lui, la moto che ha guidato in Indonesia non è quella con cui ha vinto a Motegi, una moto pesantemente modificata per assomigliare il più possibile alla GP24 provata durante i test di Misano. A sentirlo viene da pensare che il team, per qualche motivo, abbia deciso di dargli una moto diversa senza avvisarlo. La conferma arriva anche dalle parole agli spagnoli di DAZN: “È pericoloso guidare così, sappiamo come reagire ma quello che mi è successo oggi per me è inaccettabile. Ora andrò al box a parlare, vedremo. È inaccettabile in termini tecnici. Ma qualcosa è successo, perché sei giorni fa vincevo con due secondi di vantaggio dopo il record in qualifica e qui è andata così, non è possibile. Come spiegarlo alla gente? Non lo posso fare, spero che qualcuno lo spieghi a me”.
C’è quindi una possibilità che Bagnaia tema una sorta di complotto interno alla squadra. Paradossalmente, vero o meno, l’unica certezza è che questo porterà a una rottura, perché quando viene a mancare la fiducia in situazioni cime questa resta ben poco da sistemare. Difficile però capire se Pecco abbia voluto puntare il dito contro la squadra, convinto di arrivare in qualche modo a una resa dei conti, magari dopo aver perso la pazienza ed essersi sentito un po’ tradito dai suoi uomini, o se quelle di oggi siano state dichiarazioni frutto della fortissima tensione accumulata durante il weekend. Di certo per i suoi uomini, che a sentire Pecco hanno sempre fatto l’impossibile per lui, saranno parole difficili da accettare.
Il pilota pensa che sia un tema tecnico e i tecnici sono convinti sia responsabilità del pilota. Il problema vero, oggi, è che scoprire chi dei due ha ragione sta diventando più importante del risultato. Nel frattempo le informazioni verso l’esterno sono sempre più confuse, come il tango tra Ducati e VR46 a inizio weekend: Bagnaia dice di non aver provato la moto di Franco Morbidelli, Uccio Salucci risponde che è il contrario e Davide Tardozzi mescola le carte.

Eppure è tutto così strano e difficile da spiegare che l’assenza di una versione chiara, condivisa e comprensibile sta dando vita alle teorie più strane: Ducati ha dato a Bagnaia, in Giappone, una GP24 non valida per il regolamento perché aveva bisogno di vederlo felice nel grande giorno del compagno di Marc Marquez? Per qualcuno è così, il che spiegherebbe il nuovo salto negli abissi di questo weekend indonesiano, in quanto Ducati non avrebbe voluto rischiare più volte una squalifica per aver corso con un motore dello scorso anno.
Per qualcun altro invece, per Ducati di sicuro, la moto che ha vinto tutto in Giappone è la stessa che ha preso due secondi al giro da Marco Bezzecchi nella Sprint dell’Indonesia. La spiegazione del pessimo risultato sarebbe a metà tra il fatto che tutte le Desmosedici in pista - fatta eccezione per un velocissimo Fermín Aldeguer - hanno sofferto a Lombok e l’idea che lo stesso Bagnaia si aspettava di fare fatica.
Sta di fatto che questa situazione è troppo strana per essere vera. Da qualche parte, nella testa del pilota o nei garage della squadra, deve essere successo qualcosa. Tra lui e loro, tra Misano e Mandalika, tra GP24 e GP25 c’è qualche pennellata surrealista di troppo. Come sempre quello che è successo davvero lo sanno sempre e soltanto i diretti interessati, forse nemmeno tutti. Oggi l'aria nel box è pesante ed è difficile pensare che tutto si risolverà con qualcosa di diverso da un divorzio. Non oggi però, perché oggi Ducati ha vinto l’ultimo titolo a disposizione, il mondiale per team, quello della squadra: pensate come sono messi gli altri.

