Ha dominato ogni singolo metro sin dal primissimo minuto di moto in pista a Motegi: primo sempre e pole position. Poi, alla partenza della Sprint, la “solita” frizione di Aprilia ha giocato lo scherzaccio, costringendo Marco Bezzecchi a ritrovarsi addirittura nono, nel bel mezzo di un mucchio con cui a Mandalika non ha mai avuto niente da spartire. E è lì che è cominciata una autentica lezione di manifesta superiorità. Primo step? Ritrovare la calma, non lasciarsi travolgere dalla frustrazione e ricordarsi che Mandalika starà pure in Indonesia, ma è come se fosse Viserba.

Il resto lo ha fatto un ragazzo che magari ha l’aria sempre un po’ scoglionata, ma è diventato riferimento per tutti: feroce e calcolatore, veloce e capace di metterci pure quel di più che serve quando andare forte non basta. Potremmo andare avanti, ma sarebbe solo la cronaca senza senso di una rimonta e forse basta dire che a tre giri dalla fine dei tredici complessivi, Marco Bezzecchi era secondo a circa due secondi da un Fermin Aldeguer che stava girando su tempi di assoluto rispetto. Per il giovanissimo spagnolo della Ducati del Team Gresini, però, non è bastato al cospetto di un Bez che l’ha voluta mettendoci pure l’anima. E affondando il sorpasso con la solita tecnica, la solita determinazione e una ferocia che, invece, non si vedeva più nelle corse da parecchio tempo.
“Sicuramente dobbiamo essere contenti – ha detto proprio Aldeguer al Parco Chiuso - Siamo ancora sul podio e è un bellissimo risultato. Però, dopo essere stato davanti con un passo molto buono, perdere all'ultimo giro la vittoria non è divertente. Ma domani avremo un'altra chance. L'Aprilia sta facendo un ottimo lavoro, negli ultimi giri erano più veloci”. In effetti il Bez ne ha avuto di più, ma la differenza l’ha fatta il pilota, come dimostra anche l’altro sul podio: quel Raul Fernandez che guida, di fatto, la stessa moto di Bezzecchi. “Questo terzo posto – ha detto lo spagnolo – mi rende felicissimo. Sono contento per me, per Aprilia e per Trackhouse. Non ho parole. So che dopo 4 anni qui, tre con l'Aprilia: se sono qui oggi lo devo a loro. Non hanno mai smesso di credere in me e di sostenermi”.
Gratitudine, quindi, come qualcosa che i piloti Aprilia non dimenticano mai. E lo ha dimostrato anche Marco Bezzecchi, che forse oggi avrebbe potuto puntare il dito verso quel problemino tecnico in partenza e, invece, ha detto “grazie”. “Dopo aver tagliato il traguardo mi ha dato tanto gusto – ha raccontato il Bez - ma all’inizio ero abbastanza disperato. Però è stato bello, avevo un bel passo, non mi sono buttato giù. Dopo aver passato Raul Fernandez, non pensavo di riprendere Fermin Aldeguer: sì, il sorpasso è stato aggressivo, ma è andato tutto liscio. E’ stato bello perché poi abbiamo ‘sbagarrato’, ho perso il davanti, ho rischiato tutto per stare là, ma avevo faticato troppo per non provarci. I punti di sorpasso sono pochi qua, Fermin all'ultimo giro ha fatto bene la Curva Otto, ma ho pensato di andare lungo e incrociare, mi è venuto bene. Alla curva Dodici ha cercato di venire dentro, mi è sfuggito il davanti, l'ho fatta rimanere su un po'…diciamo un po’ così. Stiamo lavorando bene, qua i ragazzi stanno lavorando bene. Con le gomme per domani non sappiamo ancora cosa fare, dobbiamo capire la parte più importante: ci godiamo un po' il momento, ma poi dobbiamo tornare a lavorare”.
Detto dei primi, appena giù dal podio è riuscito a raddrizzare il suo sabato Alex Marquez, mettendo nel sacco punti importanti per confermarsi secondo in classifica generale. Bene anche le Honda, con Joan Mir e Luca Marini rispettivamente quinto e sesto davanti a Marc Marquez. Il campione del mondo, dopo una qualifica difficile in cui è stato costretto a passare dalla Q1, ha pagato tutte le difficoltà della Desmosedici a Mandalika, ritrovandosi pure penalizzato subito dopo la partenza per una entrata un po’ troppo decisa su Alex Rins. Dopo il long lap penalty, il 93 è rientrato in dodicesima posizione e è riuscito a rimontare, appunto, fino alla settima.
Alle sue spalle le due Ducati Vr46 di Franco Morbidelli e Fabio Di Giannantonio, con Miguel Oliveira unica Yamaha in top 10. E Pecco Bagnaia? Brutto da dire, ma ultimo. O, meglio, quattordicesimo visto che con le cadute di Pedro Acosta, Fabio Quartararo, Johann Zarco, Enea Bastianini e Somkiat Chantra sono stati solo quattordici i piloti passati sotto la bandiera a scacchi. Per Bagnaia, quindi, è stato un altro sabato da incubo dopo che a Motegi s’era creduto che il vicecampione del mondo potesse essersi definitivamente messo alla spalle i problemi di feeling con la Desmosedici GP25.
