Saranno gli allenamenti assieme e le centinaia di ore passate a guardare il suo idolo davanti alla tv. Sarà la forma del casco o magari sarà la suggestione, eppure a vedere Marco Bezzecchi nella Sprint di Mandalika sembra di rivedere, a tratti, Valentino Rossi. Per come tiene la testa e per come usa le braccia, un che di fisico insomma, che ti accende qualche sinapsi vedendo come tiene i semimanubri, come approccia la curva e come sta in carena, il testone piegato in quella maniera lì, quella del suo maestro. Poi certo, Valentino a tratti appariva più grande della moto mentre Marco, che ha misure più comode per fare il pilota di moto e sulla sua Aprilia ci si ritrova preciso.

Tutto normale, anche perché non è certo la prima volta che vediamo Bezzecchi guidare con questo stile qui, eppure a Mandalika la suggestione è stata doppia: Marco ha corso con lo stile di Valentino Rossi e la testa di Marc Marquez. Nessuno, in questa MotoGP, parte dalla pole position dopo aver dominato il weekend, si ritrova ottavo al primo giro, recupera sei posizioni e poi, quando mancano cinque giri alla fine, mangia due secondi e mezzo al primo, un bravo e sfortunato Fermín Aldeguer, per poi passarlo all’ultimo giro, risponde al contrattacco e vincere la gara. È una gestione alla Marc Marquez questa.
Sua e di tutti i campioni come lui si potrebbe aggiungere senza paura di sbagliare, eppure in questa MotoGP con le ali, gli abbassatori e una gestione elettronica abbastanza raffinata da poter fare il solletico a un gamberetto fare la differenza è ancora più difficile. E gare così nell’ultimo anno le ha fatte solo Marc Marquez con cui, manco a dirlo, Bezzecchi ha lottato più di una volta trovandosi però nella situazione di Aldeguer: fai tutto bene, ci credi e poi arriva un missile da lontano e ti porta via tutto senza tante discussioni.

L’impressione è che quest’anno Marco Bezzecchi abbia imparato molto da Marc Marquez. A partire da questa mentalità, dal credere in sé stessi ben oltre il normale, facendo quello che il buon Emiliano Perucca Orfei riassume con il piegare il cucchiaio come in Matrix. Bezzecchi ha imparato a guidare da Valentino e a piegare il cucchiaio da Marc Marquez. Per il resto, a vederlo in questo sabato indonesiano in cui gli è andato tutto alla grande c’è un po’ del Lepro di Viserbella e un po’ del monaco, che vorrebbe festeggiare fino a sera ma sa troppo bene che il premio grosso è quello della domenica. Quando probabilmente Marc Marquez non avrà da scontare un long lap penalty e Pedro Acosta starà più attento alla staccata di curva 1.
Fino a quel momento però, questo Marco Bezzecchi sembra aver messo in pratica una filosofia che sarebbe piaciuta anche a Sun Tzu, il generale cinese che scrisse l’Arte della Guerra: si muove come il suo eroe e pensa come il suo più grande nemico.