“Quasi tutto Pinot Nero e Chardonnay - esordisce Gigi Dall’Igna, che ha approfittato di qualche giorno libero dopo il GP delle Americhe ad Austin per una breve vacanza nell’Oregon - al di là del vino è un bellissimo posto”. Il Direttore Generale di Ducati Corse, veneto di classe ’66, comincia così la sua intervista con Paolo Ianieri e Zoran Filicic per MotoG-Podcast: “A me piace visitare il mondo e la gente e mi piacerebbe farlo ancora, purtroppo però il mio lavoro è abbastanza complicato. Quando faccio questi viaggi poi la fatica è veramente tanta e non so mai se sia più riposante o complicato”.
Una lunga intervista che parte, inevitabilmente, dalle idee geniali che Ducati sistematicamente introduce nel motomondiale per poi essere ripresa dalla concorrenza in tempi più o meno rapidi: “Come dico spesso, non tutte le idee applicate sulla moto sono mie. Il mio compito non è quello di avere la migliore idea in assoluto, è quello di creare un clima nel Reparto Corse per far sì che ognuno possa esprimere la sua migliore idea. Sarebbe stupido pensare di avere sempre e solo noi l’idea migliore. Lo status che abbiamo in questo momento, ovvero di essere il costruttore che spinge di più sullo sviluppo e sulle nuove idee, va mantenuto. Dovremo impegnarci perché gli altri non staranno fermi e le cose buone le imparano velocemente”.
Discorso simile poi per la velocità della moto, che parte sì dal “super motore Ducati” ma che, in realtà, si regge su di un’aerodinamica estremamente affinata e sulla ricerca della massima aderenza al posteriore: “La velocità della moto - spiega Dall’Igna - che non è fatta solo di motore, ma anche di aerodinamica e grip al posteriore, è uno strumento che serve a rendere più facile la vita dei piloti. In tutta la mia carriera ho sempre cercato di dare ai miei piloti la moto più veloce possibile. Superare un pilota in curva è estremamente più complicato che passarlo in rettilineo. Per cui nella gestione della gara la velocità è un aspetto importante che molto spesso tecnici e piloti sottovalutano”.
Nel 2021 Ducati ha promosso entrambi i piloti del Team Pramac di Paolo Campinoti alla squadra ufficiale. Un approccio che ha dato i suoi frutti ma che resta difficile da mettere in pratica per gli altri costruttori: “Il segreto del successo della collaborazione fra il Team Pramac e la Ducati è stato fare in modo che quella squadra fosse una vera e propria diramazione di Ducati. Noi non spostiamo solo i piloti da un team all’altro, ma anche i tecnici. Siamo gli unici a farlo. Un pilota entra con un capotecnico e in tutto il suo percorso in Ducati continua sempre con lo stesso, spostando entrambi da un team all’altro. Ed è importante per il risultato se ci sono un buon clima ed un buon metodo di lavoro. Questo però si può fare solo se si trova terreno fertile anche nell’altra squadra, che in questo caso è il Team Pramac”.
Tornando al 2020, anno critico per Ducati, Dall’Igna parte raccontando delle complicazioni legate alla pandemia: “Non è stato l’anno più complicato solo in termini di gestione, lo è stato in assoluto nella mia vita. Un anno difficile con tante paure, prima sanitarie e poi lavorative. Non si sapeva se e come avremmo potuto fare il campionato, non c’erano certezze né con gli sponsor né con i dipendenti che un team ha. Siamo stati tutti bravi a renderci conto del grosso rischio che stavamo correndo, parlo di tutti i costruttori. A maggio sembrava impossibile, invece ci siamo impegnati molto assieme a Dorna”.
Poi passa a raccontare il rapporto con Andrea Dovizioso, un rapporto incrinatosi già ad inizio stagione e risoltosi con il forlivese al GP di Misano con la scritta Unemployed sulla tuta. Il fatto che il 2021 abbia messo in mostra una Ducati competitiva con tutti i piloti, tanto che sia Gresini che Rossi hanno scelto di affidarsi a Borgo Panigale, per l’ingegnere veneto non equivale ad una rivalsa: “Onestamente le rivincite sanno un po’ da perdente, non è una cosa che mi interessa. Quello che è stato è stato, le battaglie che ho perso le ho perse anche per colpa mia. Sono abituato ad archiviarle, guardo sempre avanti per ottenere il meglio da quello che ho. Devo dire che è decisamente più facile ottenere risultati quando, come quest’anno, c’è un buon clima. Si vede che c’è armonia a tutti i livelli, compresi in nostri due piloti che si impegnano per portare a casa il miglior risultato in termini di team, lo abbiamo visto anche ad Austin. Questi piloti sanno come si fa a motivare una squadra, un gruppo di lavoro. Saperlo fare è fondamentale per ottenere risultati”.
Non manca, durante l’intervista, un lungo passaggio sui piloti con cui si è trovato a lavorare negli anni: “Ho ricordi davvero incredibili con moltissimi piloti con cui è davvero bello parlare delle cose che abbiamo fatto insieme. Faccio fatica a trovarne uno con il quale avrei voluto lavorare senza riuscire a farlo: ho lavorato con Stoner in 125, con Giorgio (Lorenzo, ndr,), in 250… Non in MotoGP se non a livello di collaudatore. Ho lavorato anche con Valentino agli inizi”. Poi fa un passaggio su Enea Bastianini: “Sta facendo cose bellissime. Dal terzo giro di gara alla bandiera a scacchi corre come un pilota solido e collaudato, uno che potrebbe vincere le gare. Quello che gli manca ora è la qualifica, così come la partenza e i primi due giri. Poi quando comincia a fare sul serio è veramente un campione”.
Quando gli viene chiesto come si sarebbe trovato Valentino Rossi con la sua Desmosedici, l’ingegnere preferisce lasciar cadere il discorso: “Sono ragionamenti da bar che non mi sento da fare. Sicuramente la Ducati è diversa da quella che aveva Valentino, onestamente però faccio fatica a dire che risultati avrebbe potuto ottenere con una moto simile a quella che abbiamo adesso”. Ad ogni modo, Dall’Igna ammette che vederlo così in difficoltà durante la stagione dell’addio è piuttosto triste: “È più un mio dispiacere personale, ma è un peccato vederlo così in difficoltà nella sua ultima stagione. Un campione come lui, che ha fatto così tanto per questo sport, lo avrei voluto vedere chiudere con un grande sorriso l’ultimo campionato e invece purtroppo non è così. Se potesse vincere l’ultima gara a Misano o a Valencia? Dovessi decidere io probabilmente preferirei una vittoria in Italia piuttosto che una a Valencia. In Spagna c’è di bello soltanto che è l’ultima, in Italia invece è proprio in casa, a pochi chilometri da dove abita”.
Infine, Gigi Dall’Igna fa un passaggio sugli altri piloti a partire da Fabio Quartararo: “Sta vincendo questo campionato e se lo merita tutto. È stato quello che ha vinto più gare e che ha fatto più prime file. Però voglio citare anche tutti i nostri piloti che in qualche modo lo hanno sfidato. In ogni caso hanno dimostrato di essere alla sua altezza e che il prossimo anno lotteranno per stargli davanti. Se dovessi fare solo un nome, probabilmente la sorpresa più grande è stata Jorge Martin. Uno che fa la pole alla sua seconda gara in MotoGP e vince nella stagione d’esordio merita di essere citato. Marc Marquez? Credo che sia in crescita. Penso che in ogni caso il prossimo anno lo vedremo ritornare quello che conosciamo. Il talento e la voglia li ha, se mette a posto il fisico - che negli ultimi eventi vedo sempre più a posto - penso proprio che il prossimo anno tornerà quello che abbiamo imparato a conoscere”.