Nel calcio è la prassi: il procuratore che spesso parla tanto e a volte pure a sproposito. Nel motociclismo, invece, è un po’ una novità ed è probabilmente per questo che l’intervista a Eric Mahè, manager di Fabio Quartaro, sta facendo molto discutere in queste ore. Perché l’uomo che cura gli interessi del pilota francese, quasi campione del mondo, ne ha avute per tutti. Svelando anche, dalle colonne di AutoHebdo, che il futuro del numero 20 non sarà necessariamente legato a Yamaha. Altri marchi, infatti, si sono già fatti avanti e sono più di uno. Per la precisione: due e mezzo.
“Fabio andrà dove gli conviene e oggi è tutto aperto – ha spiegato - Al momento nulla è chiaro sul 2023. Certo, Fabio è contento, ma bisogna guardarlo dal punto di vista della prestazione di Fabio e non da quello del suo pacchetto”. Un modo ingarbugliato per dire che Quartararo è contento grazie a se stesso e non certo grazie ad una moto che, oggettivamente, deve migliorare. “La tendenza – ha aggiunto il manager del francese - è quella di firmare un anno o un anno e mezzo prima. Se ci sono prospettive chiare, devi farlo. Ma la strategia principale è non avere mai fretta, quindi vedremo cosa succede. Due squadre e mezza ci hanno contattato: due approcci veri e un altro che al momento non sembra particolarmente concreto. Valuteremo a tempo debito con serenità. Fabio è giovane, ha il futuro davanti”. Yamaha, insomma, deve fare in fretta e formulare una proposta con largo anticipo se non vuole rischiare di perdere il suo campione. Ma, dopo la vicenda Maverick Vinales, è comprensibile che quelli di Iwata non vogliano più cedere alla tentazione di rinnovare i contratti con troppo anticipo.
E’ chiaro che l’eventuale vittoria del titolo da parte di Fabio Quartararo metterebbe il pilota e il suo manager nei panni di chi può permettersi di dettare le regole, ma è altrettanto chiaro che in Yamaha troppi paletti dai piloti non sono mai stati accettati e ne hanno saputo qualcosa persino Valentino Rossi e Jorge Lorenzo. Intanto, il manager Eric Mahè, s’è anche detto dispiaciuto di dover spesso leggere che questo Quartararo non è neanche lontano parente di quello dello scorso anno. Spiegando che i mancati risultati del 2020 non sono attribuibili a colpe del pilota: “A causa del Covid-19 non ci sono stati test e abbiamo avuto problemi con le valvole – ha detto - Siamo stati noi a chiedere la moto ufficiale del 2020, ma è stato un errore, perché c'era la pandemia. La M1 2019 andava molto meglio a fine 2020. Abbiamo vinto due gare a Jerez e poi c'è stato il problema alle valvole. In alcuni circuiti la diminuzione dell'assistenza elettronica ci è costata e in altri è stata la mancanza di concentrazione. Fabio, quindi, ha dovuto fare i conti con cose tecnicamente impossibili da gestire e la stagione si è conclusa come sappiamo. Non c'è nessun nuovo Fabio, non c'è niente di magico: è la logica progressione di un ragazzo talentuoso e motivato”.
Un ragazzo che nel 2019 ha lottato quasi ad armi pari con Marc Marquez, pur non avendo una moto ufficiale tra le mani, con l’eclettico manager del francese che, a proposito di Marquez, è stato piuttosto sibillino nel giudizio: “È caduto 20 volte quest'anno e ogni volta è risalito in sella – ha aggiunto Mahè - Tenendo conto della sua pesante caduta ad Assen, se fosse stato ferito psicologicamente, avrebbe detto ai giapponesi vado a casa. Non ha l'atteggiamento di un pilota psicologicamente malato, ma quello di un pilota che non è completamente guarito. Allo stesso tempo, gli altri hanno fatto progressi in sua assenza. Personalmente, non credo che sarà più come prima per lui, ma penso che possa tornare ad un livello che gli permetta di giocarsi il titolo l'anno prossimo a seconda, ovviamente, del pacchetto che ha”. Titolo che Fabio Quartararo dovrà difendere, piuttosto, da un altro pilota su cui Eric Mahè non ha mai avuto dubbi: “Quando si tratta di talento grezzo, Bagnaia è il primo nome – ha concluso - L'anno scorso ha dimostrato di avere talento, ma ha anche difficoltà a mettere tutto insieme. Quando dico talento intendo capacità naturale, non intendo aggressività o psicologia, solo la capacità di guidare una moto il più velocemente possibile. Bagnaia, per me, era chiaro che avesse quel talento. Non sapevamo se fosse in grado di mettere tutto insieme. Avevo inserito Bagnaia, Márquez e Fabio nella mia lista dei protagonisti del 2021”.