Sul futuro del Team Petronas si è detto molto in questi giorni, perché il nome del nuovo main sponsor e le coordinate della struttura non sono state ancora rese note e sono in parecchi a pensare che Andrea Dovizioso potrebbe aver accettato una scommessa decisamente difficile, scegliendo di tornare nel paddock dopo quasi un anno di stop. Il forlivese, però, ha un accordo diretto con Yamaha ed è direttamente con Iwata che si rapporta, tanto che l’anno prossimo, a prescindere dalla livrea della sua moto, avrà una M1 ufficiale. Con un obiettivo per lui e due per Yamaha. “Lo so che qualcuno potrebbe dire che sono pazzo – ha affermato a motorsport.com – ma io voglio il mondiale. Sono tornato per provare a vincere il titolo con la Yamaha. Quando è arrivata questa opportunità, non ho potuto dire di no. Era qualcosa che volevo fare da molto tempo”.
Desmodovi, quindi, è un appellativo che appartiene al passato, perché nei sogni più recenti c’era Yamaha e non sembra che il forlivese si sia espresso in questi termini solo per una questione di circostanze. Anche perché Yamaha lo ha voluto davvero, non come ripiego, ma come parte fondamentale di un progetto che, al di là del titolo piloti, dovrà riportare la M1 ad essere la moto più temuta del paddock. E’ evidente, infatti, che dopo Jorge Lorenzo la yamaha ha avuto una sorta di battuta d’arresto nello sviluppo della moto e il fatto che Fabio Quartararo riuscirà comunque a vincere quest’anno non significa che la M1 è la migliore sulla piazza. Anzi, lo stesso Lin Jarvis ha ammesso che Fabio Quartararo ci ha messo tanto del suo, riuscendo a fare la differenza.
Però ad Iwata vogliono fare la differenza con tutti i piloti, come succedeva, appunto, ai tempi di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo e Andrea Dovizioso è, al momento, l’uomo che più di altri potrebbe aiutare gli ingegneri giapponesi nel raggiungere l’ambizioso obiettivo. “L’esperienza – ha detto Dovizioso – ci guiderà tutti sulla strada giusta. La mentalità lavorativa dei giapponesi è totalmente diversa quella di cui ero abituato, ma penso che siano davvero interessati ad ascoltarmi. Ho molta esperienza ed è interessante lavorare insieme”.
Senza dimenticare, comunque, che se sul lungo periodo l’obiettivo è aiutare Yamaha a mettere a punto una moto capace di far lottare al vertice tutti i suoi piloti, l’obiettivo sul termine più breve è personale ed ha il sapore di un conto in sospeso: “Per quanto mi riguarda credo che vincere il titolo sia possibile, altrimenti non sarei tornato – ha spiegato ancora il forlivese - So che ci sono molti giovani piloti che guidano in modo molto diverso. È normale. Tutti sono molto vicini ed è difficile stare davanti. Secondo me le MotoGP ora sono molto più aerodinamiche ed elettroniche e tutti sono più veloci. Pertanto, è difficile per me lottare e sorpassare. È difficile, devi essere veloce. La cosa principale ora è che più sei veloce, meglio riesci a gestire la gara”.