La nona tappa della Dakar non si è conclusa nel modo migliore per Danilo Petrucci. Il pilota KTM, nonostante un 18° posto finale che lo colloca primo tra gli italiani, ha lamentato diversi problemi con la gestione elettronica della sua moto, al punto da doversi fermare più volte durante la corsa. Lui è lì per divertirsi e fare esperienza ma, nella testa di un pilota, una gara è una gara. E si corre per vincere, non per altro. Se a tenerti lontano dalle posizioni da prima pagina in cui sei già stato nella la prima parte del rally è un problema della moto, figuriamoci poi se è elettronico ed incomprensibile, le cose sono ancora più difficili da affrontare.
Va detto che c’è un però: la storia di Danilo è diversa da tutte le altre perché anche lui, senza sforzarsi, è diverso da tutti gli altri. In MotoGP è sempre stato quello che veniva da fuori, un conto in banca più piccolo e sogni più grandi, l’unico che quando vince una gara si scusa con il compagno di squadra. Oggi alla Dakar lo ha dimostrato per l’ennesima volta, senza fare finta di essere un altro: passava per un villaggio, dei bambini lo hanno chiamato e lui li ha lasciati sgasare giusto il tempo di farli sorridere.
Loro felici gli stringono la mano, lui ride divertito. Mica è una vendetta per la moto, è una rivincita per la giornata andata storta: "Fortunatamente le cose che mi fanno felice sono riuscire a emozionare le persone, come questi bambini”, ha scritto Danilo. Che, un pezzetto alla volta, si sta riprendendo tutto ciò che in questi anni non era riuscito ad avere.