Avete presenti i giocolieri equilibristi e quel senso di magia che ti lasciano quando, dopo averti lasciato credere che sta per crollargli tutto dalle mani e stanno cadendo pure loro, riescono in qualcosa che da fuori sembra un mezzo miracolo? Ecco, il giocoliere equilibrista della MotoGP in verità fa il manager, non gioca neanche per il cavolo e ha modi garbati anche quando ci sarebbe da arrabbiarsi, però quel talento di lasciarti con quello stesso senso di magia ce l’ha lo stesso. Si chiama Massimo Rivola, è al timone di Aprilia, e a Brno ha goduto (e ci ha fatto godere) più di quanto non sia riuscito a fare quel Marc Marquez che continua a vincere tutto il vincibile.
“Con Marco e Jorge due momenti bellissimi – ha raccontato - Jorge era contento di come ha sentito il suo corpo e la moto, è stato molto intelligente a non prendere rischi non necessari. All’inizio si è anche accontentato: 21 giri qui sono tanti con queste MotoGP, sono contentissimo. A Marco cosa vuoi dire? Uno che a inizio anno aveva i primi giri come punto debole perché il posteriore lo spingeva e col pieno aveva delle difficoltà e che poi ti fa queste partenze qui, ti fa quel primo giro e lotta come nessun altro puoi solo apprezzarlo per la crescita che ha fatto grazie al suo talento e grazie al lavoro. Aggiungo una cosa fondamentale in cui Marco è bravissimo: saper fare squadra e tirarsi tutti dietro in ogni secondo e in tutto quello che fa”. Sì, perché Marco Bezzecchi è salito di nuovo sul podio e Massimo Rivola era lì a abbracciarselo al parco chiuso, ma appena prima era stato, con gli occhi di un padre quasi commosso, in piedi e coi capelli al vento sul muretto per salutare come una vittoria il settimo posto di Jorge Martìn. Capolavoro doppio, quindi, e tutti a casa. Anzi no, in sala stampa. Perché è lì che poi Massimo Rivola ha raccontato ancora le emozioni di una giornata arrivata a conclusione di giornate altrettanto emozionanti, ma pure decisamente meno piacevoli, tra sofferenze in pista e giudici del lavoro da dover chiamare in causa.

Sembrava, insomma, che crollasse tutto da un momento all’altro. E invece senza parole è venuto da restarci a tutti noi, mentre lui, Massimo Rivola, le parole le ha trovate e pure perfette per ripercorrere tutto. A cominciare, appunto, dalla scelta fatta con uno Jorge Martìn che ieri, dopo essersi tolto il casco a Brno, ha detto quelle cinque parole che in Aprilia sono esattamente le cinque parole che contano più di ogni altra: “mi sono sentito in famiglia”. “Sapevo – ha invece detto Rivola in sala stampa - che sarebbe stato giusto fare così, restare fermi sulla nostra posizione. Per noi, ma anche per Jorge. Sono felice di avergli sentito dire che nel bene e nel male siamo una famiglia. Sono felice di averlo visto sorridere, di averlo visto bene sulla moto. Chiaramente il primo giorno è stato un po’difficile, però sapevamo che sarebbe successo. Non gli manca molto in termini di velocità, anche se sarà la parte più difficile da fare”. La parte più difficile, ma sicuramente anche quella che adesso interessa di meno dentro un box e una azienda in cui, da sempre e a maggior ragione dopo questa ennesima dimostrazione, l’umanità è un valore superiore alla performance e le persone vengono prima dei freddi numeri. Tutta roba che serve e servirà, sia inteso, ma dopo e a loro tempo.
“Il mio amico ed ex capo Stefano Domenicali – ha detto ancora Rivola - mi diceva di non guardarmi mai indietro. Mi aspetto molto dalla seconda parte di stagione: credo che tecnicamente siamo a un buon livello, non abbiamo provato tanto nella prima metà dell’anno perché il nostro tester ha fatto il pilota, però ora abbiamo un po’ più di tempo per lavorare su piccoli dettagli. Il test di Aragon è stato sicuramente molto importante, abbiamo portato tante nuove componenti e il lavoro che sta facendo Fabiano Sterlacchini con tutti i ragazzi di Noale è grandioso. Non è successo spesso in passato, ma adesso ogni volta che proviamo qualcosa quella funziona. Questo ci dà una grande carica per la fine della stagione e per il 2026”
Il richiamo continuo al lavoro, il richiamo continuo alla famiglia di Noale, quindi, nelle parole di un boss che i modi da boss li rifiuta e preferisce, piuttosto, restare fermo con i piedi saldati a terra per non arretrare neanche di un millimetro, ma con le braccia apertissime per accogliere in un abbraccio che stringe con la forza di tutta una azienda. Fino a dove? Fino a non avere paura di niente. “Non vedo l’ora – ha detto ancora – di trovarmi a fare i conti con il (non) problema di dover gestire due galli in un pollaio. Non abbiamo preso Marco Bezzecchi pensando a lui come a un gregario, non dimentichiamo che nel chiuso 2023 ha terzo in classifica generale e ora è finalmente tornato anche Jorge, che è il campione del mondo. Sono felice che Jorge sia riuscito a correre una gara prima della pausa, perché adesso potrà allenarsi, pensare e assorbire il feeling che ha avuto in questi tre giorni in condizioni diverse. Penso che quello che abbiamo fatto pagherà. Verranno tempi difficili, di sicuro: abbattere gli ultimi decimi sarà difficile anche per un campione come Jorge e magari, quando succederà, darà fastidio a Marco. Ma vogliamo avere due grandi piloti per avere una crescita più grande”.
Una crescita che fino a ora è stata figlia anche di una rivoluzione, con Aprilia che rispetto al passato ha cambiato tantissimo non solo per quanto riguarda la line up dei piloti. “I cambi – ha aggiunto ancora Rivola - sono stati fatti per giocarci il titolo, quindi chiaramente non siamo dove dovremmo essere. Mi aspetto che da settembre in avanti vedremo il vero valore di Aprilia Racing, non credo che Jorge ci metterà tantissime gare per tornare a lottare per il podio. Con questo non voglio togliere meriti a Marco, che ha fatto un lavoro eccezionale: se siamo qui è grazie a lui e a Sava. Ma io sono convinto che potremo battere anche Marquez sulla Ducati. Non mi sembra che siamo molto lontani, soprattutto in certe piste. Una pista chiave sarà l’Austria, che non è uno dei circuiti storicamente migliori per noi, anche se Marco si sta abituando molto a tante piste davvero differenti”.
Futuro che è arrivato, quindi, con Rivola che non ha mai avuto un dubbio su questo anche quando i dubbi sembravano averli tutti. Tutti, ma non quelli di Aprilia, con il CEO che ci scherza anche sopra prima di chiudere con l’ennesima chicca di uno a cui è riuscito pure di riproporre in chiave MotoGp la cover della parabola del figliol prodigo: “C’è un citazione di un vecchio film che suona più o meno così: ‘sono stufo di avere sempre ragione’ (ride, riferendosi alla sua convinzione che Aprilia sarebbe arrivata, ndr). Credo che ci siamo abbastanza, sono molto contento, perché tutti questi segnali danno una spinta al lavoro che io non posso dare, visto che sono i piloti i veri protagonisti: ecco, dietro a tutto questo, in Aprilia, ci sono famiglie che sono disposte, parafrasando un detto romagnolo che non sarebbe elegante ripetere nella sua versione originale, a dare l’anima per una ciliegia”.