Nel parco chiuso di Brno, Massimo Rivola appoggia bonariamente le mani sulle guance di Marco Bezzecchi. Lo stritola, lo strapazza, con l'affetto di un padre orgoglioso del proprio figlio. Dal labiale dell'Amministratore Delgato di Aprilia Racing, si leggono una trafila di parole che vengono ripetute in maniera ossessiva: "Sei fantastico Marco, sei fantastico. Stai facendo cose incredibili, ci stai portando...". I puntini di sospensione segnalano come la voce del dirigente faentino venga sovrastata da quelle della squadra di Noale. Uomini e donne che dietro alle transenne cominciano a saltare, a cantare, a far tremare tutto: "Maaarco Beeeezzeeeecchi la la la la la là, Marco Bezzecchi, la la la la la là" - il coro. È l'inconfondibile colonna sonora che consacra i giorni più lieti del ragazzo di Viserba in MotoGP. Questa volta suggella il suo dodicesimo podio in top class su settantadue gare disputate. Celebra qualcosa di molto più significativo di una banale percentuale statistica, perché il Bez a Brno ha inspessito una sensazione che da tempo covava nel paddock: è lui l'anti-Marquez, quello che sembra avere il margine e lo slancio per mettere in difficoltà il 93 e regalarci una seconda metà di stagione in cui forse potremo assaporare i prodromi di una rivalità intrigante. Marc contro Marco. La Spagna di nuovo contro la Romangna. Il Rosso e il Nero. La narrazione è già pronta.

"Se mi sento la seconda forza del Mondiale? No, mi sento la...quarta forza. Sono quarto in classifica, sicuramente sono contento ma sono lavorare ancora tanto per sentirsi la seconda forza. Però chi se ne frega, intanto sono contento (ride)" - resta coi piedi inchiodati al terreno Marco nel post gara, quando si presenta al cospetto dei giornalisti. È contento lui e, grazie a lui, si ringalluzzisce qualsiasi appassionato di MotoGP. Perché, parliamoci chiaro, cosa sarebbe stata la domenica di Brno senza Marco Bezzecchi? Un monologo di Marquez, una gara di prestazione tutto sommato piatta, semplicemente noiosa. Invece Marco l'ha ravvivata, rendendo il ritorno delle due ruote in Repubblica Ceca una ricorrenza che verrà ricordata per il suo sorpasso all'esterno su Fabio Quartararo al primo giro e per un esito che fino a sei giri dalla bandiera a scacchi non era affatto scontato: dopo una prima fase di gara da leader, al Bez va dato il merito di non aver abbandonato l'illusione della vittoria. È rimasto a tiro di Marc Marquez, riportandosi sul secondo sporco di distacco al giro tredici, quando tutti abbiamo pensato che se l'Aprilia avesse avuto più gomma della Ducati numero 93, allora avremmo potuto gustarci una bagarre per il primo gradino del podio nel finale. Così non è stato, perché poco più tardi avremmo scoperto che Marc si stava tenendo un tasca un ingente pacchettino di decimi. Eppure grazie a Marco (e alla rimonta di Pecco su Acosta) siamo rimasti svegli.

"Sicuramente siamo migliorati - racconta il Bez con la tuta intirizzita di Prosecco - però devo dire che la Ducati è ancora più forte, soprattutto dal punto di vista elettronico e della gestione gomme. Loro arrivano a fine gara un po' più in scioltezza, nonostante la nostra moto sia molto buona nell'ultima parte della corsa. All'inizio infatti stavo un po' gestendo, sapevo che se avessi provato ad andare con Marc poi alla fine non avrei più avuto. Mancavano ancora tanti giri, in una pista con curve così lunghe era importante cercare di avere due o tre cartucce per la fine. Quando a 8-9 giri dalla fine ho visto che Pedro si avvicinava, ho capito che era il momento di sparare quelle cartucce che avevo tenuto in tasca. Così sono riuscito ad abbassare i miei tempi, soprattutto verso la fine, quindi bello". Così a Marco viene chiesto di guardarsi indietro di una manciata di mesi, quando la situazione era ben più scura. La sua risposta, che più sincera non poteva essere, trasmette tutta la precarietà emotiva di questo sport, in cui trovare il fatidico equilibrio - a sessanta gradi di piega - è tutto dire: "Sicuramente è stato un inizio di stagione particolare, tra l'infortunio a Jorge e il fatto di essere rimasto prevalentemente da solo nello sviluppo. Poi nelle prime gare la performance c'era, ma non arrivavano i risultati...lì ho fatto fatica ad essere mentalmente ignorante come al solito. Mediamente sono tignoso, ma fino a Silverstone è stata dura, ho dubitato di me stesso, anche perché venivo da un 2024 non semplice, stare davanti era una cosa che mi mancava da tempo. Il trucco è stato cercare di costruire nel tempo, con calma, i ragazzi sono stati bravissimi e alla fine il lavoro che abbiamo fatto ha dato i suoi frutti. Il bilancio adesso è un po' meglio di quello che mi aspettavo. In certi momenti non nego che ho sperato semplicemente di riuscire a fare uno dei podi in tutto l'anno. Invece siamo riusciti a ribaltare un po' la situazione, chiaramente manca ancora un 'tridello' di gare e bisogna cercare di mantenere questa motivazione".
Infine gli domandiamo di voltarsi nuovamente per guardare al futuro, alle ferie. Fosse per Marco, in questo momento, sarebbe bello si corresse ogni domenica: "In realtà queste vacanze sono più corte rispetto agli anni scorsi, non conviene neanche tanto fermarsi. In più sono in un buon momento, mi sento bene e stranamente ho anche voglia di andare in palestra (ride), che comunque è la cosa più noiosa e non sono l'unico a pensarla così. Sicuramente un paio di giorni di riposo, ma poi vorrei tornare a lavorare". Eccoli lì, i puntini di sospensione che si interrompono subito. Due giorni di stacco e poi si ricomincia. C'è una favola troppo bella che aspetta di essere scritta.
