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Abbiamo visto i primi episodi della docuserie sull’Olympique Marsiglia di De Zerbi: ma come sono? La storia di un allenatore che in Italia (e alla Nazionale) fa paura: ecco perché

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

  • Foto: Canale YouTube Olympique Marseille

20 luglio 2025

Abbiamo visto i primi episodi della docuserie sull’Olympique Marsiglia di De Zerbi: ma come sono? La storia di un allenatore che in Italia (e alla Nazionale) fa paura: ecco perché
A Marsiglia paura non ne hanno: per questo Roberto De Zerbi è diventato l'allenatore. L'Olympique con lui ha cambiato marcia, ma il merito è anche di chi l'ha voluto. E in Italia e la nostra Nazionale? Ecco perché abbiamo paura di quelli come lui

Foto: Canale YouTube Olympique Marseille

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Ci sono stagioni calcistiche che quando finiscono fanno rumore. Sconfitte pesanti, contestazioni dei tifosi, allenatori che se ne vanno in silenzio e che proprio per questo creano il caos; ci sono i “no” dei sostituti, la stanchezza dei giocatori e la consapevolezza che un ciclo è finito. Rumore bianco, negativo per l’ambiente, deleterio per lo spogliatoio, devastante per la memoria: il fallimento di fine anno cancella tutto ciò che di grande si è fatto fino a quel momento. Lo sa bene l’Inter. Altre stagioni di altre squadre, invece, pur finendo senza titoli portano con sé una “bella confusione”, per citare il titolo di un libro che parla anche del cinema di Federico Fellini. A Marsiglia si propaga un rumore che fa bene, che carica tutti quelli che fanno parte del progetto. Marsiglia da quando è arrivato Roberto De Zerbi è diversa. Sono usciti i primi due dei sei episodi della docuserie Sans jamais rien lâcher, che ripercorre i momenti decisivi della stagione appena conclusa. I ragazzi di De Zerbi sono arrivati secondi e si sono guadagnati un posto in Europa, che fin dall’inizio era stato l’obiettivo dichiarato della società. Con l’arrivo dell’allenatore italiano qualcosa cambia: pressing alto, palla sui piedi anche nello stretto, qualità e propensione offensiva. I nuovi giocatori sanno che avranno qualcuno a bordo campo uno che li farà crescere; i tifosi possono sperare di vedere la propria squadra giocare un calcio ultramoderno e divertente. Lì di gente sanguigna ne hanno già vista parecchia (“El Loco” Bielsa e Jorge Sampaoli hanno allenato l’Om, due nomi bastino per tutti) e il feeling con De Zerbi scatta subito, per poi scemare con la stessa velocità nei momenti difficili. Così è il calcio, così è lo sport. Ma in quegli alti e bassi deve lavorare la società. A dire la verità persino prima del suo ingaggio l’aria all’Orange Vélodrome era più fresca. Il merito è anche del presidente classe 1986, Pablo Longoria, che approda in Provenza nel 2020, quando non ha ancora compiuto i 34 anni; c’è poi Medhi Benatia, una lunga carriera in Italia all’Udinese prima e poi alla Roma e alla Juventus. L’ex difensore si è dimostrato capace di abbracciare una visione di lungo periodo, un direttore di quelli che scende in campo per vedere come si allenano i suoi giocatori e vedere se le lamentele (“il mister non mi fa giocare”) sono giustificate.

Le contraddizioni

Non sono mancate, comunque, alcune contradizioni nel percorso dell’Olympique. Nel 2023 Longoria aveva rassegnato le sue dimissioni per delle minacce di morte subite dall’allenatore Marcelino, con il tecnico che era a sua volta dimissionario. Il proprietario Frank McCourt, però, rifiutò la richiesta di Longoria, che rimase presidente. A inizio della stagione 2024/25, poi, c’era stato il caso Mason Greenwood: l’attaccante, ex Manchester United, era stato messo fuori squadra dai Red Devils dopo essere stato arrestato nel gennaio 2022 con l’accusa di stupro, aggressione e comportamento coercitivo mosse dalla sua fidanzata di allora, Harriet Robson. Nel 2023 i testimoni del caso si ritirano e il processo finisce nel nulla. Nel 2024, però, è ancora troppo presto per dimenticare l’accaduto: il sindaco della città Benoit Payan definì “inaccettabile” la scelta di acquistarlo, e anche diversi tifosi si schierarono contro Greenwood sui social. Sul campo l’ex United ha contribuito con 22 gol di cui 21 in Ligue 1 e uno in Coppa di Francia. Longoria ha detto di non essersi mai pentito del suo ingaggio.

Le difficoltà in autunno

“Non basta”, dice mister De Zerbi. Quello che è stato fatto fino a settembre, seppur positivo (l’Om è ancora secondo dietro al Psg con 4 vittorie e un pareggio), non basta. Arrivano la prima sconfitta contro lo Strasburgo e le difficolta. Ma la paura di sbagliare deve rimanere fuori dal discorso: “Serve coraggio”. Anche perché alla nona c’è Le Classique e al Vélodrome arrivano quelli di Parigi. Finisce male: tre a zero per la squadra di Louis Enrique e le prime nuvole si ammassano nel cielo d’autunno. “Il primo momento in cui mi sono chiesto: perché la mia squadra entra così timorosa in campo?”, dice De Zerbi.

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Roberto De Zerbi, allenatore dell'Om

Questa è la storia di un allenatore italiano che in Serie A si è avuto paura di ingaggiare. Se prendi De Zerbi sai che le cose possono assumere traiettorie inaspettate. Da noi servono i risultati, pochi, maledetti e subito. Longoria e Benatia ci hanno creduto, i giocatori anche, i tifosi pure. La costante in Sans jamais rien lâcher sono gli appelli di De Zerbi: da Marsiglia ci guardano, facciamolo per la città. E i tamburi nel primo episodio non smettono mai di battere. Oltre al romanticismo, ai discorsi da Al Pacino, la voglia e la “vita” messa sul piatto ogni partita, però, c’è qualcosa che forse quelle immagini non trasmettono: un progetto tecnico, elemento quasi volgare se si vuole fare dell’epica sportiva, eppure necessario a mettere le basi perché quella stessa storia possa essere raccontata. Le idee, accanto al cuore. In Italia non ci abbiamo creduto, o più probabilmente De Zerbi ha rifiutato le offerte: il Milan lo ha cercato, l’Inter forse ci ha pensato per il post-Inzaghi, la Juve è finita in qualche titolo di giornale che parlava di lui. Nessuno poteva garantirgli la cura di cui ha aveva bisogno. Fatto sta che ora è a Marsiglia e lì se lo godono, nel bene e nel male. Con la consapevolezza che un giorno potrebbero uscirgli parole pesanti contro i giocatori o i tifosi, e allora servirà portare la calma, ma sapendo che con la stessa passione farà il suo calcio, quello per cui è già famoso e studiato dai giovani allenatori. Davanti a lui ci sono i giganti del Psg, più ricchi e più forti. Davide contro Golia, come sempre nello sport. Guardando da fuori, però, sappiamo già da che parte stare. Peccato solo che in Italia ci sia ancora troppa paura di quelli come lui. Il nostro calcio deve ripartire: non basterà un’eventuale qualificazione al Mondiale a lavare via la pochezza degli ultimi mesi. Ricostruire dalle basi, ma con una visione precisa. Poteva essere proprio De Zerbi ad aprire la strada. Invece all’ennesima “catastrofe” risponderemo, come sempre, nel modo più sbagliato: con l’improvvisazione.

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