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PAOLA FERRARI TOTALE A MOW: “Nazionale ridotta così? Un’offesa. Dopo Spalletti? Serve un allenatore con cazzimma: non Gattuso, ma Conte o De Zerbi”. Poi difende Baggio, Maldini e San Siro, e su Diletta Leotta e Inzaghi...

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

  • Foto: Ansa

12 giugno 2025

PAOLA FERRARI TOTALE A MOW: “Nazionale ridotta così? Un’offesa. Dopo Spalletti? Serve un allenatore con cazzimma: non Gattuso, ma Conte o De Zerbi”. Poi difende Baggio, Maldini e San Siro, e su Diletta Leotta e Inzaghi...
La nazionale italiana rischia di non giocare il mondiale per la terza volta. E allora abbiamo chiesto in esclusiva a Paola Ferrari, una donna che il calcio lo conosce e lo studia da anni, come pensa sia stata gestita la crisi Spalletti, il toto allenatori e di chi siano le responsabilità: “Vedere oggi la Nazionale ridotta in questo modo è un’offesa, come italiana, ai tanti valori che per me sono fondamentali nello sport”. Ma è ancora possibile rivoluzionare un mondo in cui vengono silurati uomini del calibro di Roberto Baggio e Paolo Maldini? Poi introduce il tema della responsabilità dei club, i primi a non dare veramente importanza alla maglia azzurra. Ci fa il nome di Conte, di de Zerbi e anche di Mourinho: l'ultimo, però, per un progetto a breve termine. Ecco tutto quello che ci ha detto la giornalista, che ha affrontato anche il tema Simone Inzaghi, Diletta Leotta, lo stadio di San Siro e…

Foto: Ansa

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Chi segue il calcio non può non conoscere Paola Ferrari: volto iconico della Rai, una delle prime donne che ha veramente raccontato questo sport prima ancora che ci fosse un gran viavai di commentatrici femminili sul piccolo schermo e a bordo campo. Lei che con il suo carattere non ha risparmiato nessun allenatore e nessun dirigente, non lo fa neanche oggi: noi di MOW le abbiamo chiesto cosa ne pensasse del collasso della nazionale italiana, della cacciata di Spalletti, del ruolo del volto della Figc, Gabriele Gravina. E, soprattutto, vista la delicatezza del momento, chi potrebbe prendere le redini del tecnico di Certaldo? Dopo il no di Claudio Ranieri le incertezze sembrano incombere su Coverciano: Rino Gattuso? Daniele De Rossi? La giornalista ci dice senza dubbio che vorrebbe un uomo con la cazzimma di Antonio Conte. Poi però ci parla anche della scelta di Simone Inzaghi di volare in Arabia per 25 milioni, della volontà di Inter e Milan di fare un nuovo stadio che non sia San Siro, della sua parentesi televisiva più bella al fianco di Alberto Matano e di quella che è considerata una sua nemica, Diletta Leotta.

Roberto Baggio e la "cacciata" dalla Nazionale
Roberto Baggio e la "cacciata" dalla Nazionale Ansa

Partiamo dal caos nazionale: che effetto fa a una donna che ha visto e commentato le grandi vittorie azzurre?

Io ho avuto la fortuna di commentare tanti Mondiali, quello vinto nel 2006 e, in modo particolare, l’Europeo che abbiamo vinto tre anni fa. Era un periodo particolare, c’era il Covid e quindi tutto aveva un’altra dimensione. Vedere oggi la Nazionale ridotta in questo modo mi dà un grande dolore, ma è anche un’offesa, come italiana, ai tanti valori che per me sono fondamentali nello sport.

Ritieni giusta, sia nei tempi che nei modi, la cacciata di Spalletti?

Gravina, che è stato tanto messo alla gogna, nel momento in cui chiamò Spalletti fece la scelta migliore possibile. Spalletti arrivava da un trionfo con il Napoli, e quindi si pensava che potesse fare bene. Io sono sempre stata molto critica. Durante l’ultimo Europeo ho coniato quella frase, che vedo essere diventata virale: “Sembrava un film horror di Dario Argento”. Il punto è che non tutti i matrimoni funzionano. Puoi mettere insieme due persone straordinarie, bellissime, ma l’unione può comunque non funzionare. È quello che è successo con Spalletti. L’errore grave di Gravina è stato non accorgersene subito, perché lo aveva capito tutta l’Italia. Abbiamo disputato un Europeo in modo vergognoso, siamo usciti in modo vergognoso, e già lì si capiva che mancavano i valori giusti nei giocatori: non c’era voglia, non c’era quella che a Napoli chiamano “la cazzimma”.

Si doveva cambiare subito?

Sì. Ogni minuto perso è stato un errore, anche per Spalletti stesso. Lui troverà un’altra panchina prestigiosa, se lo merita. E voglio anche mandargli un abbraccio, perché so che è una persona che soffre molto, anche psicologicamente, queste situazioni. Quando perdi mesi fondamentali, vuol dire che hai già messo una mano sulla possibilità che non andremo per la terza volta consecutiva al Mondiale. Questa è la situazione.

Andremo al Mondiale?

Sì, perché sono un’ottimista. Ma la verità è che abbiamo il 50% di possibilità. Probabilmente, o quasi sicuramente, dovremo affrontare di nuovo i playoff. E sappiamo tutti come è andata l’ultima volta. Continuiamo a dire che sarebbe distruttivo non andare al Mondiale. Ma già due volte siamo rimasti fuori e non è cambiato nulla. Il movimento calcistico non è stato distrutto, ma nemmeno modificato. Io non ho visto cambiamenti reali nel sistema calcio da quando siamo stati eliminati dal Mondiale con Ventura. Il calcio italiano non si è evoluto. Questo è gravissimo.

Anche Baggio è stato “vittima” perché quel sistema voleva provare a cambiarlo…

Quando il calcio italiano lascia andare via personaggi come Baggio, che voleva rifondare il settore giovanile, o come Paolo Maldini nei club, vuol dire che questo è un calcio che si guarda allo specchio, ma non per migliorarsi. È solo interessato a motivi economici. Bisognerebbe capire che uscire due volte dal Mondiale non è bastato per cambiare minimamente la struttura dei vivai in Italia. Baggio fu mandato via da Abete perché voleva cambiare tutto il settore giovanile. E la frase di Baggio è emblematica: “Qui non mi fanno lavorare”. Questa è la realtà.

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Oggi tutti dicono che “bisogna ripartire dai giovani”. Cosa vuol dire davvero?

Fermiamoci un attimo. Dobbiamo guardare la situazione attuale. Se non vinciamo le prossime partite, siamo fuori dal Mondiale. Certo, uno sguardo ai giovani va dato: hanno entusiasmo, voglia. Ma dipende anche da che giovani parliamo. Serve anche un allenatore di esperienza, un motivatore, uno per cui la squadra sia disposta a buttarsi nel fuoco. Ecco perché è uscito il nome di Mourinho citato da Zazzaroni. Io avrei voluto Conte.

Perché?

Quando Conte lasciò la Nazionale agli Europei, lo fece tra le lacrime di Buffon. I giocatori lo seguivano, si vedeva. Quando siamo usciti ai rigori con Conte, i giocatori erano distrutti, in lacrime. C’era un attaccamento all’allenatore. Si buttavano nel fuoco per lui. Oggi molti calciatori italiani, purtroppo, sono viziati da un sistema economico nocivo. Non hanno più quel fuoco per la maglia azzurra. Ma anche i dirigenti dei club hanno colpe: considerano la Nazionale una rottura di scatole. C’è la Champions League, la Coppa Italia, il Mondiale per Club la Supercoppa... La Nazionale interessa fino a un certo punto. I dirigenti dei club non motivano i propri giocatori ad andare in Nazionale. Appena hanno un dolorino, restano a casa. Non c’è più il “sacro fuoco”.

E allora come si inverte la rotta?

Servirebbe un allenatore che faccia sputare sangue e fuoco. Non è Gattuso, anche se ha un ottimo rapporto con Buffon e quello può aiutare a fare gruppo. Sono d’accordo con Zazzaroni: serve uno che ti faccia sputare sangue.

Hai parlato del Mondiale per Club. Ora sembra una priorità, ma lo è solo per motivi economici.

Assolutamente. Io mi auguro, da italiana, che Juventus e Inter escano subito dal Mondiale per Club. Se arrivano in fondo, non faranno la preparazione e arriveranno stanchissimi. Le squadre che partecipano a questa competizione saranno svantaggiate in campionato e in Champions League. È una follia. Ma è tutto dettato dal denaro. E qui si aprono due discorsi.

Quali?

Primo: non si torna indietro. I primi che dovrebbero fare un passo indietro sono i calciatori, ma non lo faranno mai. I club devono avere grandi entrate economiche. Più giochi, più guadagni. Ma vedremo sempre più calcio brutto, giocatori infortunati e un disastro generale.

Secondo: si sperava che il Mondiale per Club fosse un flop. Nessuno voleva comprarlo, poi è arrivata Dazn e ha salvato tutto. Dzn è diventata un’entità potentissima nel mondo dei diritti sportivi. Ha tolto le castagne dal fuoco a Infantino, molto inserito a livello politico, e sta costruendo un potere globale attorno al calcio. Non possiamo parlare della Nazionale senza considerare questo contesto.

Quindi che futuro ha la Nazionale?

Una squadra di giocatori stanchi, demotivati. Serve un grande condottiero, uno capace di motivarli sui valori veri. Non economici. E mi dispiace dirlo, ma quei valori non li vedo in quasi nessuno dei nostri. Gattuso non basta, anche se è Ringo, come lo chiamano. Io, se potessi scegliere, domani vorrei Mourinho. Magari anche con un doppio incarico. Ma per il lungo termine, vorrei un allenatore giovane che faccia bel calcio, che ricostruisca un gruppo. De Zerbi mi piace molto. Ha idee, è giovane, potrebbe fare un progetto di 4-5 anni. Ma serve supporto vero. Serve un progetto serio.

Antonio Conte con Claudio Ranieri
Antonio Conte con Claudio Ranieri Ansa

Oggi però c’è chi ha paura di bruciarsi su quella panchina…

Mi piacciono gli impavidi, non i pavidi.

Ranieri ha detto no. È stato pavido?

No, ha fatto una scelta di vita. È coerente. Per alcuni allenatori, la Nazionale è il sogno di una vita. Ma Ranieri ha detto: “Non voglio più allenare, per via dello stress”. Lo capisco. È stato straordinario alla Roma. Meritava la Champions. Ma ha fatto una scelta umana. E io lo rispetto. Se uno non se la sente, fa bene a dire no.

Cosa mi dici di Inzaghi?

Ha fatto una scelta visibile, deve avere le spalle larghe. È stato criticato, è una scelta che in Italia raramente viene perdonata, soprattutto dagli interisti. Ma se uno ha certi valori, va in Arabia per 25 milioni l’anno. Dipende da che valori hai. Non lo critico, ma deve sapere a cosa va incontro.

Altro tema caldo è lo stadio di San Siro. Tu sei contraria all’abbattimento?

Assolutamente. Per me, anche solo pensare di demolire San Siro è come dire che vogliamo demolire il Colosseo. San Siro è uno dei monumenti più belli che abbiamo. Ho visto tutti gli stadi del mondo: nessuno ti dà la visibilità e l’emozione di San Siro. Può essere ristrutturato, certo. Ha spazi sotto. Puoi fare infrastrutture nuove, ma abbatterlo è follia pura. Il business dietro agli stadi è nei terreni, non nel calcio. Nessuno stadio ti dà l’emozione di San Siro. Chi vuole abbatterlo non ha capito cosa rappresenta per Milano e per l’Italia. È come dire che rifai la Scala. È una follia. Lo dico a Sala, a Marotta, a Cardinale: guai a toccarlo. Se lo toccano, io mi barrico lì.

Anche in Rai è tempo di cambiamenti, sotto tanti punti di vista.

Non spetta a me parlare dell’azienda. Quello che posso dirti è che la più bella esperienza lavorativa quest’anno è stata con Alberto Matano: se dovessi fare una scelta domani andrei ospite sempre da lui e sottolineo ospite. Mi lascia libera, ho un bellissimo rapporto con lui e con chi c’è lì. Adoro Barbara Alberti, Barbara de Rossi, Elisabetta Ferracini e tante altre amiche. Dietro le quinte ci diamo tutti consigli, anche di vita, c’è un clima meraviglioso. La più bella esperienza senza dubbio.

Abbiamo intervistato Repice e ci ha detto che per lui i favoriti per il prossimo campionato sono Allegri e Conte, quindi Juventus e Napoli. Sei d’accordo? Aggiungeresti qualcun altro? Escludi anche tu l’Inter?

Non voglio avere preclusioni su Chivu. A parte il fatto che è molto legato all’Inter, perché ha vinto il Triplete, ma poi al Parma ha fatto molto bene. Quindi non mi sento di escludere un allenatore che ha voglia di lanciare il guanto di sfida. Detto ciò, l’esperienza di Allegri e, soprattutto, la sua voglia di tornare contano moltissimo. Anche se la vendita di Reijnders mi lascia basita. Il problema del Milan è la società, ma Allegri, secondo me, è l’uomo giusto perché probabilmente avrà chiesto le chiavi del comando. Di sicuro non si farà mettere i piedi in testa da Ibrahimovic, che per me è stata una grande delusione come dirigente.

E Il Napoli?

Punterà molto sulla Champions League. Per il resto, c’è ancora tanto da vedere. È stato un anno particolare per gli allenatori. Chivu, senza offesa, non era certo la prima scelta. E neanche Tudor.

Napoli e Milan hanno anche il “vantaggio” di non fare il Mondiale per Club, che definisci inutile.

Assolutamente. Io lo guarderò, ovviamente, perché sono una professionista e amo il calcio, ma questo accanimento di Dazn sul Mondiale per Club non mi entusiasma per il futuro del calcio. Vedo poca attenzione verso la salute dei giocatori, quello di cui parlavamo prima.

A Dazn c’è anche una tua grande amica…

Sì, certo. Lì ho delle amiche: Giorgia Rossi, che è una vera amica, e Giusy, con cui ho fatto l’Europeo. È bellissima, carinissima, preparata, farà una grande carriera. L’altra, e lo dico con chiarezza, non è mia amica e non la stimo professionalmente.

Perché secondo te si dice che non ti piace la Leotta per invidia?

Ognuno può dire ciò che vuole. Ma a me non interessa quello che dicono le persone prevenute. A me non piace per un certo tipo di stile. Ma a Dazn ci sono colleghe bravissime. Anche su Prime Video ci sono professioniste capaci, così come ovviamente in Rai abbiamo tante colleghe valide. Con Giorgia Rossi, per esempio, ci conosciamo da tanto. Io e Marco Mazzocchi l’abbiamo quasi tenuta a battesimo. All’Europeo abbiamo avuto un grandissimo successo, nonostante l’Italia fosse uscita: abbiamo fatto numeri che nessuno si aspettava. Mi dicevano: “Non seguo molto il calcio, ma correvo a casa per sentire te e Marco.” Abbiamo saputo creare un clima giusto, senza esagerare. Giusy l’abbiamo seguita fin dall’inizio. Quando ha ricevuto l’offerta da Dazn era emozionata, me ne ha parlato. Ci sono ragazze belle che hanno voglia di fare strada con serietà. Ma sono contenta che finalmente abbiano tolto quello spot orrendo della Leotta. Indegno con il bambino di sette anni che guardava tra le mutande della cantante. Una volta tanto, un orrore del genere non è passato inosservato. Ma il mio è un consiglio. Quando metti la faccia su qualcosa, devi pensarci. Non è una cattiveria. La sua immagine ha un grande valore commerciale. È giovane, può sbagliare, ma quello è stato un errore evitabile. Non ne ha bisogno. È uno dei personaggi più richiesti dalla pubblicità: deve scegliere con cura.

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