“In un primo momento, Yamaha non voleva ingaggiare Rossi, perché c’era una corrente che sosteneva che in casi di vittoria tutti pensassero che sarebbe stato solo merito suo. Se invece non avesse vinto, la colpa si sarebbe concentrata sulla moto”. Lo ha raccontato Davide Brivio a Motorsport.com. Nel 2002 era in MotoGP come team manager della Yamaha. L’anno successivo è stato in grado di compiere una operazione che ormai è sui libri di storia del motorsport: il passaggio di Valentino Rossi alla Casa di Iwata. “Chi ha cambiato questo pensiero è stato Masao Furusawa, che a giugno del 2003 è diventato leader del progetto. È stato lui a convincere il presidente Yamaha che bisognava ingaggiare Valentino. Tra tutti abbiamo convinto i vertici del fatto che, per vincere, era imprescindibile avere un top rider. Honda vinceva, sì, ma lo faceva con i migliori: Doohan e Rossi” ha aggiunto nel suo racconto di quel momento incredibile che poi segnerà molti anni a venire.
Una trattativa non facile, come comprensibile, e che quindi si è dovuta svolgere in gran segreto: “Durante il Mondiale 2003, ci vedevamo con Vale quasi ogni fine settimana di gara per parlare di molte cose. La formazione del team, quali meccanici voleva portare con sé, come affrontare i test e altre cose. Il problema era dove vederci, perché nel paddock sei sotto gli occhi di tutti e negli hotel tutti i team sono mischiati” ha ricordato Brivio. Nel frattempo, la Honda aveva già proposto il rinnovo a Valentino. “Uno degli episodi più buffi è stato quello della Clinica Mobile, a Brno. Ci siamo visti lì alle dieci di sera passate, quando tutti i fisioterapisti e i medici erano andati via. Abbiamo aperto la zip della tenda, siamo entrati e ci siamo seduti intorno a un tavolo che c’era lì, poi abbiamo iniziato la riunione. All’improvviso abbiamo sentito una moto che si avvicinava e sia io sia Lin ci siamo nascosti sotto il tavolo” racconta Brivio divertito. Poi è stato il momento della trattativa vera e propria, anche quella non facile, portata avanti con Gibo Badioli, all’epoca agente di Rossi: “A livello economico, le esigenze di Badioli erano state spropositate in un primo momento. Poi siamo riusciti ad arrivare ad un accordo. Penso che dopo, con quello che è riuscita a vendere Yamaha, ha recuperato con gli interessi quell’investimento”, aggiunge Brivio, che racconta anche il primo incontro con quella che sarebbe stata la moto del Dottore: “Dopo esserci stretti le mani, era arrivato il momento in cui Vale voleva vedere la moto. È stato a Donington Park. Abbiamo aspettato la mattina presto, perché volevamo che nel paddock non ci fosse nessuno. Lui è entrato incappucciato per non farsi riconoscere”.