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Domenicali sull’addio in Ferrari:
“Ho fallito e mi sono assunto
le mie responsabilità"

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

19 maggio 2021

Domenicali sull’addio in Ferrari: “Ho fallito e mi sono assunto le mie responsabilità"
Uno Stefano Domenicali inedito quello che si è raccontato nel corso di una puntata del podcast di Caterina Balivo “Ricomincio dal no” tra errori, colpe, rinascite e occasioni

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Odore di cibo, perché la mensa della squadra era troppo vicina alla sua stanza nel paddock, misto a quello pungente del box di Formula 1, "odore di motori" come lo chiama Stefano Domenicali. Quello è il ricordo del fallimento, la sensazione che ancora sente quando pensa al Gran Premio del Bahrain 2014. L'ennesima delusione Ferrari, un ciclo che inizia senza il risultato atteso, e una responsabilità che qualcuno deve prendere. 

Stefano Domenicali era il responsabile della squadra, e seduto in quella stanza in Bahrain, guardandosi allo specchio, ha capito che sarebbe stato lui a farlo, dando le sue dimissioni dopo 23 anni di vita, e di lavoro, in Ferrari. 

La storia è nota ma, questa volta, è lo stesso Domenicali a raccontarla ai microfoni del podcast di Caterina Balivo: “Ricomincio dal no”, storie di grandi personaggi che - partendo da un fallimento - hanno trovato la strada del successo. 

Quello di Domenicali è il "no che dici da solo" quello che quando arriva ti cambia, quello che l'attuale CEO della Formula 1 disse alla Ferrari: "Mi guardai allo specchio e dissi tra me e me che era arrivato il momento di prendermi le mie responsabilità. Dopo anni in Ferrari non è stato semplice lasciare il team ma alla fine devo dire che mi sono sentito bene. Essere a capo di un top team è un incarico tanto soddisfacente quanto pesante". 

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Domenicali non nasconde che la Ferrari farà sempre parte di lui perché "mi ha plasmato, quando stai 23 anni in una famiglia è una cosa che senti" ma il passaggio in Audi, arrivato a novembre dello stesso dopo un periodo di stop, è stata un'altra sfida nella vita del manager: "Mi sono rimesso in gioco. Sono andato in Germania da solo, a cinquant'anni, e ho imparato il tedesco. Dovevo occuparmi di riportare l’Audi in Formula 1 ma per i motivi molto noti dello scandalo Dieselgate il progetto saltò. Io andai dall’amministratore delegato a chiedere che cosa avremmo fatto e lui mi chiese un mese di tempo. Dopo 29 giorni venne da me e mi disse “tu devi diventare amministratore delegato della Lamborghini" e così feci". 

Da lì la storia che tutti conosciamo, il grande lavoro in Lamborghini e la chiamata per diventare il primo italiano a capo della Formula 1: "Una chiamata dall’alto, che non mi aspettavo. È successo tutto velocemente e ogni tanto ci sono dei treni che se non prendi non passano più". 

Il futuro di Domenicali oggi è tutto in avanti ma il passato, il fallimento in Ferrari e la presa di coscienza delle proprie responsabilità, sono un punto fondamentale nella vita del manager: "Il fallimento nella cultura americana e il fallimento nella cultura europea sono molti diversi. Chi non fallisce negli Stati Uniti non ha fatto le cose bene. C’è qualcosa che non funziona perché non ha avuto il coraggio di alzare l’asticella a un livello più alto". 

E con questa prospettiva il nuovo CEO della F1 non ha mai smesso di rimettersi in gioco, di accettare i propri errori, di crescere per alzare l'asticella delle proprie aspettive. 

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