“Egonu? Sono contentissimo, non ho mai messo in dubbio le sue capacità prestazionali o la sua italianità, ho solo sostenuto che ha origini non italiane ben visibili.” L’eurodeputato Roberto Vannacci commenta così il trionfo azzurro alle olimpiadi di Parigi quasi a voler rimarcare, questa volta in maniera leggermente più velata, quanto scritto ormai un anno fa nel suo celebre libro “Il mondo al contrario”, in cui affermava che i tratti somatici della giocatrice non rappresentano l’italianità, nonostante Paola Egonu, sia nata e cresciuta in Italia e che rappresenti il nostro Paese nel mondo come eccellenza sportiva. Colori, quelli degli Azzurri, che in queste settimane di Olimpiadi sono stati spesso portati da ragazze e ragazzi italiani di seconda generazione o, in alcuni casi, anche nati fuori dall'Italia, cresciuti altrove, ma orgogliosi di portare la bandiera tricolore ai Giochi Olimpici di Parigi.
Un commento quello di Vannacci che fa tornare di grande attualità vecchie polemiche, storture e difficoltà che hanno caratterizzato il percorso delle ragazze dell'Italvolley in questi anni e mesi di preparazione all'appuntamento di Parigi. Oltre a Paola Egonu infatti anche il caso Antropova, ha interessato media e opinione pubblica a lungo: la giovane opposto russa, nata in Islanda e trasferita in Italia nel 2017 che nel corso di quest’Olimpiade ha saputo ritagliarsi un ruolo di primaria importanza tra le fila della squadra gestita da coach Velasco. La pallavolista classe 2003, cresciuta in Russia e arrivata in Italia da minorenne con un permesso di soggiorno per affidamento, ha ottenuto la cittadinanza italiana per meriti speciali solo nel 2023 grazie alla proposta del Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) Giovanni Malagò, che tante volte ne ha esaltato gli ottimi risultati sportivi ottenuti sul campo, nonostante una procedura che più volte è incappata in ostacoli. Una cittadinanza per meriti che in molti, sui social e non solo, hanno ritenuto ingiusta e senza motivi validi, attaccando la ragazza per non aver "conquistato risultati degni di nota", per non aver portato valore al Paese e per non essere una "vera italiana". Chissà se queste accuse, inflitte in massa a una ragazza poco più che 18enne, sarebbero le stesse oggi, davanti all'incredibile risultato olimpico portato a casa a Parigi.
A far compagnia a Egonu e Antropova in quanto a critiche e insulti razziali ricevuti nel corso degli anni c'è anche Myriam Sylla, nata e cresciuta a Palermo, della quale più che elogiarne le prestazioni e i riconoscimenti conquistati - tra cui quello di miglior schiacciatrice al campionale mondiale del 2018 e del 2022, al campionato europeo del 2019 e del 2021 e infine della VNL del 2024- in molteplici occasioni si è considerato il solo colore della pelle. Myriam, italiana di seconda generazione nata da genitori ivoriani, ha sempre lasciato parlare il campo, onorando al meglio la maglia della nazionale italiana, senza però dimenticare il razzismo subito fin da bambina: "A scuola i compagni mi prendevano in giro, mi svuotavano lo zaino nel pullman e non mi facevano sedere accanto a loro". Una ferita che resta e che ha portato Sylla negli anni a combattere per un futuro migliore in Italia: "Su un barcone sarei potuta finire pure io. E mio padre avrebbe potuto essere uno che lavorava nei campi per 2 centesimi all’ora - ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera - mi sono battuta per lo ius soli, per 10 anni ho avuto un passaporto verde, pur non essendo stata in Costa d’Avorio ed essendo nata e vissuta in Italia. Ho avuto una crisi d’identità: sono italiana o no?".
Vicende queste che fanno riflettere, soprattutto alla luce dei tanti complimenti che nelle ultime ore sono stati spesi verso le giocatrici di questa nazionale, tutte considerate adesso come le eroine che hanno reso grande e fiera l’Italia, dimenticandosi di quando le stesse fino a pochi mesi fa erano oggetto di attacchi feroci e ingiustificati. A chiudere questo cerchio di contraddizioni ci pensa il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che scrive sui propri social “Grandissime ragazze, siete state leggendarie! Solo applausi”. Un messaggio che, se confrontato con le vicende di tutti i giorni dovrebbe generare degli interrogativi in ciascuno di noi, in quanto l’essere orgogliosi non dovrebbe dipendere dalle sole vittorie.