Apri gli occhi e guardi il soffitto, dove la mente proietta per l’ennesima volta l’immagine di Valentino che cerca Dani sulla griglia di partenza di Jerez. Pedrosa riceve una pacca sulla spalla, si gira, vede Rossi, e gli stringe la mano. I due si abbracciano, probabilmente Valentino - maglietta, pantaloni corti e sneakers - sussurra un “in bocca al lupo” al vecchio rivale, che ancora indossa saponette, casco e paraschiena. La notte è stata movimentata, mille sogni e altrettanti risvegli. Hai mischiato il fresco ricordo di ieri con istantanee sbiadite risalenti a 16 anni fa. Era il 2007, era una domenica di maggio che già profumava d’estate.
“Subito così?!” - esclamano Guido Meda e Loris Reggiani dalla cabina di commento. Rossi infila Pedrosa dopo sei curve - alla staccata della Dry Sack - prendendosi la testa della corsa. Dani resta negli scarichi e i due, sotto il sole andaluso, fanno il vuoto sul resto del gruppo. La gara è insolitamente monotona e, tutto sommato, anche un filo noiosa. Le posizioni restano invariate fino alla bandiera a scacchi, dopodiché Valentino simula uno strike con dei birilli umani nel giro d’onore: quanto basta per far contenti tutti. Il 46 e il 26, al parco chiuso, si stringono la mano. È un gesto leale, voluto, dal quale sgorga la stima più sincera. Si incontrano sullo stesso piano, parlano la stessa lingua: le differenze di statura si annullano. Rossi, il più alto dello schieramento, e Dani, il più basso, sapranno offuscare, con spolverate di talento e passione, le certezze di chi li giudica fuori misura per guidare una MotoGP. Anche a 37 anni suonati.
È come se certe cose non cambiassero mai. Non cambia la reazione del pubblico di Jerez che, appena nota sui maxischermi una certa vicinanza tra Rossi e Pedrosa, emette onde sonore mai registrate prima nell'arco del weekend. Non cambia la guida di Dani: vellutata, composta, elegante. Ancora in sella ad una moto arancione (non più Honda ma KTM), ancora ad insegnare ai giovani come si rialza una MotoGP in uscita di curva, per spianare la potenza di trecento cavalli sull'asfalto. Ancora velocissimo Dani, comodamente in top six in una MotoGP ad altissimi livelli, quella MotoGP che non è più il suo affetto stabile da quasi cinque anni.
Valentino, estroverso e da bagarre. Dani, più schivo, più a suo agio nella fuga solitaria. Entrambi autoironici, entrambi bambini appena si parla di motori. Pedrosa, come Rossi, adesso lavora nell'ombra. Pedrosa e Rossi, anche oggi, dominano in top class. Valentino si gode Bezzecchi, Marini, Bagnaia e Morbidelli; sfrutta ogni secondo a disposizione per dispensare consigli ai "suoi ragazzi", sempre più protagonisti. Dani è felice per Jack Miller e Brad Binder; gratificato nel vedere la KTM - una sua creatura - che continua a crescere grazie alle sue silenti indicazioni. Restano dietro le quinte, Rossi e Pedrosa, ma nei rari attimi in cui escono allo scoperto - concedendosi al mondo - si prendono tutto. Applausi, lacrime, ascolti, share, cuoricini, "mi piace". Se poi, sul palco della MotoGP, ci salgono assieme - beh - spegnete tutto. Una lacrimuccia vi annebbierà la vista.
"Dani è stato bravissimo questo weekend, non guidando tanto durante l'anno non è facile, del resto è sempre stato uno dei più forti. E comunque è molto più giovane di me, ha solo 37 anni" - incalza Valentino con una risata, riaccendendo con beffarda astuzia verbale la rivalità con Pedrosa, una delle più cordiali nella storia della MotoGP. Il 26 risponde ai microfoni di Sky; dopo la Sprint Race è fisicamente provato, ma la sua è una stanchezza felice, in cui Dani si culla con il volto disteso e un sorriso maturo, definitivo: "Ero già nervoso per la partenza della Sprint Race in mezzo a tutte quelle moto, e mi hanno pure fatto partire una seconda volta (ride, ndr). Sono contento, abbiamo fatto una bella gara. Peccato un pò per il primo giro, sono scattato bene ma facendo le prime due curve all'esterno ho perso un paio di posizioni. Dopo era abbastanza difficile fare i sorpassi; in scia mi sono reso conto che la moto cambia molto, soprattutto adesso che pesa di più. A tornare come pilota titolare non ci penso sinceramente. Però un 'Dani c'é!' da Guido Meda lo riascolterei volentieri (sorride, ndr)".