Pronti via, e alla seconda curva della Sprint Race di Jerez de la Frontera il paddock della MotoGP ripiomba in un istante nelle polemiche che avevano aperto il 2023 lo scorso mese, al termine del sabato di Portimao. Ad infiammare l’ambiente è un altro strike, che Guido Meda e Mauro Sanchini – dalla cabina di commento Sky – traducono con “fagiolata”. I protagonisti sono Franco Morbidelli, Alex Marquez, Marco Bezzecchi e Raul Fernandez. Giacciono tutti distesi a terra, doloranti e intontiti, tra la ghiaia dell’Andalusia e l’asfalto rovente di Jerez. I commissari, a bordopista, sventolano prontamente bandiera rossa, rallentando il resto del plotone della MotoGP, che rientra lentamente in pitlane. I piloti coinvolti nell’incidente si rialzano, incamminandosi verso le stradine di servizio del circuito. Verranno accompagnati in scooter ai box, dove potranno inforcare la seconda moto per prendere parte alla ripartenza della Sprint Race del Gran Premio di Spagna.
Intanto la regia internazionale mostra i replay del crash e qualsiasi spettatore, dalle tribune così come dal divano di casa, pensa: “Cavolo, è andata bene”. Le immagini evidenziano come tutto sia scaturito da un contatto tra Franco Morbidelli ed Alex Marquez, entrambi alla ricerca della traiettoria più interna in uscita di curva 2, un tornantino a destra in leggera discesa. Il volo di Marco Bezzecchi - travolto come una tessera del domino dalla M1 di Morbidelli e dalla Desmosedici di Marquez – è notevole. Tuttavia, nella dinamica dell’incidente, è proprio Franco a rischiare il peggio: perché resta in mezzo alla pista e viene colpito all’altezza del paraschiena dalla ruota anteriore di Taka Nakagami, che all’ultimo riesce a rallentare e cambiare direzione, evitando un potenziale – pericolosissimo – investimento. Una decina di minuti dopo ed ecco che la MotoGP riparte; Morbidelli non ha lo stesso feeling con la seconda moto e chiude quattordicesimo, Alex Marquez, invece, scivola nuovamente a tre giri dalla bandiera a scacchi.
È a fine giornata, proprio quando i piloti si siedono su una scrivania della sala stampa e iniziano a trasferire opinioni e sensazioni ai giornalisti, che l’attenzione del paddock torna sull’incidente. Ci si chiede se ciò che è accaduto in curva 2 possa essere archiviato tra i più classici incidenti di gara del primo giro, oppure se il tutto sia stato viziato dalla foga e dalle pressioni extra della Sprint Race. Il media debrief di Alex Marquez, che spiega il suo punto di vista, contiene una vena polemica nemmeno tanto velata: “Franco è stato un po' pazzo nelle prime curve non solo della prima partenza, ma anche neri primi giri della ripartenza, di questo ne ho parlato anche con Fabio (Quartararo, ndr). Non me l’aspettavo perché ero all’interno, non c’era spazio, e quando mi sono trovato una moto ulteriormente all’interno mi sono chiesto da dove arrivasse. È stato esattamente un incidente da primo giro di una Sprint Race, anche nella ripartenza ho avuto diversi contatti. È stato tutto un po' pazzo oggi, ma sono le corse ed è così. Per me la manovra di Franco era parzialmente al limite perché non c’era spazio. Comunque chi dovrà giudicare è la Direzione Gara, che ultimamente è una lotteria”.
Qualche minuto più tardi Franco Morbidelli arriva in sala stampa e, quando gli vengono riferite le dichiarazioni di Alex Marquez, deve anche scegliere se catalogare il crash come semplice incidente di gara o come incidente da Sprint Race. Il numero 21 tira un bel sospiro di sollievo e risponde col suo tono, mai eccessivo nonostante l’argomento sia serio. Mai fuori luogo nonostante il linguaggio del corpo di Franco sia eloquente. Morbidelli ha ancora l’adrenalina della gara nel sangue, è visibilmente infastidito per la piega che ha preso il suo sabato andaluso e - mentre pronuncia “risking” in un inglese impeccabile - sbatte i pugni sulla scrivania, sfiorando i cellulari dei giornalisti che registrano le sue parole. Fisico e istinto vorrebbero che urlasse, ma Morbido è fermo, pacato, dolce nell’esprimere ragionamenti piuttosto profondi. Il discorso di Franco, che rifiuta la polemica anche quando avrebbe il diritto di essere irruento (lo Steward Panel gli comminerà in serata un long lap penalty da scontare nella gara di domani), è un serio, soave, grido d’aiuto. È un’avvisaglia diretta all’intero mondo delle corse, come a dire: “Se continuiamo così, se non cambiamo nulla, prima o poi accadrà qualcosa di brutto”. Il pilota utilizza termini differenti, si spiega con una sensibilità rara, che nel paddock – forse – percepirete solo nei toni di Franco Morbidelli: “Siamo stati fortunati che nessuno abbia avuto serie conseguenze fisiche, io sono rimasto nel bel mezzo della pista e ora vorrei ringraziare Taka (Nakagami, ndr) per i suoi riflessi e per avermi evitato. Penso che meriti un bel regalo e adesso penserò a cosa fargli perché ha tentato veramente in tutti i modi di evitarmi. Mi ha colpito sulla schiena, è vero, ma poteva andare molto molto peggio. Questa è la prima cosa da dire. Le parole di Alex Marquez? Non ho provato a sorpassarlo, stavo facendo la mia curva. Questo è totalmente un incidente da Sprint Race perché appena prima Alex, nella confusione tra curva uno e curva due, è stato passato da Fabio andando leggermente largo. Ho visto uno spazio e sono entrato per fare la mia curva bella stretta. È stato in quel momento che Alex, il quale probabilmente non mi ha visto, ha tagliato la mia traiettoria non lasciandomi alcuno spazio. Il punto è che io non volevo sorpassare nessuno, il risultato è che Alex mi ha tagliato la strada e io sono caduto. Volevo solo fare il mio. Nella Sprint Race tutto è così al limite che per ogni posizione che guadagni la differenza è assoluta. Guadagni una posizione pensando di doverla assolutamente mantenere per tutta la gara perché i sorpassi sono difficilissimi oggi. Quindi questo è il risultato, i piloti rischiano tanto, così tanto che poi alla fine è tutto è eccessivo. È divertente dopo, quando ti rendi conto che ti sei salvato la vita. Sono emozioni forti. Le consiglio (sorride, ndr)”.