Giacomo Agostini, Loris Capirossi, Max Biaggi e Guido Meda. Questi i nomi dei personaggi del motociclismo intervistati da Le Iene all’interno del servizio sulla morte di Doriano Romboni. Ricordi di una carriera, di quel maledetto giorno di novembre al circuito Il Sagittario di Latina, ma anche un dubbio. Una domanda che ha dato il titolo al servizio: “Doriano Romboni si poteva salvare?”
A giudicare dalla piega che hanno preso le indagini, con il rinvio di due dei tre indagati e l’apertura di un nuovo procedimento nei confronti del terzo, ma anche a giudicare da quanto emerso nel corso del servizio televisivo, la risposta è “sì, Doriano Romboni si poteva salvare”. Certo, non è una sentenza e non significa che ci sono dei responsabili (non ci saranno fino a quando non sarà un tribunale a dirlo), ma che se si fosse lavorato meglio e con meno superficialità quel giorno in memoria di Marco Simoncelli sarebbe stato la festa che doveva essere. Invece s’è trasformato in una tragedia: quella di Doriano Romboni che cade durante l’ultimo giro di prove della gara di motard e che con il corpo finisce sull’altro lato della pista prima e, poi, travolto dalle ruote di un altro pilota. “Bastavano delle semplici balle di paglia” – ha più volte ribadito Filippo Roma.
La questione processuale gioca tutta intorno a distanze, misurazioni e omologazioni date nonostante la realtà non corrispondesse a quella descritta nelle piante del circuito. Differenze di oltre cinque metri, soprattutto nella via di fuga in cui ha perso la vita Romboni, all’uscita di una curva che poi è stata cambiata proprio per ragioni di sicurezza, come ha fatto notare l’avvocato della famiglia Romboni. E come ha ribadito anche Sara, la moglie di Doriano. “Ho visto il servizio de Le Iene – ci ha detto, raggiunta telefonicamente nella giornata di oggi – Posso solo ringraziare Filippo Roma e tutti quelli che hanno lavorato a quel servizio, come anche tutti quelli che da tempo lottano con me per non far spegnere i riflettori sull’assurda morte di mio marito. Ho più volte detto che non cerco colpevoli per forza, ma che devo alle figlie di Dori la ricerca di una verità e pretendo che le responsabilità, se si stabilirà che ci sono, devono emergere. Ho sentito tante falsità in questi anni e una cosa voglio ribadirla: avrei portato avanti questa battaglia anche se fossi stata miliardaria. Nessun denaro potrà mai ridare alle figlie un padre e a me un marito, è una questione di lotta per la verità e basta”.
A breve ci sarà la prima udienza del processo penale, ma appare piuttosto scontato, visti i tempi, che tutto cadrà in prescrizione. Forse non si arriverà da nessuna parte e non è in tv che si fanno i processi, ma già ieri, davanti alle telecamere de Le Iene, uno degli indagati è stato piuttosto chiaro: “Colpe ce ne sono, ma non sono solo mie. Per la famiglia Romboni questo è doveroso, da parte mia, da parte della Federazione, da parte del gestore dell’impianto: è una faccenda che deve essere chiarita, anche per le esperienze del futuro”.
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