Signori, Pecco Bagnaia non ha punti deboli. L’ha detto ieri Valentino Rossi e oggi, al Red Bull Ring, il campione del mondo in carica non ha tradito le parole del suo mentore: vittoria (a cui si aggiunge quella di ieri nella Sprint), giro veloce, tutta la gara in testa a parte il primo giro, che Pecco ha impiegato per preparare l’attacco decisivo su Jorge Martín, bucato in staccata all’inizio del secondo passaggio. Una domenica - la venticinquesima sul gradino più alto del podio della MotoGP, le settima del 2024, la stessa in cui esattamente ventotto anni fa Valentino Rossi vinceva la sua prima gara nel Motomondiale – nel corso della quale Bagnaia ha dato l’impressione di correre libero come predicano i suoi tifosi, quasi indisturbato: “Un insetto mi si è spiaccicato proprio davanti agli occhi in fase di frenata – ha raccontato il numero 1 in riferimento ad una fase della gara in cui è stato inquadrato mentre indugiava sulla pellicola del caso - ed è stato un momento di crisi. Ho provato a tirare via il tear-off, ma non ci sono riuscito subito. È stato un po’ complicato. Nelle ultime gare ho avuto alcuni inciampi, però è andata bene lo stesso“.
Sì, è andata bene lo stesso. Ma queste domeniche reiterate in cui tutto sembra filare nel verso di Pecco non sono frutto del caso. Anzi, Pecco Bagnaia non ha più punti deboli (in questo senso è stato elogiato anche da Marco Bezzecchi e Franco Morbidelli) perché lavora costantemente sulle sue incertezze, si irrobustisce nei momenti in cui gli altri lo pensano vulnerabile: nella Sprint Race, dopo il long lap penalty inflitto a Martín, Pecco concedeva decimi ad un Marquez ringalluzzito. La verità? Stava semplicemente gestendo, per raccogliere informazioni sulle gomme, per affrontare la gara senza nervi scoperti.
La vittoria di Pecco in Austria è silenziosamente eclatante, segna una rottura nell’andamento di questo Mondiale: lui e Martín erano a pari punti (250) sabato, dopo una Sprint in cui il duello tra i due era stato inibito dalla penalità comminata a Jorge, che poche ore prima aveva soffiato a Pecco la pole position e il record della pista. Morale? La gara del Red Bull Ring si configurava come un derby ad armi pari, una contesa che Bagnaia ha fatto pendere dalla sua parte, sfilacciando giro dopo giro centesimi a Martín, aprendo il gap quando le soluzioni progettate ai box per gestire il consumo gomme cominciavano a rendersi indispensabili.
Alla fine, sulla bandiera a scacchi, Pecco ha vinto con oltre tre secondi di gap su Jorge, ora nuovamente all’inseguimento in classifica con cinque punti di svantaggio. Lì, in vetta, Bagnaia può stare tranquillo: il compagno di squadra Enea Bastianini non ha ripetuto le imprese di Silverstone e ha chiuso sì sul podio, ma a sette secondi abbondanti dalla vetta. Quattordici quelli rifilati a Marc Marquez, quarto e condizionato da un problema all’abbassatore anteriore in partenza (ne abbiamo parlato qui). Bagnaia può stare tranquillo perché ormai la Ducati non sembra avere rivali: Brad Binder ha guidato a denti stretti per una top five e per salvare la KTM, che sfilava davanti ai propri tifosi, dal disastro (Miller è scivolato, Acosta ha chiuso tredicesimo, Augusto Fernandez quindicesimo). Le Aprilia hanno lottato tra di loro per una settima posizione alla fine conquistata da Vinales, staccato da un Bezzecchi sesto e fiducioso in staccata come non gli accadeva da tempo. Franco Morbidelli, coinvolto in un contatto con Marquez alla prima curva, ha rimontato dieci posizioni e ha chiuso ottavo, con sorpasso negli ultimi giri su Aleix Espargaró. Ultimo baluardo della top ten Alex Marquez, mentre la “Coppa del Giappone” questa volta l’ha portata a casa Taka Nakagami, quattordicesimo con la Honda a 36 secondi dal leader. Quel Pecco Bagnaia che può stare tranquillo perché - in questo Mondiale che si snoda lungo il filo dei dettagli e delle piccole misure – lui ha vinto la gara della pazienza, la gara di gestione per antonomasia: ha vinto il Gran Premio d’Austria.