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Drive To Survive, Toto Wolff al veleno:
"La odio. È solo un insieme di falsità"

  • di Chiara Rainis Chiara Rainis

9 marzo 2022

Drive To Survive, Toto Wolff al veleno: "La odio. È solo un insieme di falsità"
Il boss Mercedes boccia seccamente la serie Netflix che racconta, a suo parere, storie inventate, ma riconosce come ormai tutto ruoti attorno ai social network e al web

di Chiara Rainis Chiara Rainis

Cresce l’attesa per la quarta stagione di Drive To Survive, rilasciata in anteprima il prossimo 11 marzo. Come annunciato nelle scorse settimane le puntate saranno infarcite di retroscena mai visti dei GP più controversi e discussi del 2021, ovvero Silverstone, Monza, Jeddah ed Abu Dhabi.

Non tutti però sembrano gradire la spettacolarizzazione del Circus e del suo paddock proposta dalla serie online. Uno di questi è Toto Wolff, convinto che lo show metta assieme scene mai avvenute.

Dunque, pura fantasia su pellicola creata ad hoc dalle mani sapienti dei montatori giusto per sollazzare l’esigente pubblico americano, specialmente quello più giovane che, armato di popcorn e bibite gasate, non aspetta altro che assistere ad episodi succulenti in stile gossip.

“Da persona interna all’ambiente posso dire che le cose raccontate sono andate diversamente, ma questa è comunque la nuova dimensione dell’intrattenimento”, il suo commento a Bloomberg.

E se tutto è diventato altro rispetto allo sport, non vale neppure più il principio di scuola ecclestoniana per cui la fascia dei 15-35 anni non è da considerare essendo incapace di acquistare i costosi orologi Rolex, sponsor principale della F1.

“Grazie ai social media non è più così”, la riflessione dell'austriaco sull’importanza dei nuovi mezzi di diffusione per l’ampliamento del pubblico delle corse. “Sono loro a dettare il nostro futuro”.  

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Se fino a poco tempo fa la classe regina dell'automobilismo era riuscita a sfondare ovunque tranne che negli Stati Uniti, la piattaforma dedicata all'intrattenimento ha dato una grande spinta in quella direzione,

"A mio avviso non è immediato per una disciplina sportiva farsi largo in un Paese. La nostra è una categoria di nicchia ed è caratterizzata da alta tecnologia, magnati e  persone che hanno conseguito una formazione accademica di livello. Portata nelle grandi città, come New York, avrebbe avuto vita più facile. Per adesso però non ci siamo riusciti",  il ricordo della famosa trattativa con la Grande Mela messa in moto dallo storico patron Ecclestone, poi svanita nel nulla.

"L'ingresso di Liberty non ha portato grossi benefici, ma Netflix e la pandemia hanno creato un seguito negli States che nessuno si aspettava", la chiosa del 50enne.

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