Per capire Jorge Lorenzo bisogna conoscere suo padre Chicho. E’ una frase che i più anziani del paddock si saranno sentiti dire centinaia di volte, perché è così che in molti spiegavano alcuni atteggiamenti di Jorge Lorenzo: isuoi modi un po’ troppo diretti e quell’ossessione per la vittoria che a volte sembrava stonata anche in un grande campione come lui. Quasi giustificandolo, quindi, per un’infanzia nel segno del dovere: il dovere di diventare un pilota, il dovere di diventare un pilota capace di vincere mondiali. E’ così che è cresciuto Jorge e inevitabilmente il rapporto con suo padre s’è incrinato in fretta. Le prime vittorie, le prime certezze e, poi, la rottura. In un continuo di alti e bassi, di allontanamenti e riavvicinamenti. Chicho che Jorge non sono due che si sottraggono ai microfoni, ma su come va tra loro non dicono mai niente. Questa volta, invece, a rompere il silenzio è stato Chicho, ma limitandosi a una sola parola: “inesistente”. E’ così che ha definito il rapporto con il figlio Jorge. Una sola parola che, però, dice proprio tutto.
Il figlio, probabilmente, non perdona al padre di averlo cresciuto come un soldato addestrato a una sola missione, magari ricorrendo a metodi da vecchio allenatore piuttosto che da genitore. Jorge non ha mai nascosto che correre in moto per lui non è mai stata una vera e propria passione, ma un dovere e che la spinta di tutto gli è arrivata sempre e solo dal gusto per la vittoria. Il padre, invece, probabilmente non perdona al figlio di non aver mai riconosciuto quanto quel tipo di educazione sia poi effettivamente servito per raggiungere gli obiettivi sportivi che Jorge ha raggiunto. Cinque mondiali sono tanti, ma viene da chiedersi se valgono una crepa così profonda tra un padre e suo figlio. Caratteri forti allo scontro, rancori che diventano difficili da superare più di quanto lo siano stati tutti gli avversari incontrati in una carriera intera nei circuiti. E una sofferenza che, però, è evidente negli occhi di entrambi. Come un irrisolto che brucia sempre.
Mentre Jorge vinceva, il padre provava a dimostrargli che avrebbe potuto rifarlo anche con qualcuno che non avesse il suo stesso sangue. E’ con questo spirito di sfida e pure un po’ di vendetta che è nata la scuola per motociclisti di Chicho Lorenzo e a raccontarlo è stato lui stesso: “Ho vinto la sfida di dimostrare a mio figlio che potevo allevare altri campioni – ha detto Chicho - Sono stato un attore chiave nelle carriere sportive dei quattro campioni del mondo di motociclismo maiorchino (il figlio, Joan Mir, Augusto Fernandez e Izan Guevara). Metto il primo passo alla portata di qualsiasi famiglia, e senza un primo passo non c'è un secondo. Nessuno, però, mi ha mai ringraziato. Hanno dimenticato l'importanza nelle loro carriere di una scuola molto umile che ha permesso loro di iniziare” .