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Attenzione! Anche nelle moto c'è il Triplete e quest'anno potrebbe farlo Ducati (Pecco, toccati!). E se succede è un risultato storico

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

18 ottobre 2022

Attenzione! Anche nelle moto c'è il Triplete e quest'anno potrebbe farlo Ducati (Pecco, toccati!). E se succede è un risultato storico
Ducati è un proiettile lanciato verso l’egemonia: CIV, Superbike e MotoGP in una stagione sono più di un sogno, sono quello che nel calcio si chiama Triplete. Dopo Michele Pirro nel CIV, sia Alvaro Bautista che Pecco Bagnaia potrebbero fare lo stesso. Cosa significa? Che Ducati fa paura a tutti, ma non soltanto

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

In Italia “Triplete” vuol dire Inter, José Mourinho, assolutismo. È stata l’unica volta, quella della stagione 2009-2010, in cui una squadra calcistica italiana è riuscita a vincere Coppa Italia, Serie A e Champions League. Tripla, totale, terribile per gli altri. Definitiva. E quest’anno, per la prima volta, a riuscirci potrebbe essere Ducati. Se è vero che nel motorsport di triplete non si è mai parlato (al limite si parla di triple crown), è anche vero che nemmeno nel calcio lo si è fatto finché la stampa non ha cominciato a scrivere.

Ducati sta vivendo un momento d’oro, reso ancora più solido dagli anni di lavoro spesi per raggiungere questo status imponente e luccicante per tutti gli altri. In breve: se un mondiale lo vince Suzuki lo fa da underdog, contro le aspettative. Se lo vince la Honda, lo fa perché è così che dev’essere. Ma se lo vince la Ducati - sarà anche perché di lei abbiamo più notizie - vengono in mente una lunga serie di sforzi fatti per arrivare al risultato.

L’ultimo titolo in MotoGP, che a Borgo Panigale è letteralmente scritto sui muri, è del 2007, con Casey Stoner finalmente veloce in cui la Desmosedici montava le Bridgestone scelte da Livio Suppo. Ecco, quell’anno Ducati vinse il mondiale abbattendo i giganti con la fionda, come la Suzuki nel 2020, come se quest’anno lo facesse l’Aprilia. Contro le aspettative di tutti. Ora però è diverso. C'è stato l'ingresso di Gigi Dall’Igna, l’ingaggio di Jorge Lorenzo, il lavoro nelle mani di Andrea Doviszioso e tanta innovazione portata a cui, forse, siamo ormai abituati, tant'è che oggi la percezione di Ducati è quella di un marchio che fa ricerca lavorando sui dettagli. Che vive per le corse.

Per i cinesi il 2022 è l’anno della tigre, per il motorsport è quello di Borgo Panigale. In MotoGP hanno scelto un colore un po’ più scuro - quello dei modelli che hanno fatto la storia in passato - mettendo otto moto in pista dopo aver convinto il paddock che la Desmosedici era il miglior affare sul mercato. Già questa è una dimostrazione di forza, tuttavia nessuno chiede più ai dirigenti del reparto corse se sia possibile gestire tutti questi clienti: “L’abbiamo fatto in passato e possiamo farlo di nuovo”, ripetevano in continuazione durante la pausa invernale. E così è stato. Oggi Ducati si ritrova con un’occasione d'oro, quella di dominare il momento come facevano le grandi case giapponesi in passato. A fare il triplete del motorsport. Ad Aragon Ducati ha vinto il titolo costruttori, dimostrando di avere la miglior moto in griglia. A Phillip Island, complice uno straordinario Marco Bezzecchi, ha spiegato di avere anche quella più facile per un esordiente, cosa che fino a qualche anno fa era semplicemente impensabile. Resta da dimostrare che è anche il cavallo con cui si vincono i mondiali. Pecco Bagnaia, a +14 su Fabio Quartararo, è lì per quello. Non solo però: se Ducati dovesse vincere in Superbike con Alvaro Bautista (in vantaggio di 56 punti su Razgatlioglu a tre gare dalla fine) si potrebbe dire che la Panigale V4 è la moto con più potenziale in termini di sviluppo, la supersportiva migliore sul mercato. Poi, per carità, è vero che la SBK di oggi non è più una categoria per derivate di serie ed assomiglia piuttosto ad un altro campionato prototipi. Bene, Michele Pirro con una V4 Ducati ci ha vinto il campionato italiano. La Coppa Italia del motociclismo.

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La voce del Desmo bolognese quest'anno è arrivata anche all’estero con il secondo posto di Danilo Petrucci nel MotoAmerica: con gomme Dunlop quando Ducati da sempre preferisce Pirelli - e su piste che Danilo non conosceva - le cose sono andate abbastanza bene da farci pensare che quel missile rosso sia, tutto sommato, anche piuttosto versatile.

Per carità, le cose hanno tutto il tempo di andare diversamente, le corse sono belle per questo. Vincere sia in MotoGP che Superbike però è un’impresa in cui sono riusciti in pochi, pochissimi. L’ultima nel 2009, quando James Toseland mise la sua Yamaha R1 davanti a tutti e Valentino Rossi si prese l’ultimo mondiale della sua carriera con la M1. Ed è anche l’ultima volta in cui un pilota italiano ha vinto in MotoGP. Tra un mese, a moto ferme, forse qualcuno lo dirà davvero, triplete Ducati. Comunque vada, a Bologna hanno lavorato per restare.

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