Una passione di famiglia che per una volta è nata, tra le mura di casa, più grazie a mamma che grazie a papà. E un viaggio complesso, lungo e stimolante, fino alle porte della Formula 1. Un posto di prima importanza al muretto della Scuderia Alpha Tauri, ruolo che si è costruita sudando e faticando, facendo "sicuramente più fatica" di un uomo nella stessa posizione ma raccogliendo il frutto delle sue competenze.
Carine Cridelich è l'ingegnere strategico della scuderia che, di weekend in weekend, porta in pista Pierre Gasly e Yuki Tsunoda nella massima serie del motorsport. Lo fa con la tecnica di chi sa come studiare, leggere e interpretare i dati ma, allo stesso tempo, senza dimenticare l'aspetto umano che da sempre lega - nella Formula 1 - gli uomini alle macchine, scegliendo due tipi di comunicazione diversi per i suoi piloti, analizzando ogni dettaglio per cercare di dargli tutti i mezzi possibili per fare il miglior lavoro possibile in pista.
Ben cinque strategy team di Formula 1 su dieci squadre sono capeggiati da donne in questa stagione di rivoluzione e cambiamento e Carine Cridelich è orgogliosamente una di loro. L'abbiamo intervistata per farci raccontare segreti, curiosità e prospettive di un lavoro che mischia tecnica e cuore ma che, prima di tutto, dimostra le competenze di chi è chiamato a svolgerlo.
Carine, partiamo dall'inizio: da dove nasce la tua passione per il motorsport?
La mia passione per la Formula 1 è nata grazie alla mia famiglia. Quando ero piccola i miei genitori, in particolare mia madre, guardavano ogni singola gara della stagione, così fin da molto giovane mi sono abituata a guardare la Formula 1 con loro e mi sono appassionata tantissimo: per me era fuori questione perdermi una gara. Mi ricordo che anche quando i GP erano di notte, come quando correvano in Australia, mi svegliavo un'ora prima dell'inizio per non perdermi nessuna informazione pre-gara.
Come donna pensi sia stato più difficile per te iniziare a lavorare nel campo del motorsport?
Sì, certo, è stato più complicato. Anche se il numero delle donne è cresciuto molto negli ultimi anni resta comunque abbastanza raro avere più di una donna ai box quindi questa mancanza di rappresentanza femminile rende, a sua volta, più difficile l'ingresso di altre donne. Ma sono convinta che questo settore stia andando nella giusta direzione e prima o poi avremo più di una donna ingegnere o meccanico per ogni singola squadra.
Dove pensi ci sia ancora da lavorare per rendere più semplice l'ingresso delle donne in questo settore?
Sicuramente siamo sulla strada giusta: quest'anno, dando un'occhiata dentro ai box, si vedono sicuramente più donne e ci sono dati più che incoraggianti: per esempio il fatto che metà dei team abbiano una donna come stratega al muretto. Queste ragazze, anche in altri ruoli come meccaniche o come ingegneri, stanno dimostrando di essere più che capaci in quello che fanno. Quindi direi che non ci resta che continuare in questa direzione, aprendo alle giovani più porte possibili per il futuro.
E tu dove vedi il tuo futuro? Sempre in Formula 1?
Essere stratega di pista in Formula 1 era un ruolo che volevo davvero riuscire a conquistare. Ora che viaggio con il mio team nel ruolo da ingegnere strategico sento che questo desiderio si è finalmente avverato e spero di essere ancora nella stessa posizione tra cinque anni. Ovviamente se guardiamo più in là, magari tra dieci anni, potrei volere cose diverse dalla mia carriera. Ma per il momento ho ancora molte cose da imparare come stratega e sicuramente in un ambiente come questo non mi annoierò presto.
Il lavoro dello stratega in Formula 1 è molto conosciuto e spesso discusso da media e appassionati per il ruolo cruciale che ha all'interno di una gara. Allo stesso tempo però è estremamente complesso: qual è stato il percorso che ti ha portata a ricoprire questa posizione?
Dopo il mio A-Level, l'esame di maturità per intenderci, ho integrato i miei studi con delle classi preparatorie in matematica e fisica. Dopo questi due anni, sono entrata a far parte dell'ENSMM, una scuola di ingegneria in Francia, focalizzata principalmente sull'ingegneria meccanica. Poi ho iniziato la mia carriera nell'industria automobilistica vicino a Stoccarda in Germania con l'obiettivo di entrare a far parte di una squadra tedesca di motorsport. Parallelamente al mio lavoro da ingegnere ho completato il mio dottorato di ricerca in Machine Learning. Ho lavorato al mio primo progetto in Formula 1 all'inizio del 2016 in Inghilterra. Poi sono entrata a far parte della Scuderia Toro Rosso all'inizio del 2017 come ingegnere strategico. Penso che il mio dottorato in Machine Learning mi abbia davvero aiutato a ottenere quella posizione.
Qual è la cosa più complessa del tuo lavoro?
La cosa più divertente è anche la più difficile: le qualifiche. È complessa perché si tratta della parte del weekend in cui la pressione è al massimo e tutto va velocissimo. Puoi perdere la finestra ottimale per pochi secondi e finire nel traffico, rovinando un'intera sessione. Quindi in questa fase dobbiamo essere davvero reattivi per dare al pilota le migliori possibilità di fare bene. Però è anche la più divertente perché spesso tutti i team si ritrovano a "giocare la stessa partita", cosa che in gara non succede. A volte tutti vogliono essere i primi in pista mentre altre volte tutti vogliono aspettare fino all'ultimo minuto, per evitare di essere i primi, anche se così rischiamo di non tagliare il traguardo.
E quella più stimolante?
Per me è la concorrenza. Con la Scuderia Alpha Tauri abbiamo il costante desiderio e bisogno di migliorarci: modificare i nostri strumenti, perfezionare il modo di lavorare e così via. Ed è davvero gratificante far parte di un gruppo che lavora per lo stesso obiettivo. Dobbiamo cercare di capire cosa hanno fatto le altre squadre e perché. Abbiamo tutti le stesse informazioni, ma è molto interessante cercare di capire come gli altri le sfruttano e come possiamo fare lo stesso. Se pensiamo che un concorrente abbia fatto qualcosa meglio di noi è molto motivante cercare di capire come possiamo migliorare per batterlo la prossima volta.
Il tuo lavorp però non riguarda solo i dati: richiede anche che tu interagisca con i piloti e, di conseguenza, entra in gioco la fiducia. È difficile stabilire un rapporto con loro?
Difficile no, ma ci vuole tempo per costruire la fiducia come per ogni relazione. Però penso che con i ragazzi del team siamo riusciti a trovare il nostro modo di lavorare e ci fidiamo di più l'uno dell'altro rispetto ai primi tempi. Dopo le prime gare di assestamento ho avuto molto più chiaro che cosa piacesse o meno ai nostri piloti, soprattutto per quanto riguarda le qualifiche e la gestione del traffico in pista. Questo ha migliorato molto la fiducia nel gruppo.
Lavori allo stesso modo con Yuki Tsunoda e con Pierre Gasly?
Entrambi i piloti hanno le stesse informazioni per quanto riguarda la strategia però cerco di adattare la conversazione a ciascuno di loro. Pierre ha più esperienza in Formula 1 e normalmente ci dà una sua idea in termini di cosa pensa di poter fare con la macchina prima della gara. Al giorno d'oggi siamo guidati principalmente dai dati quindi questo tipo di analisi del pilota aggiunge una prospettiva non trascurabile. Yuki invece è più concentrato sul comportamento delle gomme e spesso è propenso a darci la sua preferenza in termini di strategia su questo aspetto, ad esempio per la mescola di partenza.
Ultima domanda prima di salutarci: che consiglio daresti alle giovani donne che vogliono entrare nel mondo del motorsport?
A tutte loro vorrei dire questo: ci saranno sempre persone che saranno sorprese di vederti in questo ambiente e si chiederanno perché sei all'interno di un ambiente dominato dagli uomini. Ma se questo è davvero quello che vuoi fare allora fallo e basta!