Tre punti in più del fratello per farcela, per vincere il suo 9° titolo mondiale: “Chiaramente vorrei lottare per vincere la gara ma il nostro obiettivo è chiudere il campionato”, dice Marc Marquez nel giovedì di Motegi, in Giappone. Lì dove ha già vinto tre titoli, nel weekend in cui potrebbe vincere la centesima gara della sua carriera, in conferenza stampa con Marco Bezzecchi e Ai Ogura che quasi spariscono dietro alle sue parole. Marc spiega che guadagnare tre punti ad Alex nel corso di tutto il weekend di gara sembra semplice ma non lo è, aggiunge che “L’importante è vincere il titolo prima o poi. Chiaramente il valore di un titolo è sempre lo stesso”, continua. “Direi che nel 2013 è stato il più importante, anche se non l’ho vinto qui in Giappone ma a Valencia. È vero però che questo mondiale sarà quello della sfida più grande della mia carriera. Per me il valore di questo titolo è molto alto. Questi ultimi cinque anni sono stati molto difficili e alcune persone - tra cui io - possono pensare che io abbia perso del tempo da pilota. Ero più a casa che in pista. Eppure ho imparato tante cose nella mia vita personale, che è molto più lunga di quella professionale. Questo mi piace. Spero di non ripetere quell’esperienza ma sono contento, è la mia seconda vita in MotoGP e sarebbe importante chiudere questo circolo così”.

Bezzecchi dice che la classifica non gli interessa un granché, per poi aggiungere che certamente non si aspettava di arrivare in queste condizioni in Asia ma che, chiaramente, è un piacere che sia andata così. Di fianco, il sempre flemmatico Ai Ogura supera di slancio le quattro parole a cui ci ha abituati nel corso dell’anno. Non che ne esca fuori qualcosa di illuminante.
Quasi tutte le domande sono per Marc. Lui racconta che è impossibile non pensare al titolo, dice che se fosse stata l’ultima gara dell’anno sarebbe stato molto diverso e torna a parlare della chiusura di un cerchio iniziato 5 anni fa. “Una cosa che ho imparato è stata minimizzare il rischio. A me piace trovare l’adrenalina ovunque, ma minimizzare questo rischio… rispettare il proprio corpo e rispettare i tempi di recupero sono la prima cosa, poi c’è minimizzare il rischio”.
È in queste parole che capisci quanto Marc Marquez sia cambiato. Ha passato la stagione dando addosso i favori del pronostico ad altri, dal compagno di squadra al fratello, ora però si sta prendendo tutto il carico mediatico ed emotivo che il momento richiede. Non è più il Marc Marquez di Gresini, quello che vuole ritrovare sé stesso, né tantomeno quello che “il riferimento adesso è Bagnaia”, per non parlare del Marc in bilico tra il ritiro e un altro anno, gratis, per provarci ancora una volta mentre la gente lo guardava storto in un misto di compassione e fastidio. È un Marc Marquez con pieni poteri questo, più forte che mai perché affamato come un esordiente e letale come il veterano che è. D’altronde dei piloti presenti in griglia nel 2013, quando vinse il primo dei (quasi) sette mondiali in MotoGP è rimasto soltanto lui. A proposito dell’ultima idea di Liberty Media, quella di smettere col conteggio dei titoli nella classi minori, Marc dice così: “Nove o sette titoli mondiali? Non è nelle mie mani. Certo che i numeri sono importanti, ma la cosa più importante è che la gente si ricordi di me come di uno che ha dato tutto in pista. Per esempio questo mondiale per me conta più di altri, anche se nei fatti vale sempre uno”.
Tra le mani lo spagnolo tiene un casco speciale con un daruma, bambola giapponese legata al conseguimento dei propri obiettivi: quando raggiungi quello che ti sei prefissato con la bambola, puoi disegnarle un occhio dove c’è un’orbita vuota. Così, sembra che per una volta anche lui sia d'accordo col resto del mondo: il grande favorito di questa MotoGP si chiama Marc Marquez. Che, probabilmente, per domenica sarà disposto a rischiare come non aveva mai fatto quest'anno.