“Ma va là, è una cosa che abbiamo capito male tutti. Penso che anche la Federazione non permetterebbe mai una cosa del genere”. Sono parole di Giacomo Agostini, quindici volte campione del mondo. O, forse, solo otto volte campione del mondo? Sì, è quello che gli abbiamo chiesto a bruciapelo, in una telefonata durata solo qualche minuto e in cui l’argomento è stato solo uno: le tante voci che circolano sulla volontà di Dorna, ormai già a guida Liberty Media, di far sparire tutti i titoli mondiali vinti dai piloti non in MotoGP o in 500. Insomma, Ago ne avrebbe otto e non quindici, ma solo a dirglielo si mette a ridere. “Io ne ho vinti quindici – scherza – poi se qualcuno vuole sostenere che ne ho vinti solo otto, o cinque o nove, faccia pure, ma io mi ricordo esattamente quindici giornate indimenticabili, di quelle che vivi solo quando vinci e diventi campione del mondo”.

La butta sul ridere, prova a tagliare corto e sembra quasi che non creda a tutto quello che si dice. Poi si fa serio e aggiunge: “E’ chiaro che questi discorsi li ho sentiti pure io, che ho letto in giro quello che scrivono i giornali eccetera. Quindi non voglio dire che non sia vero o che sono invenzioni fondate sul nulla, ma ho un po’ la sensazione che il tutto sia stato interpretato in una maniera un po’ emotiva o allarmistica”. In effetti, c’è niente di scritto ufficialmente da nessuna parte, con Ago che comunque s’è fatto una sua idea. “Nel nuovo corso di Dorna e Liberty Media – dice – dovrà necessariamente esserci qualche cambiamento. Quindi se mi dite che magari loro vorranno dare più risalto ai titoli vinti in MotoGP o in 500 ci sta, ma da qui a dire che tra pochi mesi dovremo dire ‘l'otto volte campione del mondo Agostini’ o il ‘mai campione del mondo Angel Nieto’ non sta in cielo e non sta nemmeno in terra. Dai, su: non scherziamo. Secondo me è tutta una grande incomprensione che sarà chiarita anche velocemente”.

A preoccuparlo, rispetto al futuro delle corse, è altro. E, in particolare, il rischio che si tolga totalmente interessa alle categorie così dette minori. “La Moto 2 o la Moto 3 – dice ancora – esattamente come fu per la 125 e la 250 o per le categorie piccole e intermedie dei miei tempi, non sono mai state semplicemente contorno delle gare che contavano davvero. Hanno brillato di loro e vissuto di una loro forza e non possiamo dimenticare, soprattutto nel motociclismo moderno, che i campioni più grandi sono stati quelli che hanno vinto titoli anche in 125 e 250, in Moto 3 o in Moto 2. O sia in 125 che in 250 o sia in Moto 3 che in Moto 2. Ghettizzare le categorie minori, togliere loro visibilità e spazi adeguati, significherebbe far arrivare in MotoGP piloti sprovveduti, che non si sono misurati prima con niente che sia in qualche modo simile, e dentro lo stesso ambiente, della così detta Classe Regina. Il rischio di diventare come la Formula 1? Secondo me non esiste neanche quello. Anche perché è impossibile. La Formula 1 è distante dalle persone normali perché ormai si fa con macchine che le persone normali non potrebbero mai permettersi. Nel senso che una Ferrari o una McLaren se la possono permettere in pochi. Le moto, invece, anche quelle che costano tanto e che derivano dai prototipi delle corse, sono comunque molto ma molto più abbordabili. Sono due mondi troppo diversi e non saranno mai uguali, ecco perchè non sarebbe giusto rendere la MotoGP qualcosa di distante dalla gente come lo è la F1”.
Quella di Ago, però, non è una polemica e meno che mai una chiusura al futuro. “Le mie – spiega – sono considerazioni. Secondo me si sta andando troppo avanti con i commenti senza sapere cosa faranno davvero. Stiamo a vedere, perché alcune delle cose che si sentono dire per me non sono possibili o sono state capite e interpretate male. Anche questa cosa dei mondiali tolti e che andranno conteggiati solo quelli vinti in 500 o in MotoGP è una roba impossibile, penso che la stessa Federazione, se fosse vera, interverrebbe senza mezzi termini, impedendolo. Che poi si vorrà dare più visibilità a quelli vinti in Classe Regina è un altro paio di maniche. Quindi per me Marc Marquez a breve vincerà meritatamente il nono e non il settimo, così come Valentino Rossi ne ha nove, Nieto 12+1, Hailwood nove e così via. Facciamo attenzione a altro, piuttosto, perché ok i cambiamenti, ma la natura delle corse in moto deve restare quella di sempre, altrimenti nascerà magari un altro sport da fare con le moto, ma che non chiamerei nemmeno Motomondiale”.
