E’ nato spostato, ma tutti i piloti sono un po’ spostati, altrimenti farebbero tutt’altro nella vita. Solo che lui, Enea Bastianini, è nato spostato proprio. Nel senso che per pochissimi chilometri è romagnolo e non marchigiano e per ancora meno chilometri non è di Tavullia; quel tanto che è bastato per essere fuori di un soffio dalla terra magica di quelli della sua generazione che volevano fare i piloti. Non che la Romagna non ne avesse sfornati o non contasse su una tradizione motoristica sconfinata, sia inteso, ma se sei nato nel 1997, come Enea Bastianini, la città ideale è Tavullia. Lui c’è nato vicino, come vicino è sempre stato al cerchio magico di Tavullia, a Valentino Rossi, ai pilotini che sono più o meno tutti suoi coetanei, e alla Academy. Vicino, ma mai dentro. Perché ha scelto di andare avanti per la sua strada, affidandosi al numero uno dei manager da corsa, Carlo Pernat, e di giocare le sue carte in solitaria. I rapporti con Tavullia e i tavulliesi sono stati sempre ottimi, alcuni dei pilotini dell’Academy sono amici veri con cui è cresciuto insieme, la stima per Valentino Rossi (che lui stesso ha definito “idolo vero”) non è mai stata in discussione, ma Bastianini, pur sapendo che per guadagnarsi la pagnotta gli tocca faticare il doppio, balla da solo. O, al limite, col mitico Carletto.
Questo è bastato per far vedere Enea Bastianini un po’ come il figlio di un dio minore, come uno di quelli condannati a faticare un po’ di più per farsi largo nelle categorie dedicate ai più giovani e poi nel motomondiale. Adesso, però, è arrivato e che può giocarsela con chiunque anche in MotoGP lo ha dimostrato pure ieri ad Aragon, bagarrando di brutto sin dai primissimi giri e senza alcun timore reverenziale, nemmeno verso il leader del mondiale, Fabio Quartararo. Enea Bastianini non è fuori dal gruppo, anche se ci ha messo un po’. Bisogna dire, come ci ha ricordato anche lo stesso Carlo Pernat, che un po’ di responsabilità ce le ha anche lui: “C’è stato un momento nella carriera di Enea in cui la bussola sembrava un po’ persa. Dire che era discolo è riduttivo, però abbiamo lavorato tanto ed è rinato alla grande. La chiave? Una fidanzata che gli ha messo la testa a posto (ride, ndr)”.
Ricominciando quasi tutto da capo, fino ad arrivare a conquistare, lo scorso anno, il titolo mondiale in Moto2, meritando la fiducia di Ducati che lo ha portato in MotoGP. E qui ha ricominciato di nuovo, prendendo in mano una delle moto che, con tutto il rispetto, è tra le meno competitive e colmando il gap con una ferocia e una determinazione invidiabili. Combattendo pure contro l’inesperienza e la sfiga (che non l’ha risparmiato neanche un po’), fino alla gara “praticamente perfetta” di Aragon. “E’ come se ad Aragon si fosse finalmente aperta la porta del salotto e fosse riuscito ad occupare il suo posto al banchetto dei grandi – ha detto Carlo Pernat – Ducati gli ha messo a disposizione un’ottima squadra, si trova benissimo nel team, ma, oggettivamente, la moto è del 2019, quindi era normale che sia lui sia Marini faticassero un po’. Lo sapeva fin dall’inizio, ma è stato sempre convinto di poter far bene. L’anno prossimo avrà una moto aggiornata a fine 2021 con la promessa di qualche intervento in corso da parte di Ducati, quindi c’è grande fiducia per l’avventura con l Team Gresini. La tabella di marcia l’abbiamo scritta: arrivare in tre anni sulla Ducati ufficiale. E guardate che ce la può fare, perché è veramente un fenomeno e perché guida le motogp in un modo particolarissimo che gli permette di chiudere le gare con molta più gomma degli altri”.
Al di là dei risultati e dei progetti, però, oltre a Bastianini pilota c’è Bastianini ragazzo. Uno che, piano piano, s’è tolto dalle spalle quella sorta di etichetta da figlio di un dio minore e che è entrato nel cuore di tanti. “Se è entrato nella Pernat Academy un motivo ci sarà – ha scherzato ancora Carlo Pernat – E’ un pilota fenomenale ed è una persona straordinaria. Dopo la morte di Marco Simoncelli avevo promesso a me stesso che mai più avrei preso piloti sotto la mia ala: troppo dolore, anche se ero consapevole che rinunciavo a molte gioie per la paura di dover soffrire ancora come quando ho dovuto, abbiamo dovuto, dire addio a Marco. Sono venuti in tanti a bussare alla mia porta, ma ho detto sì a pochissimi e Enea è stato uno in cui ho visto subito il fuoco giusto. Veniva da un periodo veramente difficile, ma ce l’abbiamo fatta. Adesso, però, non siamo mica arrivati! E’ solo una tappa intermedia”.
A conferma quanto detto l'incredibile prestazione di Enea oggi, sulla pista di Misano che partito 12esimo, dopo aver registrato il giro più veloce, è riuscito conducendo una gara magistrale, a chiudere al terzo posto salendo così sul podio dietro a Fabio Quartararo e al vincitore Pecco Bagnaia protagonisti di un duello all'ultimo giro.