Per un giorno Josè Mourinho è passato da essere lo Special One al “Magic 1000”. Mille partite in carriera, mille panchine, mille emozione. Due Champions League, due Europa League e otto campionati tra Spagna, Italia e Inghilterra, se magari qualcuno non considerasse l’allenatore portoghese come tra i più vincenti della storia, sicuramente non può dire lo stesso per quanto riguarda il carisma. José Mourinho è José Mourinho, nessuno potrà mai eguagliarlo.
Perché la corsa dopo il gol a tempo scaduto della sua Roma sotto la curva giallorossa è soltanto l’ultimo (e il più tranquillo) degli episodi che hanno caratterizzato l’attitudine un po’ sopra le righe del tecnico portoghese. Perché José Mourinho il calcio lo vive come pochi altri, per certi versi esattamente come lo fanno i tifosi. Noi che quando crediamo di aver subito un’ingiustizia mimiamo il gesto delle manette, noi che perculiamo i nostri amici con la frase “Zero Tituli”. Insomma, lo Special One ha influenzato le nostre vite sportive e con molta probabilità continuerà a farlo.
Quella corsa inevitabilmente ci ha ricordato lo scatto felino di Carletto Mazzone nel derby tra Brescia e Atalanta. “E mo se famo il 3-3 vengo sotto a curva” disse l’allenatore romano rivolgendosi ai tifosi dell’Atalanta prima che Baggio segnasse. Da lì poi la storia ha parlato e, anche se in circostanze diverse, si è ripetuta. Gesti così apparentemente semplici fanno invece capire quanto un allenatore abbia a cuore la sua attuale squadra. Andare sotto la curva dei tifosi e festeggiare con loro sradica il confine tra calciatori e persone normali. Tutti uniti. E non è un caso che questo gesto Mourinho lo abbia fatto soltanto una volta sola.
2010, Camp Nou, Barcellona. Triplice fischio e Inter in finale. José Mourinho esplode di gioia e si lascia andare (forse troppo) in un giro di campo a tutto fuoco. Corre intorno ai suoi calciatori, va verso i tifosi con il dito in alto, dedica loro la finale. Ma quello che ci fa capire che, probabilmente, è uno dei migliori condottieri della storia del calcio lo notiamo in un frame del video in basso che vi proponiamo: L’ex portiere Victor Valdes va incontro allo Special One infuriato per la sua reazione finito il match. Muntari, Oriali, Toldo, Sneijder e un membro dello staff subito accerchiano il portoghese per proteggerlo. Il comportamento del loro allenatore forse è stato eccessivo, ma in quel momento può fare quello che vuole. E questo è un riconoscimento che va oltre le parole.
Perché uno come José Mourinho ti spreme fino all’osso, ma poi ti porta in paradiso. Le sue corse, le sue manette, le sue parole in conferenza stampa. I suoi gesti potrebbero sembrare soltanto mosse dettate dal suo smisurato ego, e in parte lo sono, ma in realtà il motivo è ben più radicato. Concentra l’attenzione su di sé per far stare tranquillo l’ambiente e i calciatori. La corsa sotto la curva della Roma ha evitato che la stampa parlasse di una vittoria risicata dei giallorossi così come le manette sminuirono il pareggio casalingo dell’Inter contro un avversario ben più debole. José Mourinho non fa mai le cose a caso e tutto quello che fa lo porta, costantemente, a vincere e alzare le coppe. Pure l’Europa League con un Manchester United in piena crisi. Ed è proprio con i Red Devils che, dopo una sonora sconfitta per 0-3, se ne uscì con un “Respect, I won more Premiership alone that the other nineteen managers together”, tutti zitti. Il problema è che noi non ti rispettiamo, ti amiamo.
E totalmente off topic, ma neanche più di tanto, mettiamo anche il momento in cui Josè Mourinho gelò con una frase l’eccentrico Tiziano Crudeli, storico tifoso milanista e commentatore televisivo.