Era difficile immaginarsi un inizio peggiore di quello che ha fatto la Juventus. 1 punto in tre partite, un pareggio-harakiri con l’Udinese e due sonore sconfitte con Empoli e Napoli. I risultati parlano chiaro: i bianconeri non girano. Dybala non è ancora un killer (o forse non lo è mai stato), la difesa regge l’urto più che può, ma viene affossata dal portiere. La sosta-Nazionali, gli infortuni e innesti di mercato che ancora devono abituarsi al peso specifico della maglia. Ma possiamo parlare di crisi-Juventus? Assolutamente no. Perché Max Allegri nel corso della sua carriera ci ha insegnato che è meglio partire male e finire bene che iniziare a bomba e concludere il campionato fuori dalla zona Europa. Anche se in questa serie A perdere punti per strada può rivelarsi fatale.
Dopo aver guidato il Sassuolo in serie B approda al Cagliari, terra toccata anche durante il calcio giocato. L’inizio in serie A del promettente Massimiliano Allegri, però, è da incubo. Cinque sconfitte di fila e panchina a rischio. Contro ogni pronostico, il vulcanico presidente Massimo Cellino decide di dargli fiducia e il tecnico livornese darà il via a una serie di risultati positivi che lo porteranno fino al settimo posto in classifica, ottenendo poi la salvezza matematica all’ottava giornata del girone di ritorno. Un risultato così straordinario che gli valse la Panchina d’oro come miglior allenatore della serie A. Stesso copione poi per le successive tre stagioni vincenti al Milan. L’anno dello Scudetto è caratterizzato da un inizio altalenante di risultati, nel 2011-12 (il famoso gol-non gol di Muntari che assegnò il titolo alla Juventus) vinse una sola partita delle prime cinque mentre durante la sua ultima in rossonero partì con tre sconfitte su quattro match, ma un grande girone di ritorno proiettò la squadra in zona Champions League.
L’eccezione delle partenze a rilento di Massimiliano Allegri è alla “prima” da bianconero con un en plein nelle prime sei giornate. Quell’anno si portò a casa anche una Coppa Italia e una finale di Champions League. Nella stagione 2015-2016, però, dopo dodici giornate, la Juventus aveva conquistato soltanto 10 punti trovandosi a -11 dalla Roma capolista. Il resto è storia. Tralasciando le due annate successive, quindi, possiamo dire che le partite iniziali dei nuovi cicli-Allegriani siano da incubo. Cambio di tattica, di allenamento o di approccio alle partite. Le “prime volte” dell’allenatore bianconero sono tremende, ma considerando le statistiche, una volta presa confidenza dello stile di gioco, saranno guai per tutti. Quest’anno però la cavalcata verso il tricolore è davvero tosta. Tra chi è partito meglio e sembra non accennare a passi falsi. La rosa della Juventus è parecchio inferiore alle altre, sia come organico che come qualità, ma alla fine a parlare sarà il campo. E per il momento chi ha alzato più Scudetti è stato proprio Massimiliano Allegri.