Qualche tempo fa, durante un GP di Formula1 in cui il pilota della Ferrari, Charles Leclerc, stava dando spettacolo, uno dei commentatori di Sky s’era lasciato scappare una frase che aveva scatenato non poche polemiche da parte dei “soliti sensibili”: date una macchina a questo pilota. Oggi quella frase torna in mente subito dopo la bandiera a scacchi del GP di Teruel, in MotoGP. Perché? Perché “date delle gomme a questi piloti” è quello che viene da dire dopo aver visto un gran premio in cui è successo tutto, o quasi tutto, negli ultimi tre giri, sia in testa alla gara, con lo strepitoso duello tra Francesco Bagnaia e Marc Marquez, sia in coda, con diversi corpo a corpo serratissimi a pochi km dalla bandiera a scacchi. In vetta l’ha spuntata Bagnaia, con l’italiano che ha conquistato la sua prima vittoria in classe regina e in sella alla Ducati del team ufficiale, seguito da un Marc Marquez che al MotorLand si giocava una sorta di ultima chance (egregiamente sfruttata) e che poi, finendo sul verde, ha dovuto mollare la presa nelle ultimissime tre curve. Bello, bellissimo! Ma quanto sarebbe stato bello se una roba del genere avessimo potuta vederla per tutti i quasi trenta giri del gp?
Invece no, l’abbiamo vista solo alla fine. Perché i piloti della MotoGP, da un paio d’anni a questa parte e forse anche un pochino di più, non possono contare su pneumatici che arrivano alla bandiera a scacchi, trovandosi ogni maledetta domenica a dover gestire in maniera esasperata rispetto a quanto è sempre accaduto nella storia delle corse. Gli addetti ai lavori dicono che il problema degli pneumatici è che sono troppo evoluti: talmente tanto votati alla performance da non poter brillare in costanza. Eppure proprio gare come quella di oggi dovrebbero dimostrare che agli appassionati non batte il cuore quando si abbattono i record, ma quando i piloti possono bagarrare. Sarebbe fregato niente a nessuno, qualcuno avrebbe vissuto emozioni minori, oggi, se Bagnaia e Marquez avessero girato un secondo più forte e, invece di dover fare il braccino per tre quarti di gran premio, se le fossero date di santa ragione come poi hanno effettivamente fatto negli ultimi giri?
La risposta è scontata: il motorsport è bagarre, prima di tutto bagarre. Poi, per carità, è anche esaltazione della ricerca del limite e, perché no, pure della tecnica e dei progressi della scienza. L’emozione, però, non prescinderà mai dalle sportellate e non c’è battistrada che tenga davanti al batticuore che ti fanno venire le battaglie come quelle di oggi. Che, sia inteso, non significa che Michelin falsa il campionato o che, come già si legge in giro sui social, oggi sono andati a podio i tre piloti che due settimane fa si sono lamentati di più delle gomme. E’ un caso e i complottismi, almeno dopo una gara così, vanno lasciati da parte. Però non vanno lasciate da parte le domande sull’opportunità di fare un passo indietro. Magari rallentando di qualche decimo i piloti mettendogli a disposizione gomme che non permetteranno i supermegarecord, ma che durino dall’inizio alla fine limitandosi ad una usura fisiologica, come è sempre stato, e non annientante, come invece è adesso. Oppure l’idea di vedere gran premi in cui ogni giro sembra l’ultimo non è abbastanza entusiasmante?