Un addio da 100 milioni. È questa la cifra monstre con cui Red Bull ha salutato definitivamente l’ex team principal Christian Horner che, dopo vent’anni, non sarà più a Milton Keynes. Un addio a peso d’oro alla squadra che lui stesso aveva contribuito a fondare e di cui era diventato anche CEO, oltre che bandiera: entrato in F1 come team di bibitari e diventato un colosso, tutto sempre sotto gli occhi attenti di Horner. Poi gli scontri, le lotte interne e il caso scoppiato a inizio 2024. Caos che non cancella le vittorie, tante, e una storia scritta di stagione in stagione.

“Quando abbiamo iniziato nel 2005 nessuno di noi avrebbe potuto immaginare il viaggio che ci attendeva, i campionati, le gare, le persone e i ricordi”, si legge nel comunicato diffuso dalla squadra. “Sono incredibilmente orgoglioso di ciò che abbiamo ottenuto come squadra, battendo record e raggiungendo traguardi che nessuno avrebbe mai creduto possibili. Porterò sempre con me tutto questo”. Adesso l’incognita futuro e la domanda è soltanto una: cosa farà uno come Horner? Difficile pensare che resterà a casa una volta scontato il periodo di gardening di nove mesi. Una pista era Cadillac, ma il CEO Dan Towriss ha escluso qualsiasi contatto, mentre resta viva quella di Alpine. I francesi sono chiamati a dare una svolta al programma F1, mai vincente e lontano dagli obiettivi preposti e la figura di Horner fa gola, ora più che mai, con l’ipotesi di un ingresso in squadra e l’acquisizione di una quota societaria per un ruolo alla Toto Wolff, il suo nemico n1.

Un addio che dà il via alla rivoluzione anche in casa Red Bull: l’arrivo di Laurant Mekies al posto dell’inglese sembra abbia fatto ordine e Helmut Marko, senza troppi giri di parole, lo ha confermato. Lo stesso austriaco, però, in Azerbaijan è tornato a parlare di mercato, ascoltando i messaggi lanciati da Isack Hadjar nel Media Day di Monza quando aveva detto di sentirsi pronto a saltare sulla RB21 a partire dalla prossima stagione. Per ora non c’è stata alcuna conferma, ma le parole del superconsulente sono state chiarissime: “Le monoposto a effetto suolo attuali sono molto speciali. E con il prossimo regolamento sarà necessaria una guida completamente diversa. Devi usare tanto cervello per l'utilizzo del sistema di recupero d'energia e altre cose. Dunque, credo che sia un buon momento per cambiare team”. Una mazzata per Yuki Tsunoda, destinato a battagliare con Liam Lawson per accaparrarsi uno dei due sedili della Racing Bulls, dov’è atteso l’arrivo dell’enfant prodige -che quest’anno non ha poi lasciato così tanto il segno in F2- Arvid Lindblad.

Intanto, però, in pista la Red Bull e Max Verstappen sono tornati a dettare legge. Due vittorie di fila distruggendo gli avversari, ma non ancora abbastanza per poter pensare di lottare definitivamente per il titolo e, a chiarirlo, è proprio l’olandese: “Dobbiamo aspettare le prossime gare per capire e vedere come andremo su piste ad alto carico”, ha spiegato ai Media presenti a Baku. “Ci sono ancora 7 gare da disputare e il mio ritardo da Piastri è di 69 punti. Sono tanti. Di base, tutto deve essere fatto in maniera perfetta da parte mia. Ma ho anche bisogno di essere fortunato con alcuni episodi che possano rallentare le McLaren. Dunque, è ancora qualcosa di molto difficile”. Difficile sì, ma non impossibile. Serve solo una Red Bull vincente considerato che, nelle ultime tre gare, da solo, ha conquistato più punti dei due papaya messi insieme. Un dato che, guardando a com’è andata la stagione finora, fa impressione.

