A Fabio Quartararo non è bastata la nuova livrea diabolica del suo casco (una versione speciale per il Gran Premio della Catalunya, con un joker enorme e caricato che ricopre tutta la calotta) per abbandonarsi all’entusiasmo e dimenticarsi dei problemi della sua Yamaha. Anche perché le carenze della M1 sono ormai croniche, apparentemente inamovibili, e non possono più essere nascoste da un guizzo energico, da una spolverata di talento a da una guida che, come quella del Diablo, cerca di oltrepassare i problemi. Così Fabio Quartararo - che giovedì aveva affrontato il weekend di gara catalano con un atteggiamento relativamente ottimista, sgargiante, riflesso nelle estremità verde fluo della tuta – si sta lentamente arrendendo all’ennesima sofferenza sportiva di un 2023 fin qui scarno di gioie. Il francese ha chiuso le qualifiche in diciassettesima posizione (a quasi un secondo dalla pole di Bagnaia) e ha tagliato il traguardo della Sprint Race in diciottesima. Per rendere il quadro ancor più impietoso sarebbe sufficiente ricordare che un anno fa Fabio Quartararo su Yamaha, al Montmelò, vinceva. Non solo, in qualifica centrava la prima fila con un tempo più veloce di sette decimi rispetto a quello odierno. Due anni fa, invece, il francese a Barcellona conquistava la pole position, risultando otto decimi più rapido del giro secco siglato in Q1 oggi. Nel 2020, infine, il Diablo in Catalunya saliva per la terza volta in carriera sul gradino più alto del podio in MotoGP. In tutti e tre i precedenti citati, la temperatura dell’asfalto era più alta dei 29 gradi rilevati oggi al Montmelò.
In fin dei conti, Mauro Sanchini ha perfettamente riassunto la situazione di Iwata in telecronaca a Sky: “Il 2022 per la Yamaha sembra distante 15 anni”. Fabio Quartararo, visibilmente sconsolato nel media debrief dopo la gara breve, probabilmente non gli darebbe torto: “È stata più difficile di quanto mi aspettassi, specialmente oggi. Perché l’anno scorso se non ricordo male avevo finito il venerdì undicesimo, ma al sabato poi ero migliorato. Questa mattina ho capito subito che sarebbe stato difficile, perché soffriamo molto in queste condizioni di basso grip, dove ci vorrebbe uno stile di guida più fluido, delicato. Oggi in partenza invece ho provato subito a frenare troppo forte e mi sono ritrovato ultimo, ma anche senza errore al primo giro il risultato non sarebbe cambiato più di tanto. Con questi risultati io provo a fare overriding (forzare la guida, ndr), forse troppo. Provo a frenare un po' più tardi, ad andare un po' più forte, ma la moto non mi permette di fare tutto questo, quindi arrivano di conseguenza gli errori. Oggi era uno di quei giorni in cui proprio non sentivo la moto. È un peccato perché tutti i weekend proviamo mille cose per cercare di trovare una soluzione, ma praticamente è da tre anni che abbiamo la stessa moto, conosciamo bene la base della moto, e quindi poi cerchiamo di trovare qualcosa che semplicemente non c’è. In questo momento non siamo nella condizione di usare la Sprint Race per prepararci alla domenica di gara. Cerchiamo solo la miglior prestazione possibile, cerchiamo soluzioni per trovare un modo di divertirci e guidare in modo più o meno normale. Quando il grip è basso ho sempre più problemi di Franco, come accadde in Argentina. Marc ha detto che l’unico modo per non essere frustrati è non guardare alla classifica? È quello che provo a fare anch’io, ma non è un problema di classifica, il problema è vedere gli altri di fronte a te e non vederli più dopo due giri. Conosco il mio potenziale in generale, conosco il mio potenziale in questo tracciato, ma non posso combattere con gli altri ed è questa la cosa più frustrante, perché non mi diverto”.