Cinque giri a cui aggrapparsi. A dover fare una sintesi totale delle dichiarazioni di Marc Marquez dopo la Sprint di Barcellona verrebbe da dire proprio questo. Perché l’otto volte campione del mondo, dopo il muso lunghissimo del Red Bull Ring, questa volta è riuscito persino a mostrare l’accenno di un sorriso. La sua moto è andata un po’ meglio del solito. Laddove, però, quel “un po’ meglio” si traduce comunque con “malissimo”. Undicesima piazza per lui, capace però di fare la differenza rispetto a tutti gli altri che guidano moto giapponesi.
“Per cinque giri sono riuscito a girare su quei tempi che sono il potenziale massimo di questa moto e è stato bello, perché fino a che è durata ho pure potuto godermi la battaglia tra Pecco e gli altri davanti. Sembra poco, ma in questo momento è molto” – Lo ha detto senza sarcasmo, scherzando ma non in maniera amara o maliziosa. Lo ha detto, semplicemente, come lo direbbe uno che ha dovuto imparare a accontentarsi e che è consapevole che più di quello che sta facendo adesso non si può fare. Non è, però, un Marc Marquez arreso (come invece sembra ormai essere il suo compagno Joan Mir), ma è un Marc Marquez che vuole capire. E vuole farlo insieme a una squadra che, per effetto di un contratto firmato in tempi non sospetti, non gli permetterà di muoversi da lì per almeno un'altra stagione.
“Mi avevano detto – ha scherzato – di fare molta attenzione con lo pneumatico posteriore. L’ho fatto, ma in cinque giri ho distrutto quello anteriore”. Segno che in Honda hanno perso la bussola e che se c’è uno che nonostante tutto riesce a mantenere un minimo di lucidità, quel qualcuno è proprio Marc Marquez. Non il solito Marquez, ma il nuovo Marc Marquez. Un otto volte campione del mondo che nel giro di pochi mesi s’è ritrovato a dover imparare che a volte si può godere di ciò che un tempo sarebbe stato considerato “insignificante”. Lo ha fatto oggi, assistendo da vicino alla bagarre tra i primi, e lo ha fatto soprattutto riuscendo a mettere la luce su quel poco di buono che ha potuto vedere e che ha saputo trovare.
“È strano per me dire 'È una bella giornata' quando ho iniziato dodicesimo e ho finito undicesimo. Ma devo dire che è stata una bella giornata. È strano, ma bisogna cercare quelle piccole motivazioni, anche se per momenti brevissimi. In partenza ho beneficiato dello spunto di Miller, ma poi per un po’ di giri ero più o meno con gli altri. Mi sono visto davanti e ho provato a spingere, alla fine quello è il mio gene. Sapevo che stavo usando molto, moltissimo le gomme, sia anteriori che posteriori, in quei cinque o sei giri. Più di ogni altra cosa, per me, è stato importantissimo vedermi lì vicino ai primi. Sono stati almeno cinque giri in cui li ho visti. È importante rimanere motivati. Poi ho rallentato, siamo tornati un po’ dove eravamo. Domani sarà una gara molto lunga, dove sicuramente soffriremo di più. Ma niente, personalmente sono contento del mio ritmo oggi”.