È un Fabio Quartararo sicuro, deciso, quello che incontriamo alla viglia del Gran Premio d’Olanda sulla mitica pista di Assen, non a caso definita la Cattedrale della moto. Saldo, in testa al campionato MotoGP, sogno di ogni pilota sin dagli esordi con le minimoto a 4 anni, il ventiduenne francese di origini siciliane risponde senza esitare. La scuola del motomondiale, dove Quartararo (con accento sulla “o” finale) ha esordito ancora quindicenne, tanto da richiedere una deroga speciale al regolamento, fa crescere in fretta, tra la pressione stellare, i contratti milionari e una vita zingara nelle piste di tutto il mondo. Nel parlare, però, scopriamo un ragazzo con un grande sorriso che, in virtù proprio della sua gioventù, vuole solo correre e divertirsi.
Leader del campionato, il sogno mondiale è sempre più vicino. Come ci si sente a essere vicino alla meta inseguita con tanti sacrifici?
Mi trovo in un’ottima posizione (22 punti sul connazionale Johann Zarco, 31 su Jack Miller, 32 su Pecco Bagnaia tutti su Ducati, ndr), ma il traguardo è ancora lontano. Il titolo MotoGP è il sogno per cui tutti siamo qui, ma non è un’ossessione. Adesso è il momento di restare concentrati, continuare a lavorare bene. Sono tranquillo, anche la sera cerco di distrarmi, guardare la televisione o il cellulare.
“Relax” è il nuovo mantra?
Non proprio, ma se guardo indietro, penso di essere cresciuto. Maturato. Questo grazie all’esperienza acquisita nell’ultimo anno e mezzo. Il 2019 era stata una stagione perfetta. Anche il 2020 era partito bene, ma poi sono arrivate le difficoltà tecniche. Era la prima volta che mi confrontavo con un problema simile e mi sono perso. Siamo tornati sulla vetta del mondo e mi sono perso una seconda volta. È stata dura, ma soprattutto a livello psicologico.
Con le ultime gare di Le Mans e Sachsenring hai dimostrato di essere un pilota completo.
Era importante fare bene in Francia sul bagnato e in Germania su una pista dove faticavamo. Questi risultati sono stati delle vere e proprie vittorie. Mi hanno rafforzato.
Qual è la cosa che temi di più?
In questo momento non ho paura di niente e nessuno.
In Germania hai conquistato il podio, mentre il tuo compagno di squadra Vinales è finito ultimo con Valentino Rossi 14°, Morbidelli penultimo. Cosa sta succedendo in casa Yamaha? Sei il solo a far andare forte la M1 un po’ come Marquez in Honda.
Non possiamo parlare di crisi Yamaha, perché alla fine sono in testa al campionato. La moto è andata bene sin dalla prima gara per cui non possiamo generalizzare. Anch’io ho avuto delle difficoltà, loro un po’ di più. La prestazione dei piloti Yamaha al Sachsenring non riflette in valori in campo. È solo una gara. È vero che stiamo facendo bene, ma non mi ritengo il Marc della Yamaha.
A proposito di Marquez, con la vittoria del Sachsenring Marc diventa un pericolo in chiave campionato?
Non mi fa paura, ma sicuramente il successo gli ha dato maggior confidenza dopo tanti mesi di sofferenza. Il Sachsenring è una pista dove Marc ha sempre dominato e ha colto l’opportunità, ma penso Assen sarà un’altra storia.
Cosa ti aspetti da Assen, ultima gara prima della pausa estiva?
Terminare 3° al Sachsenring è stato un buon risultato visto che stavamo faticando, ma Assen è uno dei miei circuiti preferiti, si adatta bene alla Yamaha e vorrei tornare al vertice.
Nell’attesa della gara in questi giorni ti sei divertito giocando a golf. Il tuo divertentissimo post dove imiti Kabhy Lame è diventato virale. Con 1,3 milioni di follower su Instagram, Fabio Quartararo sarà il prossimo influencer?
Influencer no, pilota! (ride). Khaby è straordinario con oltre 75 milioni di followers su TikTok, 25 su Instagram solo facendo questi video che ti fanno morire dal ridere. Ho parlato con lui ed è stato divertentissimo. Così ho deciso di fare lo stesso nel golf, Il video è andato benissimo, ma l’ho fatto solo per ridere un po’.
Cosa vi siete detti?
La prima volta è stato dopo Barcellona e la storia della tuta. Tanti hanno fatto il meme con lui, l’ho postato e lui l’ha visto, così ci siamo scambiati dei messaggi e abbiamo riso.
Tornando al caso della tuta, a distanza di tempo come valuti questo episodio?
Rifarei esattamente lo stesso, dovesse succedere anche cento volte.
Restando in tema social, lo sport è sicuramente una piattaforma privilegiata per lanciare dei messaggi sociali, vedi Lewis Hamilton e la campagna #blacklivesmatter. In MotoGP su 32 team solo il team Aspar si è esposto, vestendo di arcobaleno il suo logo, per il mese del pride. C’è un tema sociale che ti sta a cuore?
Non mi vedo nelle vesti di ambasciatore, sono solo un pilota e ho questi follower per quello che faccio: correre in moto a 300 chilometri all’ora e divertirmi con gli amici. In questo momento la mia mente è concentrata sull’andare forte, e non voglio pensare ad altre cose quando sono nel paddock. Anche i social sono uno strumento di divertimento, ma questo non significa essere insensibili. Non sempre bisogna mostrare quello che uno ha nel suo cuore.
Moto, ma anche moda e arte. Dove ti vedi tra 10 anni?
Mi vedo in moto, ma mi piacerebbe aprire una linea di abbigliamento, fare qualcosa con una bella marca.
Infine, che effetto ti ha fatto vedere Vinales con Nina e un Valentino Rossi che ha espresso spesso il desiderio di paternità? Potrebbe essere questo un motivo per ritirarsi?
Sono molto contento per Maverick perché mi immagino che sia una sensazione straordinaria. Quanto a Valentino, non voglio entrare nella sua vita privata, ma credo che non abbia bisogno di un buon motivo per smettere. Vale resta una leggenda del nostro sport e sarà solo lui a decidere del suo futuro.