“Marc Marquez vuole vincere dove Valentino Rossi non ha potuto”, scrive la collega Ana Villaécija su Motosan.es, accompagnando il titolo con una grossa immagine di Valentino Rossi sulla Ducati. A stupirci, più che altro, è stato il tempismo della notizia: davvero arriva soltanto ora? Di giorni per elaborare questa teoria ce n’è stato parecchio. Per il resto, un’opinione del genere va presa come quello che è, ovvero una piccola provocazione per produrre traffico sul sito, cosa che - per quanto ci si ostini a credere il contrario - fa parte del mestiere del giornalista. Certo è, però, che Marc Marquez sta facendo tutto tranne questo. E non soltanto perché, come si legge sui social, Valentino lasciò una moto vincente per fare un salto nel vuoto (con Yamaha, nel 2004) o per guidare quella Ducati che in quegli anni solo Casey Stoner era riuscito a mettere davanti a tutti.
Marc Marquez ha deciso di andare sulla Ducati del Team Gresini, ammesso che verrà ufficializzato, per disperazione. Non lo stavano certo cercando uno come lui, non c’era una grossa operazione fatta di contratti milionari e grossi sponsor interessati al progetto: Marc se n’è andato per tornare a vincere, punto. L’ha fatto lasciando Honda, i suoi uomini, i soldi sul tavolo. L’ha fatto per salire su di una moto non ufficiale per un anno soltanto, che poi sarà l’anno della verità: se va bene si sale, se va male si torna a casa. Perché se non dovesse mettersi davanti agli altri sette piloti Ducati qualche dubbio su di lui la gente comincerebbe ad averlo. Se arrivasse costantemente dietro a Bagnaia, Martín e Bezzecchi, giusto per citare i primi tre in classifica, difficilmente riuscirebbe a portarsi a casa un altro contratto da 12 milioni a stagione. Tutto questo, l’abbiamo scritto, più che vigliaccheria dimostra grande dignità ed un certo coraggio da parte di Marc, che più di ogni altra cosa vuole correre. Correre e arrivare davanti.
Valentino Rossi ha fatto un’altra cosa: ha cambiato per dimostrare al mondo che era l’uomo, non la macchina ad essere migliore. A volte gli è riuscito splendidamente, altre meno, ma dei sette titoli vinti nella classe regina quattro sono con Yamaha e tre con Honda. Con quest’ultima avrebbe potuto continuare, con la prima ci ha provato dopo il biennio in Ducati dal quale, inutile dirlo, è scappato solo a fine contratto. Senza lasciare i suoi lì, senza scatenare un mercato selvaggio a metà ottobre. Marc Marquez è un uomo con un’ossessione, Valentino in MotoGP è stato un pilota con un sogno. Lo sforzo che viene ci viene richiesto, semmai, è quello di apprezzare ognuno per quello che è, per ciò che può regalare allo sport del motore. Che è, questo sì per entrambi, tantissimo.