Da quasi trent’anni Carlo Pernat conosce chiunque sia entrato per più di un paio di volte nel paddock della MotoGP. È sempre presente Carletto, con le sue camicie prese in serie e un occhio da lince per tutto quello che succede tra i team e i piloti. Lo ha raccontato nel suo Belìn Che Paddock e lo dimostra ogni volta che viene interpellato da testate e televisioni. Ecco, tra team e piloti ha conosciuto nel profondo anche Fausto Gresini, a cominciare da quando era compagno di squadra di Loris Capirossi fino alle ultime stagioni della MotoGP, in cui i due hanno lavorato insieme. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare di Fausto, della sua passione e dei suoi piloti.
Ciao Carlo, inutile dirti perché ti stiamo chiamando.
"Fausto. Io collaboravo con lui. Non tutti lo conoscevano bene, era una persona molto riservata. Non era uno che cercava pubblicità. Lui come pilota aveva vinto due mondiali, ma non era solo un campione del mondo, era anche un amico. Perché quando Loris insidiò il suo primo posto nella squadra Fausto lo aiutò lo stesso, si era creata una bella amicizia: è difficile che un pilota che ha vinto due mondiali ti aiuti a vincere il tuo quando lui può portarsi a casa il terzo, ma è andata così”.
Quella volta Fausto prese anche un pugno da Hans Spaan…
“Si, e se è vero che il compagno di squadra è sempre il primo avversario è anche vero che Fausto si è dimostrato veramente uomo, oltre che pilota e campione. E da lì è partito tutto, Gresini con la passione ha fatto cose straordinarie. Nel ’94, quando lasciò, si impegnò a fondare il suo Team con una capacità professionale e imprenditoriale che francamente si vedono davvero di rado nell’ambiente. Molto preciso, umano e competente. Non è un caso che lui, a partire dall’anno scorso, era l’unico al mondo con un Team in tutte le categorie, a partire dalla MotoE con cui ha vinto il mondiale assieme a Ferrari, alle sue squadre in Moto3, Moto2 e MotoGP. Non c’è squadra che abbia fatto una cosa del genere. Questo ti fa capire la capacità imprenditoriale di Fausto. Anche perché ricordo che la Gresini Racing avrà più di settanta dipendenti, o come diceva lui 70 famiglie".
Nel corso degli anni ha lavorato con alcuni dei piloti più veloci della storia.
Si, infatti c’è da dire che Fausto era anche un grande talent scout. Questa cosa è passata un po’ sotto silenzio perché lui era umile e non andava a cercare pubblicità, però tantissimi giovani sono passati attraverso lui, non ultimo Bastianini.
Ma poi ha avuto fior di campioni come Melandri, Gibernau… Ed era l’uomo di fiducia della Honda. E sai, non è per tutti. Poi ha preso la decisione di andare in Aprilia, ci ha pensato a lungo, una casa italiana importantissima si era rivolta a lui. Lui è il numero uno, nel motomondiale. Per tutta una serie di cose, dai piloti che ha gestito a quelli che ha scoperto, senza scordare le gare che ha vinto. E poi certo, va a raggiungere due dei suoi grandi pupilli, Marco Simoncelli e Daijiro Kato".
"Fausto sarà sicuramente ricordato come uno dei più grandi appassionati ed esperti di questo mondo. Conosceva tutto, dalle moto ai piloti. E poi è difficile che un ex pilota diventi imprenditore, ne conosco pochi. Ci ha provato Kenny Roberts ed è andata male, Agostini faceva più il gestore che l’imprenditore. Ed anche con Valentino vediamo che non è facile. Servono strutture, persone di fiducia, passione. La Gresini Racing deve rimanere viva, continuare, restare nel mondo delle corse. Ed è il momento peggiore per dirlo, lo so, ma bisognerà trovare una soluzione anche a questo”.