Un pilota, due versioni di sé stesso e tanti avversari fatti inc*zzare, persino a parecchi chilometri di distanza. Max Verstappen a Imola è stato anche questo, perché non ha solo vinto in pista, prendendosi di forza il successo e demolendo tutti gli altri: è diventato un chiodo fisso nella mente di chi, nei giorni che hanno preceduto la gara, non ha smesso di pensare a quel record fatto segnare al Nürburgring a bordo di una Ferrari 296 GT3 del suo team, il Verstappen.com Racing, durante un turno di prove in vista della 24 Ore, parte della serie NLS. Ha scatenato un putiferio, perché quel tempo non è passato inosservato, anzi.

C’erano state tante voci, finché non è stato proprio Max a confermarlo, quasi come se girare più veloce di tutti all’inferno verde, il circuito più temuto al mondo, dopo appena mezza giornata, fosse l’ennesima cosa “normale” fatta al volante di una vettura: “Sì, il giro è stato più veloce. Però io non ero lì a dimostrare di poter battere il giro record o qualunque altro record, ero lì solo per divertirmi e imparare la pista”, ha voluto precisare a Imola. “Non ci avevo mai girato dal vivo, nemmeno con una macchina stradale. Chiaramente ho passato molto tempo al simulatore, con migliaia di giri e hanno aiutato”. Aveva cercato di rimanere nell’anonimato, scendendo in pista sotto il nome di Franz Hermann, ma quel tempo è stato più forte di qualsiasi copertura. Ha stupito tutti, ma ha anche fatto inc*zzare chi su quella pista, negli anni, si è costruito una reputazione. Un record accolto non nel migliore dei modi dai protagonisti del mondo GT, quasi come se quel tempo, 7'48"999, avesse ferito l’orgoglio di chi al Nürburgring ci ha corso e ci ha vinto, anche tanto. E in un attimo è scoppiato un caso, perché tutti si sono chiesti cosa avesse di irregolare quella vettura, quasi come se fosse impossibile girare dopo appena cinque o sei giri su quel ritmo. C’è chi ha parlato di un BoP (Balance of Performance) alterato, settato con i parametri di un’altra serie a cui il team prende parte, il DTM, e chi invece ha sostenuto che il motore montato sotto quella 296 fosse privo di alcuna restrizione.
Ci ha però pensato Max a zittire tutti, alla sua maniera: diretta, senza fronzoli, replicando a un tweet di Maro Engel, pilota ufficiale del programma GT Mercedes, che sosteneva l’olandese avesse girato con specifiche favorevoli: “Sbagliato. Non diffondere falsità se non sai come è stata messa a punto l'auto e il motore. Perché dovrei guidare su una pista NLS con il BoP sbagliato? Ti auguro una buona gara domani”, risposta a cui Engel ha controbattuto: “Sembra quindi che le voci nel Paddock fossero false”. Tanti attacchi gratuiti, quasi a voler sminuire a tutti i costi quanto fatto in una “normale” giornata in pista. Atteggiamento ripreso poi a Imola quando, interrogato sulla polemica, Verstappen ha aggiunto: “È stato un commento davvero stupido. Il record, in qualche modo, alla fine c'è stato e non capisco perché gli altri piloti si sentano così offesi. Parlo sempre positivamente della GT3 e della competizione lì, e non sono uno che critica nessuno. Voglio solo divertirmi e ho trovato questo commento un po' superfluo”.

La verità però è un’altra, e questa volta è il record sul giro a diventare superfluo: questa è l’ennesima dimostrazione di quanto ciascun pilota sia egoista nella propria natura, disposto a fare di tutto pur di sembrare, o nel miglior caso di essere, migliore di tutti gli altri. Non conta chi c’è davanti, perché l’obiettivo è primeggiare, sempre. Nessuno è disposto a perdere, così come nessuno di quei piloti fortissimi, perché nonostante corrano in serie meno sotto i riflettori lo sono, è disposto ad accettare che un ragazzo salga in macchina per divertirsi e in un attimo sia già lì con loro. E quando quel qualcuno è tra i piloti più forti del mondo tutto è ancor più amplificato.
