Una nuova sfida dettata dall’innovazione, ma sempre nel solco della tradizione del Cavallino Rampante. È così che John Elkann ha presentato il progetto Ferrari Hypersail, che segna l’entrata nel mondo della vela della Scuderia inaugurando l’ultima delle avventure di casa Ferrari. “È un’occasione per allargare i nostri orizzonti tecnologici” ha poi spiegato il Presidente, perché la prima “creatura” ideata e progettata a Maranello sotto la guida di Giovanni Soldini e Guillaume Verdier promette di essere un’autentica rivoluzione. Una notizia che però ha sollevato non pochi dubbi negli appassionati che più che la vela seguono la F1, visto soprattutto il periodo complicato che sta affrontando la Rossa, in pista e fuori.

Nelle ultime settimane tante sono state le indiscrezioni su una possibile crisi interna alla squadra, con il team principal Frederic Vasseur dato già per partente al temine della stagione nonostante le parole stima di Lewis Hamilton e Charles Leclerc, oltre alla calma mostrata dallo stesso francese che, più volte, si era detto sereno e volenteroso di voler soltanto lavorare per migliorare. La verità però è una sola, rassicurante per tutti coloro che all’annuncio del programma hanno pensato “Perché invece di migliorare in F1 si pensa alla vela?”: non c’è da preoccuparsi, perché Hypersail non impatterà sull’attività della Scuderia, anzi. Sarà l’ennesima piattaforma su cui poter travasare tutto l’apparato tecnologico sviluppato nelle competizioni e in generale nel mondo automotive, nonostante un legame che con il mondo racing esista e sia forte, tant’è che persino la scelta del nome rimanda alle competizioni e, nello specifico, a quella 499P che negli ultimi tre anni ha conquistato tre successi a Le Mans. Né tantomeno il progetto influenzerà il budget a disposizione della Scuderia, considerato che il tetto massimo di spesa introdotto con il Budget Cap, attualmente di 135 milioni di euro, è ben inferiore rispetto alle possibilità della Ferrari.
Quello dello del Cavallino Rampante poi non è nemmeno il primo caso in cui una squadra di F1 si dedica, in maniera diretta o indiretta, alla progettazione di un monoscafo da competizione: nel 2014 toccò a Red Bull Advanced Technology e Adrian Newey cimentarsi nella sfida, progettando il catamarano Ben Ainslie Racing che partecipò all’America’s Cup del 2017. Una pratica abbastanza comune per spingersi al limite dell’innovazione tecnologica e, magari, poterne beneficiare anche nel mondo delle competizioni.

Quanto invece alle difficoltà che finora si sono viste in pista, una prima reazione è attesa questo fine settimana al Red Bull Ring di Spielberg dove, stando a quanto riportato dai colleghi di AutoRacer.it, sulla SF-25 dovrebbe debuttare un nuovo fondo, deliberato con l’obiettivo di correggere i problemi emersi in questa prima fase di Mondiale caratterizzata da una vettura con sì del potenziale, ma incapace di esprimerlo a pieno e con regolarità. Dopo il fondo però sarà la volta della sospensione posteriore, considerata da tanti nel paddock il vero male della monoposto: non a caso, il più delle volte si è parlato di una perdita di performance dovuta alla modifica delle altezze da terra, ritenuta inevitabile per non incappare in sanzioni (pesanti) come quelle di Shanghai. L’Austria, quindi, rappresenta un primo crocevia per la stagione della Scuderia, un’occasione per scrollarsi di dosso un po’ della pressione che, inevitabilmente, ha accompagnato tutti nelle ultime uscite. C’è da reagire in pista nonostante delle ambizioni che, dopo nemmeno metà campionato, sono già lontanissime. E no, la vela, così come tutti gli altri progetti portati avanti parallelamente dal Cavallino Rampante, non c’entrano nulla.
