Emblematico il video di mister Vasseur pubblicato dall'account social ufficiale della Ferrari, che – apparentemente scazzatissimo dopo il GP di Miami – frigge quattro parole che possiamo sintetizzare come: “Siamo andati bene – sorry – non benissimo”. Mani in tasca, roba da uno passato di lì per caso. Invece no, stiamo parlando del Team Principal della più nota scuderia di Formula 1. Lui arrivato dopo i macelli di Arrivabene e Binotto, che ora solleva il leggero dubbio del “Abbiamo fatto buone qualifiche [ma dove che Leclerc si è pure schiantato? ndr] ma è un problema di incostanza, non di aggiornamenti della macchina”. Eccallà. Dito puntato contro i due ragazzi, Leclerc e Sainz, che a fine gara parlottando tra loro pare si siano detti: “#cheffiguradimmerda proprio qui a Miami che c'abbiamo degli amici”. Prima di ribadire davanti alle telecamere un corale: “Speriamo nei prossimi sviluppi dell'auto, che è difficile da guidare, gestisce male le gomme...” e altre cantilene simili. Solita roba, insomma, solito buio in un weekend americano trattato come i migliori super show a stelle e strisce. Con tanto di ingresso da vere star di Hollywood dei piloti sul rettilineo. Da cui però la Red Bull è uscita frizzante e vincente in full HD e 4K, in tutto lo splendore della sua livrea Technicolor prodotta per l'occasione. Quanto basta per dare non una ma due sverniciate secche ai piloti di "rosso vergogna" vestiti. Ovvero quando Verstappen se li è letteralmente bevuti, durante la rimontona con la "lattina" più veloce del mondo.
Imprendibili i Tori energetici, azzoppato nuovamente il Cavallino paonazzo. Gusto amaro per tutti, tranne per Fernando Alonso che, con la sorprendente Aston Martin, ha scoperto che quest'anno può giocare nel ruolo del James Bond: azzardando e mostrando a tutto il Circus il suo fascino magnetico al volante, con tanto di frasi a effetto, sparate nei team radio, durante le gare da cineteca. Una situazione che, al netto delle belle speranze Ferrari per il prossimo giro di Imola, ha richiamato alla memoria un deja-vu chiamato Alesi-Berger. Ovvero il dinamico duo che negli anni Novanta promise tanto, ma raccolse un po' pochino. Con quel parallelo tra l'incostanza di Leclerc e quella che fu di Alesi, entrambi forieri di errori quanto di grinta e motivazione. Roba che oggi come allora porta pochi frutti. Dove il momento "più no che nì" di Leclerc fa il paio con l'onesto lavoro del bistrattato Sainz, che però è forse il più realista e concreto della coppia, come lo fu Berger. Amarcord a parte, però bis, resta il dubbio su cosa passi davvero per la testa di Vasseur: davvero c'è un progetto che porterà crescita e successo? Oppure è un temporeggiare politico in attesa di tempi migliori? Un far chilometri giusto per esserci, per tenere su il teatrino della rivalità a tutti i costi, dentro una Formula 1 che chiaramente ama ormai più lo storytelling televisivo piuttosto che lo sport in senso assoluto? Il gran capo del Circus, Stefano Domenicali (ex-Ferrari, per chi non ricordasse...) ha qualcosa da dire in merito? Ai posteri dei piloti futuri l'ardua sentenza...