Accontentarsi di quello che passa il convento. Soprattutto quando ciò che passa il convento, che nel caso specifico si chiama “Yamaha”, si è rivelato migliore, o comunque più affidabile, di ciò che è finito nel piatto di quelli più blasonati, che nel caso specifico si chiamano Maverick Vinales, Fabio Quartararo e Valentino Rossi. Sembra essere questa la sintesi del “Franco Morbidelli pensiero”, alla luce delle ultime dichiarazioni rilasciate al canale ufficiale della MotoGP. Il riferimento, è chiaro, è al fatto che la sua moto, nonostante lo scorso anno sia arrivato ad un passo dal campione del mondo Joan Mir, non sarà l’ultimo ritrovato delle M1 e non avrà tutti gli aggiornamenti delle moto ufficiali. E’ stato così anche lo scorso anno, però, e Franco Morbidelli, insieme a quella vecchia volpe del suo capotecnico Ramon Forcada, hanno saputo capitalizzare al meglio ciò che avevano, piuttosto che lamentarsi di ciò che non avevano.
"Il 2020 è stato un grande anno – ha detto l’italobrasiliano - Mi aspettavo di migliorare, mi aspettavo risultati più soddisfacenti rispetto al 2019, ma non così tanto significativi. A fine anno ero molto vicino al campionato e da come eravamo cresciuti me l'aspettavo. Tanto che sono un po’ frustrato per questo, perché sono arrivato ad un passo dal campionato senza vincerlo, ma sono comunque molto contento di quello che ho ottenuto rispetto a quello che ho perso Ho finito l'ultima stagione sapendo che avrei avuto la stessa moto di quest’anno, ma va bene così. Forse cambia qualcosa, non lo so. Certo, vorrei avere le stesse specifiche degli altri tre piloti, la stessa Yamaha che hanno tutti i piloti. Ma non so niente di questo aspetto, sinceramente e lavoreremo con quello che avremo a disposizione”.
Parole, quelle del giovane pilota romano, che segnano definitivamente un balzo di maturità e una nuova consapevolezza. Perché la vera forza, a detta di chiunque e anche per sua stessa ammissione, è stata nella testa, in un approccio nuovo al lavoro, alla fatica e alle corse in genere. “Ho lavorato tanto sulla mia forma fisica, sulla mia concentrazione, sulla mia professionalità - ha proseguito Franco Morbidelli - ho imparato che la dedizione e la concentrazione sono molto importanti, anzi fondamentali, per fare una buona prestazione in MotoGP, quindi voglio mantenere questo tipo di atteggiamento e magari provare a fare anche un passo in più”.
Chi potrà aiutarlo in questo sarà Valentino Rossi. Non l’idolo di sempre, come era quando Morbidelli era un bambino, non il collega d’esperienza, come era quando Morbidelli è diventato un pilota del Mondiale, ma come compagno di squadra. “Per me è un sogno – ha aggiunto l’italobrasiliano – il compagno di squadra è il primo avversario, certo che proveremo a batterci a vicenda, ma troveremo il modo di rielaborare il nostro rapporto. Un conto sono le corse e il lavoro, un conto i rapporti umani. Da un punto di vista strettamente professionale penso che lui avrà da dare a me molto di più di quanto io potrò dare a lui. Anzi, non vedo proprio cosa potrei dargli. Il bello di Valentino è che sai di poter imparare da lui, ma non sai mai veramente cosa impari finché non lo impari. Non spiega nulla, lo mostra. Insegna con l’esempio. Ha molta esperienza e sa molto di questo sport”.
Uno sport che è cambiato molto nell’arco di pochi anni. Per alcuni aspetti decisamente in peggio, visto che i piloti non sono più quei personaggi sopra le righe che invece erano fino a qualche anno fa e assomigliano sempre di più a atleti inquadrati dentro una vita fatta di allenamento e regole o, come recentemente ha detto Cal Crutchlow, a veri e propri robot. Ma anche uno sport che su altri aspetti è migliorato ed in cui il livello di competitività è aumentato notevolmente, se si pensa che ormai l’alternanza sul podio è quasi una regola e che la vittoria non è più qualcosa a cui possono ambire i soliti due o tre.
Ma un favorito, o comunque qualcuno da battere, c’è sempre e per Franco Morbidelli nel 2021, in attesa di capire come e quando rientrerà Marc Marquez, l’avversario da tenere maggiormente d’occhio sarà Suzuki. “Penso che la Suzuki sarà la moto da battere, perché è chiaro che vorranno confermarsi dopo il successo dello scorso anno. I due piloti Suzuki, Joan Mir e Alex Rins, saranno molto duri. Devo concentrarmi sui risultati e cioè gara per gara e vedere cosa succede alla fine del campionato. Voglio partire con l'idea che posso vincere il campionato, perché l'anno scorso sono riuscito ad essere molto vicino. Ma la MotoGP è una giungla piena di animali arrabbiati. Sarà una lotta difficile”. Ma entusiasmante per chi dovrà semplicemente godersi lo spettacolo.