La Superbike è tornata a dare spettacolo. Lo ha fatto quando tutti si erano già messi il cuore in pace, pronti a vedere un’altra stagione vinta in carrozza da Jonathan Rea. Invece la Yamaha è cresciuta e Toprak Razgatlioglu è a un passo dal titolo, ma non solo. Anche Scott Redding, in questa seconda parte di campionato, corre per vincere. Tre piloti, spettacolo in pista, spettacolo fuori.
Come ai tempi d’oro dei fratelli Flammini, i tempi di Pierfrancesco Chili. Così lo abbiamo contattato per farci raccontare quelle corse, quei periodi. Lui che, lo spiega subito, le corse delle derivate le guarda poco: “Non seguo quasi per nulla la Superbike - esordisce Frankie - So che Toprak e Johnny se le stanno dando di santa ragione, mi dicono che ci sono delle belle gare. Però per un motivo o per un altro non riesco mai a vederle. Onestamente mi sono concentrato su altro e non ho più quella routine che serve per guardare la Superbike”.
Non ti emozionano più come una volta?
“Non essendo direttamente interessato e non avendo soddisfazioni dirette preferisco seguire altre cose… E avere soddisfazioni da altro, sai?”.
Effettivamente per uno che lì ci è stato, ci ha corso e ci ha vinto guardare lo show dalla televisione dev’essere quasi noioso.
“Si, poi io non sono un collezionista, sono uno che aveva un rapporto con la moto abbastanza violento. Ci violentavamo a vicenda e poi sai, in terra ci andavamo tutti e due… Ma anche sul podio ci arrivavamo insieme”.
Però saprai che questo weekend si corre a Misano, i tuoi Bagni Romina saranno a 10 chilometri dal circuito… E sarànno 10 anni senza Marco Simoncelli.
“Ah si, mi accorgerò di sicuro che corrono, so anche che pianteranno un albero alla Curva della Quercia per Marco, la famosa curva dei suoi capelli”.
Quando correvi tu c’era ancora la vecchia quercia su quella curva ?
“Penso di si, ho cominciato a correre lì nell’83, penso che ci fosse ancora. Infatti la chiamavano così perché c’era quest’alberone, però il circuito era ancora al contrario. Io non ho mai corso a Misano col giro che fa adesso, lo hanno cambiato l’anno dopo che ho smesso”.
Allora ti è andata bene!
“(Ride, ndr.) Avevano già cominciato a modificarlo alla parte del Rio, però mi ricordo la vecchia Brutapela era un’altra cosa. Io ho vissuto quel circuito e per me Misano era quello là. Sai, quando arrivavi al Curvone… Lì si faceva il tempo. Il “verde” quella volta era l’erba, il gas lo chiudevi da solo non c’era bisogno della race commission”.
Cosa ti ricordi di Marco Simoncelli?
“Non l’ho frequentato tantissimo, però capitava a volte di incontrarci da qualche parte, a qualche festa ecco. Quello che mi piaceva di lui è che era uno spontaneo, un po’ come me. Molto diretto, pane al pane. Ho un grande rispetto per lui, purtroppo il nostro sport… A volte il destino è un po’ così. Lui se n’è andato facendo la cosa che più gli piaceva nella vita e in quella frazione di secondo un’infinita serie di cose hanno combaciato ed è spaventoso. Non ci fosse stato il controllo di trazione, non si fosse attaccato allo sterzo per rimanere sulla moto… Poi la moto ha tagliato la pista anziché scivolare e lui ci ha rimesso tutto”.
A Misano sarà anche l’ultima di Valentino Rossi in Italia. L’ultima volta che ci siamo sentiti, prima dell’annuncio del ritiro, avevi detto ‘spero che non batta il mio record: il ritiro a 42 anni’.
“Mi ricordo. Si vede che non si sta divertendo, è da un po’ di anni che non riesce più ad essere incisivo come prima, diciamo che sono arrivati anche tanti ragazzi giovani e smettere adesso forse sarà meno doloroso rispetto a cinque anni fa”.
Che ricordo hai del tuo ritiro? Come si sente un pilota?
“Io rimasi a piedi nel mondiale che era il ’94, il team non aveva più soldi e me lo dissero a febbraio. È stato l’anno più duro per me, capisci che tutti ti fanno credere di contare qualcosa finché gli fai comodo. Nel momento del bisogno però non c’era più nessuno. Capisco che era febbraio, ma non ho trovato una soluzione. Sono stato male, molto. Moltissimo. Dopo sei mesi ho avuto la fortuna che Franco Farnè veniva in spiaggia da me e gli ho chiesto se mi faceva provare un Ducatone, un Superbike. Quando l’ho provata sono rimasto impressionato, era una moto da corsa. Me l’aspettavo blanda. Invece cazzo, andava bene. Così ho contattato Andrea Merloni e via”.
In quattro gare stavi già davanti a Fogarty…
“Mi ero preso bene! Poi ricordo il ’95, l’anno dopo, una grande soddisfazione che però non sono riuscito a completare al 100%. Ho fatto una wildcard col Cagiva che era fermo in garage da 8 mesi, avevo il secondo tempo nelle prove, ma Gianfranco Castiglioni non mi lasciò uscire a provare la pole. Quindi partii terzo, ma avevo un gran passo gara e onestamente contavo di vincerla. Sono partito male, ho forzato e al secondo giro alla staccata della San Donato sono andato dritto. Sono caduto, mi sono rialzato e ho fatto decimo”.
Che bellezza. Anche se forse quel giorno non eri troppo contento…
“Eh no - ride - volevo essere lì con Doohan alla Bucine, sicuramente non vinceva lui!”.
Quest’anno probabilmente il titolo lo vincerà Fabio Quartararo…
“Non è detto, non è detto! Bagnaia è ancora in lotta. Basta un errore per avere il fiato sul collo. E poi lì si corre peggio, capito? Se Quartararo dovesse sbagliare e Bagnaia vincere, dopo sarebbe tutta da vedere. Anche l’anno scorso a Jerez sembrava che Marquez avesse già vinto il mondiale, invece hai visto cosa è successo? Ora non è più quello di prima. Tanta gente quest’anno ha detto che Marquez avrebbe smesso, invece io lo vedo ancora ignorante come prima. Ha solo un bilanciamento corporeo diverso. Perché quando c’è da prendersi due rischi il primo a fare la differenza è lui. Vuol dire che l’ignoranza ce l’ha ancora tutta, non ha paura. Quest’anno ha vinto due gare, invece di altre Honda davanti ne vedo poche”.
Bagnaia è cresciuto, Quartararo ha meritato i suoi risultati e Marquez sta migliorano costantemente: come vedi il 2022?
“Ah, la vedo bene. Ci sono anche altri che stanno venendo sù. C’è Martin, c’è Enea Bastianini… Enea è un pilota che mi piace anche per la sua maturità. Dopo bisognerà vedere quale sarà la risposta di Yamaha con Quartararo e Morbido, quest’anno ha avuto i suoi problemi però sai…E poi c’è il Dovi”.
È vero! La sensazione però è che il team di Razlan Razali, dolo l’exploit al debutto, ora si trova in difficoltà con la possibile uscita di Petronas. Pare anche che i giapponesi non abbiano preso troppo bene i risultati eccezionali del team satellite nel 2020.
“Questo non è mai stato in discussione, è sempre stato così per qualsiasi casa. È così in Honda, in Ducati Superbike… come team esterno puoi vincere una o due gare e fare onore alla squadra, ma è come se Pramac stesse puntualmente davanti al team ufficiale. Anche questa cosa che l’anno prossimo ci saranno ventiseimila Ducati… Faranno il trofeo Ducati ma chi deve vincere? Sempre quei due là! Però è sempre stato così”.
Valentino Rossi, lo raccontava suo padre Graziano in un’intervista, non ha preso troppo bene la scelta di Yamaha di portarlo nel team satellite.
“Vale nel team satellite ci è andato da tempo. Non divertendoti di più non giri più come prima. Attenzione, lui non va piano. Ma nell’arco del campionato non è più consistente: durante gara prima era un toro e riusciva a venirne fuori, magari in frenata. Ora frenano tutti come degli assatanati e lui non riesce più a divertirsi, perché se non arrivi davanti il gioco è finito. Anche se arrivi a un secondo va bene, vai forte, ma nel nostro mestiere quel tempo è tutta una vita”.
Pensi che avrebbe potuto fare una buona scelta passando in Superbike come hai fatto tu?
“No, assolutamente. Io ci sono andato perché sono sempre stato un pilota privato. Il rapporto tra me e Vale è mille a uno, nel senso che reputo lui mille e io uno. Io sono stato un po’ un Robin Hood, ho rubato ai ricchi per dare soddisfazione ai poveri. Valentino invece ha fatto delle cose incredibili, ha portato la passione alla gente. Poi a volte in alcune situazioni, tra sponsor e altro forse ha dovuto mostrare una faccia un po’ diversa rispetto alla sua. Dove cominciano a girare i soldi cominciano anche i problemi. Però ecco, ringrazio anche tutta la gente che è venuta a salutarmi quest’anno al mare. Si preoccupano del mio problema ma incontro gente splendida, spontanea. C’era una famiglia di olandesi che era ferma da venti minuti nella piazza dove ho la spiaggia, vedevo che guardavano dentro. Ho detto ‘ha bisogno?’ e mi hanno risposto in inglese… questo era un mio ex tifoso abbastanza giovane, la moglie mi ha detto che sono sempre stato il suo idolo, ha voluto la foto. E piangeva. Mi fanno un piacere queste persone, si vede che qualcosa, nella vita, l’ho fatto”.