Vuole mettere la quinta e pure la sesta. A noi di MOW l’aveva anticipato già qualche settimana fa, quando non c’era ancora la firma sul contratto, e da come Danilo Petrucci ci aveva raccontato di quella proposta avuta da Barni era stato abbastanza chiaro che una scelta l’aveva già maturata dentro. Quelli come Danilo Petrucci sono così: ok tenere conto di tutto, ma alla fine è alla pulsione che si deve dare ascolto. Lo ha fatto quando ha deciso di pagarsi praticamente da solo i primi anni nel motomondiale, con una moto non competitiva e che aveva più grane che sponsor sulla carena; lo ha fatto ancora quando ha lasciato Ducati per tentare l’avventura in KTM e lo ha fatto quando, dopo una vita tra i cordoli, s’è buttato nel deserto della Dakar vincendo pure una tappa.
Il cuore, poco più di un anno fa e dopo l’addio alla MotoGP, gli aveva detto di andare a viversi una esperienza in America e anche lì gli ha dato ascolto, così come ha fatto quando Suzuki gli ha proposto di guidare in un gran premio la moto dell’infortunato Joan Mir. Era un rischio, ma l’ha corso, perché “come fai a dire di no alla MotoGP?”
Quel “come fai a dire di no” sembra diventato un mantra nella carriera del pilota di Terni, perché è scritto nero su bianco che è uno che c’ha provato sempre, provando pure a alzare sempre un po’ la posta. Anche contro ogni legge. Persino quella che lo vuole oggettivamente svantaggiato. Correrà con Barni, nel mondiale SBK, in sella a una Panigale V4R che è andata fortissimo quest’anno con Alvaro Bautista, che però pesa poco più della metà di Danilo Petrucci. “E’ vero che un pilota della mia stazza rischia di essere penalizzato in Superbike – ha detto il ternano – Ma io voglio provarci. D’altra parte con questa cosa ci faccio i conti da sempre e ormai non la considero neanche più un problema”. Ha disobbedito, in qualche modo, anche a Ducati, che pure gli aveva suggerito di restare nell’AMA Superbike per aiutare il marchio ad affermarsi negli Stati Uniti. Però quei circuiti gli stavano stretti, il non poter spremere la Rossa gli suonava quasi di peccato mortale. Meglio, allora, sfidare il mondo… scegliendo un mondiale.
“Sono molto contento di essere tornato con Barni – ha detto ieri dopo l’ufficializzazione della firma con la squadra italiana - Il 2011 è stata una delle mie stagioni migliori, ma la cosa più importante è che non potevo dire di no all'opportunità di correre nel Mondiale Superbike con una moto così competitiva. È un campionato in cui non ho mai gareggiato e non vedo l'ora di misurarmi con la concorrenza. Voglio ringraziare tutto il team Barni per avermi dato questa opportunità e tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo accordo". Parole da comunicato stampa, chiaramente, che possono riassumersi, però, alla Petrucci maniera: le due sole leggi a cui obbedire sono il cuore, quando batte, e il motore, quando corre e ti permette di competere.