Un anno fa, o giù di lì, sapeva poco o niente del suo futuro. L’unica certezza è che sarebbe salito per l’ultima volta da “pilota titolare” su una MotoGP: una KTM tutta arancione che non gli aveva dato le gioie della Ducati tutta rossa con cui per due volte era salito sul gradino più alto del podio e che, anzi, gli aveva pure fatto maturare l’idea che smettere sarebbe stata la cosa più giusta. Una vita nelle corse, prima al seguito di suo babbo – che si chiama Danilo come lui – e che guidava il camion di Loris Capirossi e poi una gavetta pazzesca cominciata con il minitrial, passata ai cordoli dei campionati minori e approdata in MotoGP con un mezzo e una squadra che erano roba da avventurieri. Però Danilo Petrucci è uno che ha dovuto imparare il gusto delle cose difficili e che ti riassume tutto in poche parole: “se non parti non saprai mai dove puoi arrivare”. L’anno scorso, nei giorni che hanno preceduto Valencia, Danilo Petrucci aveva cominciato a smettere per ricominciare a cominciare, che detta così fa un po’ di confusione, ma rende l’idea e a spiegarcelo è stato proprio lui, in una telefonata (rigorosamente in vivavoce) mentre stava raggiungendo Todi in macchina dalla sua Terni.
Danilo, è passato un anno…
Eh lo so, ci pensavo qualche giorno fa e a me ne sembrano tre. Un pilota che smette è un pilota che pensa che finirà tutto con l’ultima gara, io invece non ne ho mai fatte così tante come in questo ultimo anno. Mi sono divertito, ho avuto gioie pazzesche, mi sono pure incazzato di brutto qualche volta e, come sempre, ho rischiato un po’ la pelle, ma quello ormai fa parte della mia vita. Va bene così, le emozioni valgono anche quando non sono bellissime e l’importante è la costante. Nel mio caso la costante ha un nome solo: motocicletta. La moto è ancora la moto.
Sulle gioie possiamo immaginare che il riferimento sia alla tappa vinta alla Dakar, ma sulle incazzature che ci dici?
Sì, la tappa vinta alla Dakar, l’aver concluso senza nessuna esperienza pregressa tutta la corsa dopo aver rischiato di non partire a causa del Covid beccato pochi giorni prima. Ma tra le gioie ci metto anche l’aver scoperto l’affetto della gente, paradossalmente in questo anno fuori dalla MotoGP ho sentito intorno a me un calore a cui prima non avevo fatto caso. Le incazzature? Quelle fanno parte del gioco. Nel MotoAmerica a volte ne ho prese di grosse, perché lì ci sono circuiti strettissimi, con dei crateri incredibili sull’asfalto e condizioni a cui certo non ero abituato. Non ho vinto, ma sono comunque contento, solo che adesso avrei voglia di mettere pure la quinta e la sesta.
Ci stai anticipando qualcosa?
No, niente di ufficiale, ma non è un segreto che ho offerte, una in particolare che è molto concreta, per il Mondiale Superbike.
Barni?
Sì, Barni. Quindi con Ducati. Conosco la Panigale, è una gran moto, e nel mondiale potrei, appunto, mettere anche la quinta e la sesta, cosa che invece non ho potuto fare nel MotoAmerica (ride, ndr). Certo, i problemi per me resterebbero quelli di sempre, ma l’idea di provarci comincia a stuzzicarmi di brutto.
Parli dei problemi di peso? Adesso è una questione molto dibattuta, con Redding che se ne è fatto paladino per la SBK e Luca Marini che ha parlato di “peso minimo” per la MotoGP…
Quando lo dicevo io non mi dava ascolto nessuno! Su moto così estremizzate il peso conta tantissimo, ma la verità è che non ascolteranno neanche Redding e Marini, perché le case non hanno alcun interesse a zavorrare le moto. I piloti piccolini avranno sempre un vantaggio, questo è innegabile, soprattutto con gli pneumatici di adesso, ma penso che si possa vincere e fare bene anche se si pesa qualche kg in più degli altri. O comunque si deve imparare a farlo. Bisogna provarci, insomma!
Quindi correrai nel Mondiale SBK o no?
Vedremo. Per ora ti rispondo solo vedremo.
E la Dakar?
Ecco, quella vorrei rifarla. Il deserto un po’ mi manca. Quest’anno avrei dovuto partecipare all’Africa Eco Race con la Ducati DesertX, ma quando ci siamo messi al lavoro per pianificare tutto ci siamo resi conto che non c’erano i tempi per la dovuta programmazione. Però l’Africa Eco Race non scappa e la DesertX è sempre lì ad aspettarmi, quindi l’appuntamento è solo rimandato. A proposito di Africa Eco Race, sto seguendo un po’ le avventure di Alessandro Botturi, lui è un grande davvero. Quanto alla Dakar, invece, ci stiamo lavorando
L’AMA Superbike è dunque un capitolo chiuso?
Non ho deciso, come ho già detto, ma mi sto guardando intorno perché ho voglia di divertirmi ancora di più e di competere su altri teatri. Quest’anno la mia moto e la mia squadra erano praticamente nuove e ce la siamo dovuta giocare con un team, una squadra e un pilota che invece erano perfettamente calibrati sui circuiti di quel campionato. Alcuni, fidati, sono allucinanti, ci sono delle buche che nemmeno in alcune città italiane. Essersela giocata fino alla fine è stato un gran risultato, ma voglio divertirmi di più
Il divertimento è comunque sempre la chiave di tutto, anche per un professionista che ha raggiunto il massimo raggiungibile nel suo sport…
Certo! Prendi la MotoGP: io non ne potevo più davvero. A Valencia, l’anno scorso, ero sia triste che felice nello stesso momento, perché da un lato non sapevo cosa sarebbe successo dal lunedì successivo e quale sarebbe stata la mia vita, ma dall’altro ero felice perché sapevo che quella vita lì non avrei dovuto farla più. Un pilota che non si diverte è un uomo che comincia a pensare a quello che fa. E quando un pilota pensa troppo poi finisce per chiudere il gas, perché sopra alle moto ci si mette la pelle. E’ tutta questione di divertimento, di atteggiamento positivo che ti porta a non pensare troppo a quello che stai facendo e al prezzo che rischi di pagare. Io non nascondo che lo scorso anno stavo per mollare a metà stagione, quando mi sono reso conto di non essere competitivo come avrei voluto. Capisco la scelta di Andrea Dovizioso, con lui su tantissime cose l’abbiamo pensata sempre alla stessa maniera, e smettere a Misano è stata la scelta giusta per lui, perché andare avanti in quel modo lì non aveva senso e ha avuto un bel coraggio a dire basta in corsa
Ingaggi, contratti e denaro non c’entrano niente?
Sono importanti, ci mancherebbe, ma non sono certo la prima ragione di un pilota. Di nessun pilota. Io, ad esempio, con quello che ho guadagnato dalla Dakar mi ci sono ricomprato la moto della Dakar: c’ero troppo affezionato
Alla MotoGP non ci pensi più per niente?
Ho fatto quello che dovevo fare, ma certo non sono chiuso a nessuna possibilità. Però la vita mi ha insegnato a valutare le occasioni man mano che si presentano. Quando lo scorso anno sono sceso dalla KTM a Valencia pensavo che quella sarebbe stata la mia ultima volta su un bolide della MotoGP, invece quest’anno è arrivata la chiamata di Suzuki per sostituire Mir. Gran bella esperienza, anche se ho faticato come un matto, perché la MotoGP richiede un lavoro a monte pazzesco. Se capita… perché no?
Se omettiamo di fare il nome dell’altro pilota che ha smesso lo scorso anno a Valencia, possiamo dire che dopo l’addio di Danilo Petrucci la MotoGP non è stata più la stessa!
Ahahaha, Valentino Rossi come fai a ometterlo? Vale è Vale e è stato un onore essere in pista con lui.
E Marc Marquez?
Che gli vuoi dire a Marquez? In termini di talento assoluto è ancora senza rivali. Però si vede che ha una strana posizione in sella e che non ha ancora trovato la migliore forma, speriamo che per l’inizio del mondiale 2023 sia tutto ok e che anche Honda risolva i guai della moto
A proposito di Valencia, domenica per chi farai il tifo?
Io a questa domanda non so rispondere. Non è che non voglio, è proprio che non lo so. Pecco ha vinto sette gare e guida una Ducati, e è chiaro che per me la Ducati è la Ducati. Se vinci sette gare sei il più forte e sei quello che merita più di tutti, non c’è certo niente da dire su questo. Però come si fa a dire che Quartararo ha demeritato? Ha guidato a lungo la classifica nonostante una moto problematica, mettendoci tanto del suo per essere più forte anche dei limiti della M1 e mantenendo sempre un atteggiamento positivo, sempre il sorriso. Vincerà uno solo, perché è così che funziona, e lasciamo che sia la pista a dire chi. Non chiedetemi di scegliere!