In questa atipica stagione della MotoGP la grande domanda sembra essere soltanto una: è più spettacolare con Marc Marquez nel ruolo di funambolico mattatore o senza, con uno stuolo di piloti pronti a giocarsi il titolo a tre Gran Premi dalla fine? Per Agostini non ci sono dubbi: “Da un lato è bello perché non vince sempre lo stesso. Ma chi guarda da casa vuole avere il suo idolo, un campione che vince sempre. Gente come Maradona, Pelé e anche Rossi sono seguite perché hanno vinto tanto, altrimenti non avrebbero tutta quest’aura. Vogliamo vedere un fuoriclasse fare cose che per gli altri sono impossibili. Invece oggi ogni gara viene vinta da un pilota diverso, forse perché manca Marquez. Purtroppo la caduta di Jerez lo ha messo fuori gioco.”
Un’analisi che però è difficile da condividere appieno: pensate a Marco Lucchinelli, che di mondiali ne ha vinto uno soltanto. O a Kevin Schwantz, un mondiale anche lui. Sono piloti rimasti nel cuore degli appassionati più di altri, certamente più titolati ma meno carismatici. Perché il genio, con una citazione di monicelliana memoria, è fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione. Tutta roba che fa innamorare la gente più delle coppe in bacheca. Certo è che non avere Marc Marquez in pista è un peccato, specialmente se consideriamo il livello inarrivabile che aveva messo in mostra durante il primo round di Jerez. Le corse però, come amano dire i piloti, sono anche questo.
Poi Agostini, inevitabilmente, parla della decisione di Valentino Rossi di continuare ancora un anno: “Per carità, ognuno pensa con la propria testa e quindi è giusto decidere in base alle proprie sensazioni - ha esordito Ago - Se Valentino vuole continuare a correre e gli danno una moto non possiamo certo criticarlo. Se me lo chiedi personalmente, ti dico che quando ho iniziato a non vincere più come prima ma ad arrivare secondo o terzo tutti hanno detto che ero finito e mi ha fatto male. A quel punto però ho pensato di aver fatto moltissimo per questo sport e che era arrivato il momento di cedere il mio posto a qualcun altro - ha continuato il 15 volte iridato - non è facile per nessun atleta abbandonare il proprio sport perché è qualcosa che fai con tanto amore passione. Io mi ricordo che dopo il ritiro passai tre giorni a piangere, quindi capisco che per Vale sia dura, ma io ho avuto la forza di farlo”.
Per continuare a lottare però, anche quando le cose non sono più facili come prima, ci vuole una forza altrettanto grande.
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