Gigi Dall’Igna è sempre serafico, attento e preparatissimo. In MotoGP passa i turni in pista sulle sedie dei piloti, dopo un bel risultato di una qualunque tra le sue otto moto è sempre nel box a parlare con il diretto interessato e quando non c’è la MotoGP è nel paddock della Superbike. Ed è proprio dalle derivate che l’ingegnere veneto, in una lunga intervista in video ai colleghi di GPOne, comincia a raccontarsi: “Alvaro sta facendo un lavoro incredibile, tira fuori il massimo dalla moto ma cerca di portare sempre a casa il risultato. La costanza è fondamentale in tutti i campionati, specialmente quando ci sono così tanti piloti competitivi”. Nello specifico parla di Rea e Razgatlioglu, ma evidentemente anche di Bagnaia in MotoGP. Dove, spiega, il peso di un pilota è sempre più rilevante: “In tutti i campionati normalmente c’è un bilanciamento complessivo tra mezzo e pilota. Gli unici in cui non c’è nulla sono i nostri, MotoGP e Superbike. Il peso però è fondamentale sia in termini di prestazioni che di aerodinamica e consumo gomme. A volte incide anche sull’utilizzo dei freni”.
Lo sa bene Danilo Petrucci, attualmente impegnato con Ducati nel campionato AMA Superbike. Non è un mistero che, dopo quest’anno immerso nel sogno americano, The Handyman potrebbe debuttare nel mondiale SBK: “Danilo è un pilota davvero importante per noi. È stato molto legato a Ducati e ha fatto cose bellissime con noi, ribadisco: ogni volta che ripenso alla sua vittoria al Mugello mi emozione. L’America, anche quella è importante e lo stiamo aiutando. L’obiettivo è vincere, e tra le opzioni c’è anche il campionato del mondo Superbike. Una wildcard quest’anno a Portimaõ? Ammetto che ci stiamo ragionando, non smentisco di certo”.
Poi Dall’Igna passa a parlare di tecnica, partendo dai punti di contatto tra la Ducati Panigale V4 R e la Desmosedici GP22: “Il motore della Panigale è figlio di quello della MotoGP. Lo studio di termodinamica, dei condotti e delle camere di combustione sono stati presi direttamente da dei nostri studi sulla MotoGP. Anche dal punto di vista dell’elettronica, tutte le strategie che avevamo sviluppato sono state travasate pari pari sulla Panigale. Nell’aerodinamica anche, sulla V4 R ci sono ali derivate da quelle della MotoGP. La stessa cosa si può dire con le quote ciclistiche”.
Niente, però, arriva ad emozionarlo come un motore a due tempi: “Mi è capitato di recente di togliere carene e motore da una 250 di qualche tempo fa, uno vede davvero quant’erano semplici quelle moto rispetto alle attuali. Se uno toglie la carena della MotoGP non riesce a infilare neanche un sensore. Sulla 250 era tutto più semplice, anche lavorarci. I motori venivano revisionati in pista, i pistoni si cambiavano tutti i giorni e si rodavano i motori… Un altro mondo, un altro sistema che adesso sarebbe impensabile. Ma resta un fascino incredibile, ogni volta che sento una moto, una 250 accesa, mi scendono le lacrime. Un’emozione unica”.
Tanto che, parlando degli stoppie di Jack Miller, Dall’Igna ammette di avere un legame strettissimo con le “sue” Desmosedici: “Ho un rapporto particolare con loro, prima che escano per entrare in pista le accarezzo sempre tutte e due. E se avessi modo di farlo le accarezzerei tutte e otto, ma mi accontento delle factory. È una cosa che mi imbarazza a dire, ma è la realtà”.
L'ingegnere veneto si lascia anche andare a qualche considerazione sul suo lavoro: “Quando vinci hai quasi un bisogno fisico di tornare a farlo - spiega - La vittoria è, per forza di cose, un’unicità di questo lavoro. Di cose tristi da fare ce ne sono tante, penso a quando devi gestire il budget. Magari finisci a fare le pulci al lavoro degli altri, tagliando le idee che potrebbero avere potenziale per far uscire un numero compatibile con le richieste dell’azienda. La scelta dei piloti? Non viene fatta da una persona soltanto. Un pilota è prima di tutto una persona e va selezionata come una persona, non come un computer o un motore. Forse perché sto diventando vecchio, ma lavorare coi giovani mi piace moltissimo”.
Infine, Dall'Igna torna a parlare della Moto3, categoria che non ha mai nascosto di apprezzare moltissimo, al punto che se non fosse per una questione tecnica - i motori sono Honda o KTM - probabilmente a Borgo Panigale ci sarebbe già un team Moto3: “È una categoria fondamentale per i piloti. Se uno riesce ad acquisire la sua fiducia quando è giovane poi diventa più facile. Il rapporto di fiducia che c’è in quei momenti poi si può anche rafforzare. È sicuramente più semplice lavorare in MotoGP con piloti che hanno fatto la gavetta con te. Chissà, magari un giorno potremo farlo”.