Quando il Covid19 è entrato a piedi pari anche nella vita del paddock, facendo chiudere le porte a chiunque non fosse strettamente legato ai team e a garantire i gran premi, lui e la sua macchina fotografica sono stati tra i pochi per cui si è agito in deroga. Perché Gigi Soldano è il narratore per immagini del motomondiale e sono suoi gli scatti più famosi di una vita di corse in moto. Decenni a bordo pista, dietro gli obiettivi delle sue macchine fotografiche, immancabile in pista quasi quanto sono immancabili i piloti. Ecco perché dopo i primi due gran premi del 2021 abbiamo deciso di chiamare proprio lui, Gigi Soldano, uno che per la stessa natura del suo mestiere tende a notare i dettagli. “Sono autorizzati a stare a bordo pista solo dodici fotografi e solo noi di Milagro – ci ha raccontato – siamo tre. Direi che è una buona percentuale, no? Ma spero davvero che tutto questo finisca e che si possa tornare al vero motomondiale. E’ ancora come se mancasse qualcosa di troppo importante e, in effetti, mancano due protagonisti ormai da troppo tempo: il pubblico e Marc Marquez. Per rivedere Marquez l’attesa forse è finita, ma per il pubblico non so e faccio fatica a vedere la luce in fondo al tunnel”.
Il fatto che molti del paddock abbiano potuto sottoporsi al vaccino non ha fatto allentare un po’ la morsa?
Ma che? Il vaccino è stato un importante di più, ma il protocollo rimane quello dello scorso anno per il momento. Negli ultimi dieci mesi io ho fatto più di settanta tamponi, giusto per rendere l’idea. In Qatar, tra l’altro, è stato tutto molto più rigido ed il tempo è stato lunghissimo perché tra test e gare è come se fossimo stati lì per quattro o cinque gran premi di fila. Prima di partire tutti si sono dovuti sottoporre a tampone, poi ancora un altro all’arrivo in aeroporto prima di andare in quarantena in hotel, senza poter uscire dalla stanza, fino all’esito. In caso di esito positivo si finiva in una struttura dedicata, appunto, ai malati di Covid, mentre gli altri potevano raggiungere il circuito, ma solo con un autobus messo a disposizione dall’organizzazione. Poi, con lo stesso autobus, si tornava in hotel senza poter uscire. Però in questo momento è necessario così e va bene così. Al primo GP s’era anche vista un po’ di gente, ma al secondo è stato vietato ogni ingresso e hanno stretto ulteriormente le maglie.
Si dice che con il ritorno in Europa si potrà rivedere anche un po’ di pubblico. C’è chi ipotizza il Mugello a porte aperte…
Me lo auguro, ma non lo so. Di sicuro non ci sarà a Portimao e credo neanche a Jerez. Avevo sentito dire che forse in Francia avrebbero autorizzato qualche presenza in più, ma pare che non sarà così, tanto che c’è stato un momento in cui s’è pensato che il gran premio a Le Mans potesse saltare. Il Mugello è subito dopo, per ora mi accontenterei di avere la certezza che si farà, piuttosto che starmi a chiedere se in tribuna e sui prati rivedremo un po’ di appassionati e tifosi. Spero che tutto questo possa essere messo definitivamente alla spalle quanto prima, ma quello che vedo oggi è che il livello di attenzione è ancora altissimo: il ritorno alla normalità dovrà essere graduale, quindi non so quanto tempo ci vorrà.
Per l’altro grande assente di cui si è sentita tanto la mancanza, invece, l’attesa è finita…
Sì, ho sentito e sono contento. Marc Marquez, al di là del tifo, è un grandissimo campione, un fenomeno e un funambolo e saperlo a casa sul divano è stato doloroso per chiunque ama davvero questo sport. C’è chi sostiene che lo scorso anno, senza il dominatore incontrastato, il mondiale sia stato più avvincente. E’ un punto di vista, ma, da dentro, l’assenza di Marc Marquez s’è sentita e anche tanto. Ora è finalmente pronto a tornare e sarà avvincente capire quanto riuscirà ad essere competitivo, quanto ci metterà a piazzarsi sul podio e, soprattutto, come reagiranno gli avversari. Recuperare un protagonista ci aiuterà a vedere uno spettacolo sicuramente più bello, a prescindere da ogni altra valutazione più o meno tecnica, più o meno da tifosi.
Il pilota che, invece, è protagonista da più di un quarto di secolo potrebbe essere alla sua ultima stagione, visti anche i risultati delle ultime due gare e visto che lui stesso ha legato la decisione proprio ai risultati. Vedi un Valentino Rossi stanco, deluso, pronto a smettere o cosa?
Vedo che non è cambiato nulla. Ho fotografato Valentino Rossi per quasi trent’anni, conosco ogni minimo segno del suo viso, ogni sua espressione, ogni gesto e ogni postura e una cosa posso dirla con assoluta certezza: è il Valentino di sempre. Sono in questo mondo da tutta la vita, so riconoscere un pilota che ha deciso di smettere e che ormai è lì solo per chiudere la carriera, così come so riconoscere quelli che ormai hanno altro per la testa e pensano ad una vita diversa. La vita di Valentino Rossi è ancora correre in moto. Lui è quanto di più distante da quelle immagini: traspare ancora una fame incredibile dai suoi occhi, la stessa di sempre.
I risultati del Qatar non dipendono dalla carta di identità?
Non ha più vent’anni, si vede qualche ruga, e questo è innegabile, ma chi sostiene che Vale non sta facendo risultati perché è vecchio, stanco o arreso non ha mai visto con quale attenzione è nel box, con quale entusiasmo si allena, con quanto agonismo scende in pista. E’ chiaro che ha qualche problema, l’età non c’entra niente. Ed è altrettanto chiaro che ha una voglia feroce di risolverli quei problemi. Uno che sta per mollare non ha quella faccia lì, fidati. Piuttosto vuole misurarsi con le sue sensazioni per capire al netto di tutto se e quanto è competitivo e quindi affrontare serenamente la scelta. Se un sabato fai il quarto tempo e il sabato dopo il ventesimo, se nella seconda gara fai gli ultimi giri con il passo dei primi, l’età non c’entra assolutamente niente: hai solo qualcosa da mettere a posto.
Pensi che non smetterà? C’è chi sostiene che, a prescindere dai risultati, correrà ancora per un anno per poter salutare la sua gente…
Non lo so se smetterà o meno e non è una domanda che mi faccio. Se sentirà di dire basta dirà basta alla fine del 2021, se sentirà di poter esserci ancora ci sarà anche nel 2022, tutti gli altri discorsi e tutte le altre costruzioni sono solo chiacchiere da bar. Lui ha avuto tanto dalla sua gente, ma non penso che la presenza del pubblico o meno potrà condizionare una scelta che è assolutamente intima e personale. Certo, sarebbe fantastico se su ogni circuito Vale potesse salutare chi lo ha amato così tanto, Paese per Paese, ma, giustamente, non saranno le tribune vuote o piene a determinare la decisione.
Uno che, almeno per il momento, è uscito di scena è Andrea Dovizioso, con la tua macchina fotografica hai colto espressioni meno tese nel box Ducati?
In un box la tensione la vedi sempre, al di là dei rapporti. Di Ducati, piuttosto, colpisce un altro aspetto: sembrano un team unico con quattro moto di due livree diverse e quattro piloti. C’è un continuo confronto tra gli uomini del team factory e quello di Pramac, molto più evidente che per tutti gli altri. Si nota un forte entusiasmo, una grande voglia di fare bene, ma non è che quando c’era Andrea Dovizioso non fosse lo stesso. E’ semplicemente diverso perché diverse sono le persone, ma l’intensità c’era prima e c’è oggi in misura uguale.
Senza nessuna ossessione di vincere?
Rinunciando all’esperienza di Andrea Dovizioso hanno fatto una scelta radicale, anche difficile da giustificare agli occhi degli appassionati e, quindi, vogliono fare bene. Mi sembra più che normale. Hanno puntato su forze fresche e le differenze che si vedono rispetto all’anno scorso sono molte, ma questo non significa che prima era meglio e adesso è peggio o viceversa. Ducati è sempre protagonista, ma non vince dal 2007, è chiaro che vogliono tornare a farlo prima possibile e che stanno lavorando perché accada già in questa stagione.