Marc Marquez è stato il pilota più odiato degli ultimi vent’anni. Più odiato di Rossi, di Biaggi, di Lorenzo. Ha vinto tantissimo, a volte prendendosi anche gli altri due gradini del podio, perché quando stai dominando tutto il resto perde di significato. Se vinci sempre, il secondo potrebbe essere chiunque.
Sarebbe stato bello vedere il decimo titolo di Valentino Rossi o il primo di Andrea Dovizioso in MotoGP. Se non altro per la storia da raccontare, quella di chi non si arrende davanti al potente e riesce a fregarlo. Però c’era lui, il padrone di casa. Un bulimico di vittorie, trangugiate e poi vomitate per fare spazio alla successive. Ingordo, vorace, anche spietato. Velocissimo però, con uno stile selvaggio che non aveva niente a che fare con quello degli altri piloti in griglia. Piegare con il gomito che arriccia l’asfalto, girare la moto con un colpo di gas, raddrizzarla quando chiunque altro sarebbe finito per terra.
Valentino Rossi ha vinto nove titoli mondiali, ma forse i più belli sono stati i più sofferti, quelli di Laguna Seca 2008 e Catalunya 2009. Quando ha vinto senza affidarsi alla velocità pura degli anni passati ma, per dirla alla Dottorcosta, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Perché il genio - quello fatto di fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione - gli è sempre rimasto addosso. È per questi sprazzi di genialità che vediamo le gare. Per Jorge Martin che parte primo e arriva terzo alla sua seconda gara, per Miguel Oliveira che domina in Portogallo perché si sente a casa. Anche per Franco Morbidelli, vicinissimo al mondiale con una moto clienti.
Ora sarà così anche per Marc Marquez, perché non è più l’uomo da battere. Il favorito forse, ma non il riferimento. Ha passato nove mesi fuori lasciando il suo primo piatto ad altri, niente più bulimia, niente più gare vinte già dalla conferenza stampa del giovedì.
“Sono davvero felice - ha scritto Marc sui suoi social - Ieri sono stato visitato dai dottori e mi hanno dato il permesso per tornare a correre. Sono stati 9 mesi difficili, con momenti di incertezza, alti e bassi, ed ora finalmente potrò godermi ancora la mia passione! Ci vediamo la settimana prossima a Portimaõ!”
Sarà a Jerez già lunedì, in compagnia di Andrea Dovizioso e Stefan Bradl, per un test sul circuito spagnolo. Senza la sua MotoGP, ma con una RC213V-S elaborata per la pista. Poi, finalmente, lo vedremo a Portimaõ. Ed è la sua occasione per riprendersi il posto che gli spetta, ma soprattutto per farsi amare anche da chi l’ha sempre visto come un nemico. Perché tra le foto con il pollice alzato in un letto di ospedale, quelle con il tutore al braccio e le altre durante la riabilitazione, Marc è cambiato. Anche fisicamente, con il volto segnato dalle rughe e sempre più simile a quello del padre Julià.
È umano, cade, si fa male. Rischia la vita per quello che fa, non gli è tutto concesso. Ci aveva portato a credere di essere intoccabile, impermeabile alla sfiga. Ora sappiamo che non è vero, che Marc rischia vita e carriera come gli altri, forse più di loro. Rivederlo stracciare una pole position o superare quindici piloti in una gara avrà un altro sapore. Perché sapremo quanto sta rischiando e, soprattutto, lo saprà anche lui. Che, sotto sotto, è un essere umano come gli altri.