Voto 10 e Lode. A Franco Morbidelli, perché per il secondo fine settimana consecutivo è stato lì a soffrire, ammettendo che lui e la sua squadra non ci stanno “capendo un ca**o”. E’ sceso in pista, ha fatto il suo, non è mai andato sopra le righe nelle dichiarazioni, dimostrando di avere un carattere e una attitudine al pensiero da monaco tibetano. E, in tutto questo, ha detto anche una frase che dovrebbe essere scritta in ogni box di ogni circuito del pianeta: “Il peggior giorno in moto sarà sempre meglio di qualsiasi altro giorno senza moto”. Chapeau!
Voto 10. Ancora una volta a Johann Zarco, ma questa volta senza lode. Ha ricostruito la sua carriera nonostante fosse uno inviso al re, nonostante per molti fosse un sopravvalutato. Ha avuto il coraggio di mollare ingaggio e futuro perché non si trovava bene in KTM, pensando addirittura di tornare in Moto2. Invece ha ricominciato dalla Ducati, ma non uno dei missili rossi, ma da quella del team Avintia, fino ad arrivare, ora, a quella (praticamente) ufficiale del team Pramac. Secondo al primo round e secondo anche al secondo round, però primo nel mondiale, senza rischiare mai e lasciando nel box quell’irruenza che gli era costata cara in passato. Sembrava un canaccio, invece è una volpe!
Voto 9. A Jorge Martin, per la sua totale assenza di timori reverenziali e di timidezza. Dopo i primi test Gigi Dall’Igna gli ha riso in faccia quando lui gli ha detto che credeva che la “Ducati fosse più difficile”. Invece adesso l’ha dimostrato pure che non scherzava affatto, con una pole e diciotto giri davanti a tutti. Evidentemente gli riesce facile e sente che quella che per gli altri è una moto difficile, per lui è cucita addosso. Un doppio Losail non fa primavera, ma per ora davvero niente da dire ad un ragazzo che, tra l’altro, non dimentica chi è e da dove viene. Il grazie a Vinales ed Espargarò, la non aggressività verso Zarco e la dedica del podio a Fausto Gresini sono la prova che oltre il manico c’è un grande cuore. Rookie Balboa!
Voto 8. A Enea Bastianini, perché fare bene è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Soprattutto quando la reazione fisiologica al vaccino ti manda ko per 24 ore e, con le ossa rotte e la testa stanca, ti presenti comunque sopra un missile da 270 cavalli che risponde al nome di Ducati Desmosedici. A Borgo Panigale gli hanno detto che se si conferma su buoni livelli gli daranno aggiornamenti importanti per migliorare la moto e l’impressione è che quelli di Ducati dovrebbero cominciare a preparare gli scatoloni con i pezzi da spedire. Perché il ragazzo merita e ha fame di dimostrare tutto il suo talento. Ad aiutarlo c’è il Mago Merlino della MotoGP, Carlo Pernat, che, tra una trattativa e una goliardata, lo aiuterà a estrarre la spada dalla roccia. Excalibur sarà sua.
Voto 7. A Brad Binder, perché con una moto che sembra avere grossi problemi ha buttato il cuore oltre l’ostacolo, in una settimana in cui s’è preso pure del “troppo aggressivo”. Il ragazzo ha fatto spallucce e ha lottato come un leone, portando la RC16 fin dove sembrava impossibile potesse arrivare. Nella prima parte di gara ha fatto di tutto per restare nel gruppo e si vedeva ad occhio nudo che la sua moto sembrava tutt’altro che sui binari. Ce l’ha tenuta lui, di tigna, crescendo di tornata in tornata. Wrestler.
Voto 6. A Fabio Quartararo. Lo stesso voto toccato la settimana scorsa a Maverick Vinales. Per par-condicio ed equità di giudizio: sono due piloti ufficiali e vincere è il loro dovere. Il francese, bisogna dirlo, meriterebbe anche un “più” oltre al sei per aver saputo riaprire la “guerra delle gerarchie” all’interno del box. Adesso è uno pari e a Portimao si ricomincia. Intanto i 25 punti messi in tasca sono, al di là della classifica, una iniezione di fiducia e pure una liberazione per uno che sente il peso di essere “quello che ha rimpiazzato Valentino”. Ora è pure risorto nel giorno di Pasqua, segno che le eredità pesanti ce le ha nel destino. Condannato a vincere.
Voto 5. A Valentino Rossi, perché va bene non mandare tutti a fan**lo, ma presentarsi in conferenza stampa con quell’aria mesta lì è una roba inguardabile. Non si diventa vecchi da una settimana all’altra ed è chiaro che qualcosa non sta girando come dovrebbe, ma nei suoi occhi vorremmo vedere la furia e il fuoco di chi prenderebbe a capocciate anche le mosche. E magari tenta pure l’impossibile. Azzardare, a volte, è la soluzione anche per chi giovane non lo è più ed è esattamente quello che deve fare, come quella volta a Laguna Seca: provare a passare dove sembra che non ci sia lo spazio per passare. Solo lui può farcela: ultimo, penultimo o comunque non tra i primi può succedere e Valentino Rossi ha il sacrosante diritto di esserci finchè ne ha voglia, ma l’aria da cane bastonato non deve farcela vedere mai più. Daje Vale, cazzo!
Voto 4. A Joan Mir. Uno perché il piagnucolio di fine gara - dopo le sportellate con Jack Miller - poteva tranquillamente evitarlo, senza stare a disquisire sul “lo ha fatto volutamente e dovrebbero punirlo”; è il campione del mondo in carica e non è uno che si tira indietro quando c’è da fare l’entrata aggressiva. In gara si prendono e si danno e va bene così, andare a piangere dopo è una tristezza. L’avremmo capito molto di più se fosse andato a piangere dalla mamma (ma per ragioni più soggettive e meno nobili). E due perché sembra soffrire decisamente troppo la rivalità interna al team: lui e Rins evocano quei due che qualche tempo fa fecero erigere un muro dentro il box. #joanstaisereno.
Voto 3. A Michelin, perché è vero che i piloti hanno sempre dovuto pensare anche alla gestione delle gomme, ma l’impressione e che si insegua più la prestazione secca che la durata. Con il risultato che i piloti si ritrovano a fare a chi va più piano nei primi giri per potersi giocare tutto negli ultimi: forse lo spettacolo ci guadagna pure, ma non è così che dovrebbe andare. Possibile che non si riescano a fare pneumatici con il dono della costanza nel 2021? Magari su circuiti dove si utilizzeranno mescole più dure andrà meglio, per ora, però, è insufficienza totale. Sempre lo stesso film.
Voto 2. A Honda. Ma c’erano in Qatar o sono rimasti a casa con Marc Marquez? L’unico giustificato è Pol Espargarò, perché a conti fatti è ai primi contatti con quella moto e ci sta che ci si debba ambientare e si debbano prendere ancora le misure. Per il resto, però, un deserto assoluto da far impallidire il deserto stesso che circonda l’autodromo di Losail. Il 12 aprile Marc Marquez si sottoporrà ad una visita medica e dovrebbe ottenere l’ok dei medici per il ritorno a Portimao. Per Honda era l’ultima occasione per dimostrare di saper difendere la tradizione del marchio più vincente degli ultimi anni anche senza il re della foresta. Desaparecidos.
Voto 1. Al barbiere di Fabio Quartararo e a tutti quelli che gli vogliono bene e non gli hanno ancora fatto capire – se serve anche con le cattive – che quei capelli in stile “ho sbagliato colore” sono inguardabili. Dai Fabio su, sei condannato a vincere e, quindi, a salire spesso sul podio e a finire altrettanto spesso inquadrato. Va bene che senti il peso di essere quello che è venuto dopo Valentino Rossi, ma c’erano un sacco di altre cose belle da copiargli, piuttosto che l’ossigenatura (orribile anche ai tempi di Vale). Da denuncia.
Voto 0. A tutti quelli che “è vecchio”, “è bollito”, “si deve ritirare”, “fa perdere Petronas”. E basta! Farà pure quello che vuole. Se sta bene a lui deve stare bene a tutti, altrimenti trasformiamo la MotoGP in Amici di Maria De Filippi e decidiamo con il televoto chi deve andare in griglia e contro chi. Ma sicuro che è quello che si vuole? Non è SanRemo.