Il terzo posto di Imola e la sensazionale vittoria di Leclerc a Monaco hanno portato la Ferrari sulla giusta strada per competere nel mondiale costruttori e piloti, lanciando un messaggio ben chiaro ai rivali: il campionato non è più un assolo Red Bull. I recenti risultati, inaspettati fino a un certo punto, hanno fornito all’intero Circus due lezioni molto importanti, una conseguente all’altra: i piloti sono ancora il cuore pulsante della competizione e il lavoro di squadra porta sempre a ottimi risultati. La vittoria sudata di Verstappen a Imola ha riportato al centro della gara il valore dei piloti da troppo tempo messi in ombra dalle varie ere di dominio tecnico delle scuderie. E se Max è stato costretto a mettere nella sua RB20 ogni goccia del suo talento per vincere è anche merito di Norris e di quella che al momento è la vera rivelazione dell’anno, la sua McLaren.
“Andrea (Stella) ha cambiato tutto ed ha fatto un lavoro incredibile con la squadra – così parlava Zak Brown dopo la vittoria di Miami - È riuscito a prendere per mano il team, facendo concentrare tutti oltre che comunicando, ascoltando e dando l’esempio”. E i risultati si vedono, potremmo aggiungere. Se l’arrivo in volata di Norris e Piastri a Imola, rispettivamente a 74 e 91 millesimi da Max, ha dimostrato che la vittoria di Miami non è stata una semplice questione di fortuna e di Safety Car, la conferma ufficiale è arrivata a Montecarlo, dove il secondo posto del giovane australiano ha coronato un weekend perfetto dal punto di vista prestazionale. Sotto la guida dell’ingegnere italiano, la scuderia di Woking sembra essere in costante crescita, scuotendo e mettendo in discussione alcuni punti fermi all’interno del paddock. Si parla poco, si lavora tanto e si sa sempre in quali punti agire per poter migliore. Il tutto in totale serenità.
A distanza di anni la McLaren ha riportato in auge un modo di costruire la monoposto e di approccio alle gare che sembrava destinato a estinguersi nella Formula 1 di oggi, ribaltando di fatto le carte in tavola. Si tratta, infatti, di una scuderia con motore clienti Mercedes e con un capitale da investire moderatamente ridotto rispetto alla concorrenza. Sia la scuderia tedesca che la Ferrari sono entrambe motoriste, oltre che ad avere un reparto corse solido e ben avviato. La Red Bull, invece, dopo un primo “miracolo tecnico” si è modellata sulla struttura delle prime due: ingenti fondi da investire e un rapporto esclusivo con la Honda che fornisce i motori. Al contrario del team di Milton Keynes, dove sono i singoli a brillare, e dove le troppe voci contrastanti e sovrapposte stanno facendo tremare la scuderia dall’interno, il grande valore del team di Woking è composto da donne e uomini giusti al momento giusto, guidati una grande forza di volontà ed etica del lavoro, oltre che da una forte sinergia tra chi comanda e chi esegue.
La MCL38 è un progetto che getta le sue basi nella gara di Baku 2023, dove la McLaren portò degli aggiornamenti che si dimostrarono non abbastanza efficaci per risollevare una stagione deludente, ma fornirono una linea guida ben precisa per gli sviluppi successivi della vettura. La costante condivisione di dati tra il team in fabbrica e quello presente in pista ogni weekend ha permesso di lasciare da parte aggiornamenti mirati in punti diversi della vettura preferendo lavorare dall’ala anteriore della monoposto, per comprenderne meglio i flussi d’aria che influenzano in negativo o positivo l’andamento, per poi risalire fino all’ala posteriore. Nel corso del 2023 furono portati ulteriori aggiornamenti anche in Austria, a Singapore e Giappone, riuscendo però a impensierire Horner e soci solo a Suzuka, in Qatar e in Brasile. Al termine di una stagione non propriamente incoraggiante Lando Norris stupì tutti confermando la sua volontà di voler continuare a correre con la McLaren nonostante un’offerta di Red Bull pronta sul tavolo che lo avrebbe messo alla guida della monoposto che aveva dominato il mondiale. Con il senno di poi il pilota inglese ci aveva visto giusto.
Le incredibili prestazioni della scuderia di Woking hanno stupito tutti all’interno del paddock e non hanno lascito indifferente nemmeno la FIA, che secondo voci non confermate vorrebbe aprire un’indagine sulle pompe del carburante nei motori forniti da Mercedes. Ai commissari spetterà assicurare che i propulsori siano identici sia per il team ufficiale che per i clienti. I primi sospetti erano stati sollevati da Charles Leclerc al termine del Gran Premio dell’Emilia-Romagna, stupito dalle prestazioni dei motori della scuderia inglese e sospettando la presenza di alcuni illeciti simili a quelli della “Rossa” nel 2019. In quella stagione, infatti, la scuderia di Maranello si era rivelata dominante sui circuiti che richiedevano molto potenza dal motore. Le indagini della FIA rivelarono che la Ferrari aveva manipolato il misuratore del flusso di carburante, aggirando il limite di 100kg all’ora, permettendo un flusso maggiore e, di conseguenza, prestazioni migliori.
In attesa di ulteriori chiarimenti, Andrea Stella e tutta la McLaren godono di questo stato di grazia, appagati dai risultati arrivati dopo un anno di lavoro che potrebbero aver portato la Formula 1 in una nuova era. O meglio, potrebbe essere tornata a una competizione più avvincente e combattuta, fatta di vittorie sudate e curve affrontate al limite per rosicchiare secondi all’avversario. Una Formula 1 fatta di piloti e personalità, e non più da puro e solo talento ingegneristico. Norris e Piastri sono pronti a ripetersi in Canada con le loro MCL38, così come gli eterni secondi e terzi che negli anni hanno potuto solo affiancare la Red Bull, ma mai superarla. E Max Verstappen? Forse potrà finalmente misurarsi con dei rivali e chissà che non inizi a trovare più avvincenti le gare reali rispetto a quelle virtuali.